"La caduta dell'impero americano" (La Chute de l'Empire Américain) di Denys Arcand. Con Alexandre Landry, Maripier Morin, Remy Girard, Louis Morissette, Maxim Roy e altri. Canada 2018 ★★★=
Scritto e diretto da Denys Arcand, a conclusione di una trilogia iniziata nel 1986 con Il declino dell'impero americano e proseguita nel 2003 con Le invasioni barbariche, che raccontano le contraddizioni della società canadese, e di quella québécois, tradizionalista e francofona ,in particolare, alle prese con il pericoloso, aberrante e invadente vicino USA di cui è economicamente a in buona parte anche culturalmente succube, benché vengano ripetutamente rimarcate e rivendicate le differenze, al di là del roboante e promettente quanto ingannevole titolo La caduta dell'impero americano alla fine si riduce a una gradevole quanto modesta favola a lieto fine, che pur partendo dall'assunto che il denaro non porta la felicità, mentre il mondo folle in cui viviamo dà per scontato il contrario e misura il valore delle persone in base a quello e non all'intelligenza, finisce per girare su sé stesso, a vuoto, cl risultato di dimostrare l'esatto contrario. La vicenda, alquanto improbabile, ruota attorno al Pier-Paul, un trentaseienne con un prestigioso dottorato di filosofia il quale fa il fattorino per una ditta che consegna pacchi perché così guadagna di più di quanto potrebbe come insegnante, nonché il volontario per un'associazione che si occupa di senzatetto, e si tormenta per la stupidità trionfante che vede ai vertici della società trionfante personaggi come Bush, Berlusconi o, peggio ancora, Blair e, siccome non si è ancora toccato il fondo, finire con Trump. Un bel giorno giunge sul posto in cui è avvenuta una rapina che ha lasciato sul terreno due morti, due sacche colme di danaro (che una gang aveva lasciato in deposito a un altro malvivente) mentre un terzo rapinatore, ferito si è dato alla fuga: Pier Paul se ne impossessa e da quel momento la sua vita cambia completamente prospettiva. Ovviamente non anticipo nulla sulla trama, che si svolge secondo gli stilemi di un noir alquanto ingenuo e farcito di luoghi comuni: la puttana redenta di cui il ragazzo si innamora; il criminale, "Il motociclista" (Remy Girard), il personaggio probabilmente meglio riuscito, che in carcere si è laureato in economia e finanza, altrettanto redento, a cui si rivolge per investire il bottino, tutto in contanti, a fin di bene; la polizia, di una stolidità tutta francese (Peter Sellers col mitico commissario Clouseau aveva colpito nel segno) che difende l'indifendibile sistema e annaspa anche in questo suo compito, la gang che vuole recuperare il malloppo. Per fortuna il sermone morale, piuttosto contraddittorio, non eccede in verbosità e la pellicola si fa vedere, se la si prende per quello che è: una commedia aggraziata, innocua al di là del titolo; mentre un po' di sana ferocia non avrebbe guastato, ma per questo bisogna avere determinazione e talento. Siccome oggi sono di buon umore, diamogli la sufficienza: ma per un pelo.
Scritto e diretto da Denys Arcand, a conclusione di una trilogia iniziata nel 1986 con Il declino dell'impero americano e proseguita nel 2003 con Le invasioni barbariche, che raccontano le contraddizioni della società canadese, e di quella québécois, tradizionalista e francofona ,in particolare, alle prese con il pericoloso, aberrante e invadente vicino USA di cui è economicamente a in buona parte anche culturalmente succube, benché vengano ripetutamente rimarcate e rivendicate le differenze, al di là del roboante e promettente quanto ingannevole titolo La caduta dell'impero americano alla fine si riduce a una gradevole quanto modesta favola a lieto fine, che pur partendo dall'assunto che il denaro non porta la felicità, mentre il mondo folle in cui viviamo dà per scontato il contrario e misura il valore delle persone in base a quello e non all'intelligenza, finisce per girare su sé stesso, a vuoto, cl risultato di dimostrare l'esatto contrario. La vicenda, alquanto improbabile, ruota attorno al Pier-Paul, un trentaseienne con un prestigioso dottorato di filosofia il quale fa il fattorino per una ditta che consegna pacchi perché così guadagna di più di quanto potrebbe come insegnante, nonché il volontario per un'associazione che si occupa di senzatetto, e si tormenta per la stupidità trionfante che vede ai vertici della società trionfante personaggi come Bush, Berlusconi o, peggio ancora, Blair e, siccome non si è ancora toccato il fondo, finire con Trump. Un bel giorno giunge sul posto in cui è avvenuta una rapina che ha lasciato sul terreno due morti, due sacche colme di danaro (che una gang aveva lasciato in deposito a un altro malvivente) mentre un terzo rapinatore, ferito si è dato alla fuga: Pier Paul se ne impossessa e da quel momento la sua vita cambia completamente prospettiva. Ovviamente non anticipo nulla sulla trama, che si svolge secondo gli stilemi di un noir alquanto ingenuo e farcito di luoghi comuni: la puttana redenta di cui il ragazzo si innamora; il criminale, "Il motociclista" (Remy Girard), il personaggio probabilmente meglio riuscito, che in carcere si è laureato in economia e finanza, altrettanto redento, a cui si rivolge per investire il bottino, tutto in contanti, a fin di bene; la polizia, di una stolidità tutta francese (Peter Sellers col mitico commissario Clouseau aveva colpito nel segno) che difende l'indifendibile sistema e annaspa anche in questo suo compito, la gang che vuole recuperare il malloppo. Per fortuna il sermone morale, piuttosto contraddittorio, non eccede in verbosità e la pellicola si fa vedere, se la si prende per quello che è: una commedia aggraziata, innocua al di là del titolo; mentre un po' di sana ferocia non avrebbe guastato, ma per questo bisogna avere determinazione e talento. Siccome oggi sono di buon umore, diamogli la sufficienza: ma per un pelo.
Nessun commento:
Posta un commento