"Thelma" di Joachim Trier. Con Eili Harboe, Kaya Wilkins, Henrik Rafaelsen, Ellen Dorrit Petersen e altri. Norvegia, Francia, Danimarca, Svezia 2017 ★★★+
Film norvegese che è arduo definire, perché è sulla commistione tutto sommato felice dei generi che gioca, ma noir psicologico di formazione con escursioni nel paranormale, se non nello horror può rendere l'idea: il tutto con tempi, modi e fissazioni tipicamente scandinavi, dall'esplorazione del mondo adolescenziale, ai complessi di colpa, alla malattia mentale e all'incomunicabilità, tutti aspetti che tendono a darmi sui nervi eppure, grazie a una mano agile e attenta ai dettagli, capace di creare suspense e infondere curiosità sul dove si andrà a parare, e soprattutto alla notevole prova della giovane e brava Eili Harboe nella parte della protagonista il film non annoia e si fa vedere e ha pure un certo fascino, anche se non è precisamente gradevole. Anzi: è forse questa alternanza tra sensualità e freddezza, coinvolgimento e repulsione a creare una chimica che fa stare assieme il tutto e a renderlo attraente. Thelma è una giovane introversa, educata in una famiglia religiosa e apprensiva, che si trasferisce dalla Norvegia rurale a Oslo per studiare biologia all'Università: nei primi tempi si sente molto isolata, lontana com'è per carattere e formazione dai coetanei di città, finché un giorno in biblioteca non cade vittima di un attacco che sembra epilettico ma si rivela essere di tipo psicogeno dopo una lunga serie di analisi. Al momento la soccorre Anja, una ragazza con cui stringe un'amicizia che col tempo diventa attrazione. E' in questo passaggio, che segna anche un cambiamento nella sua vita sociale, che gli attacchi diventano sempre più numerosi, coincidendo con i momenti di maggiore tensione emotiva della ragazza, quando si sente dilaniata tra sentimento, desiderio represso e senso di colpa. Nel frattempo proseguono gli esami clinici, anche con l'utilizzo attacchi provocati, e la ragazza scopre attraverso la storia medica della famiglia che anche la nonna paterna aveva avuto disturbi psichici tali da portarla al ricovero in una casa di cura e, da parte sua, di possedere una sorta di potere soprannaturale, che coinvolge oggetti, persone e, in modo particolare, uccelli, che sembrano impazzire nei momenti in cui lei diviene preda delle crisi, e che spiegano, forse, alcuni aspetti tragici del passato della famiglia. Al contempo, è una storia di crescita ed emancipazione da parte della ragazza, ma non è il caso di svelare di più. Come detto, nonostante tutto il film ha un suo perché ed è girato abilmente: nello scialbo panorama stagionale, una luce, per quanto fredda e nordica, nelle tenebre...
Film norvegese che è arduo definire, perché è sulla commistione tutto sommato felice dei generi che gioca, ma noir psicologico di formazione con escursioni nel paranormale, se non nello horror può rendere l'idea: il tutto con tempi, modi e fissazioni tipicamente scandinavi, dall'esplorazione del mondo adolescenziale, ai complessi di colpa, alla malattia mentale e all'incomunicabilità, tutti aspetti che tendono a darmi sui nervi eppure, grazie a una mano agile e attenta ai dettagli, capace di creare suspense e infondere curiosità sul dove si andrà a parare, e soprattutto alla notevole prova della giovane e brava Eili Harboe nella parte della protagonista il film non annoia e si fa vedere e ha pure un certo fascino, anche se non è precisamente gradevole. Anzi: è forse questa alternanza tra sensualità e freddezza, coinvolgimento e repulsione a creare una chimica che fa stare assieme il tutto e a renderlo attraente. Thelma è una giovane introversa, educata in una famiglia religiosa e apprensiva, che si trasferisce dalla Norvegia rurale a Oslo per studiare biologia all'Università: nei primi tempi si sente molto isolata, lontana com'è per carattere e formazione dai coetanei di città, finché un giorno in biblioteca non cade vittima di un attacco che sembra epilettico ma si rivela essere di tipo psicogeno dopo una lunga serie di analisi. Al momento la soccorre Anja, una ragazza con cui stringe un'amicizia che col tempo diventa attrazione. E' in questo passaggio, che segna anche un cambiamento nella sua vita sociale, che gli attacchi diventano sempre più numerosi, coincidendo con i momenti di maggiore tensione emotiva della ragazza, quando si sente dilaniata tra sentimento, desiderio represso e senso di colpa. Nel frattempo proseguono gli esami clinici, anche con l'utilizzo attacchi provocati, e la ragazza scopre attraverso la storia medica della famiglia che anche la nonna paterna aveva avuto disturbi psichici tali da portarla al ricovero in una casa di cura e, da parte sua, di possedere una sorta di potere soprannaturale, che coinvolge oggetti, persone e, in modo particolare, uccelli, che sembrano impazzire nei momenti in cui lei diviene preda delle crisi, e che spiegano, forse, alcuni aspetti tragici del passato della famiglia. Al contempo, è una storia di crescita ed emancipazione da parte della ragazza, ma non è il caso di svelare di più. Come detto, nonostante tutto il film ha un suo perché ed è girato abilmente: nello scialbo panorama stagionale, una luce, per quanto fredda e nordica, nelle tenebre...
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