"La truffa dei Logan" (Lucky Logan) di Steven Soderbergh. Con Channing Tatum, Adam Driver, Riley Keough, Daniel Craig, Katie Holmes, Hilary Swank e altri. USA 2017 ★★★★½
Felice rientro in pista dopo un periodo di pausa per Steven Soderbergh, uno dei più eclettici e originali registi in attività, con un film che a prima vista potrebbe sembrare il remake del suo Ocean's Eleven (e i relativi seguiti), ossia il racconto di un avventuroso colpo grosso compiuto però non da una numerosa ed eterogenea banda glamour ma da un trio di fratelli sfigati e male in arnese della West Virginia rurale (Jimmy, Clyde e Mellie Logan), che partoriscono l'idea di svaligiare il caveau dove vengono custoditi i liquidi incassati nei giorni di gara del Charlotte Motor Speedway della vicina North Carolina, circuito dove si svolgono le gare del campionato NASCAR. Jimmy Logan era una promessa del football quando gli si è frantumato un ginocchio, è separato e ha una figlioletta che adora e da cui viene adorato: viene licenziato dalla ditta per cui fa un lavoro saltuario proprio per il fatto di essere leggermente claudicante; il fratello Clyde, ex minatore, ha perso un braccio tornando dalla guerra in Irak dov'era andato volontario e gestisce il bar del paesotto in cui vivono; la bella Mellie fa la parrucchiera e insieme aiutano Jimmy a elaborare un colpo che li faccia svoltare: non pretendono chissà che cosa, semplicemente affrancarsi dalla "maledizione dei Logan" che incombe sui membri della famiglia e vivere una vita perfettamente normale, in base ad alcuni semplici principi: cerca di prevedere il prevedibile, fidati di chi ti puoi fidare, sii tu stesso l'artefice della tua fortuna e non strafare; per farlo si avvalgono delle competenze di Joe Bang (un Daniel Craig spassosissimo), un piccolo delinquente locale specializzato in casseforti, che sta scontando gli ultimi mesi di detenzione in un carcere che ha per direttore un tipo vanesio che vuol dimostrare che tutto vi funziona meravigliosamente e quindi per principio non chiede mai aiuto ai superiori. Un gioco da ragazzi per Clyde, fattosi imprigionare per un reato minore, convincere Joe ad evadere insieme per il tempo necessario a far saltare il caveau e tornare in cella, con la complicità dei compagni di pena; a dare una mano ai Logan, altri due fratelli di Joe, entrambi sciroccati, da poco convertiti a una chiesa evangelica e a cui occorre una motivazione "morale" per la loro collaborazione. Sembra una gang di sfigati, in realtà dimostrano una straordinaria coesione e forza d'animo, e sfruttano fino all'ultimo neurone per raggiungere il loro scopo, senza strafare e diventare "avidi", agendo quindi con ammirevole sagacia. Al di là delle apparenze e del fatto che si tratti di una commedia noir, la pellicola ha una indubbia valenza politica e racconta di quell'America di cui non si parla, quella gente comune che è anche al centro dell'attenzione dei fratelli Coen, ma qui senza i loro eccessi caricaturali. Nonostante la trama intricata e piena di colpi di scena, è mirabile l'equilibrio tra i vari piani e registri, dal comico al drammatico, dall'azione al sentimentale, e la fluidità del racconto, frutto di una sceneggiatura magistrale: peccato non essermi potuto gustare, in quest'occasione, la versione originale sottotitolata. Azzeccati e affiatati sia i protagonisti principali (oltre a Craig, in particolare segnalo Adam Driver, nella parte del monco, il fratello saggio e sentenzioso, non è da tempo più una sorpresa) sia l'intero cast, ottima fotografia e colonna sonora di prim'ordine, va da sé in stile country ma di classe.
Felice rientro in pista dopo un periodo di pausa per Steven Soderbergh, uno dei più eclettici e originali registi in attività, con un film che a prima vista potrebbe sembrare il remake del suo Ocean's Eleven (e i relativi seguiti), ossia il racconto di un avventuroso colpo grosso compiuto però non da una numerosa ed eterogenea banda glamour ma da un trio di fratelli sfigati e male in arnese della West Virginia rurale (Jimmy, Clyde e Mellie Logan), che partoriscono l'idea di svaligiare il caveau dove vengono custoditi i liquidi incassati nei giorni di gara del Charlotte Motor Speedway della vicina North Carolina, circuito dove si svolgono le gare del campionato NASCAR. Jimmy Logan era una promessa del football quando gli si è frantumato un ginocchio, è separato e ha una figlioletta che adora e da cui viene adorato: viene licenziato dalla ditta per cui fa un lavoro saltuario proprio per il fatto di essere leggermente claudicante; il fratello Clyde, ex minatore, ha perso un braccio tornando dalla guerra in Irak dov'era andato volontario e gestisce il bar del paesotto in cui vivono; la bella Mellie fa la parrucchiera e insieme aiutano Jimmy a elaborare un colpo che li faccia svoltare: non pretendono chissà che cosa, semplicemente affrancarsi dalla "maledizione dei Logan" che incombe sui membri della famiglia e vivere una vita perfettamente normale, in base ad alcuni semplici principi: cerca di prevedere il prevedibile, fidati di chi ti puoi fidare, sii tu stesso l'artefice della tua fortuna e non strafare; per farlo si avvalgono delle competenze di Joe Bang (un Daniel Craig spassosissimo), un piccolo delinquente locale specializzato in casseforti, che sta scontando gli ultimi mesi di detenzione in un carcere che ha per direttore un tipo vanesio che vuol dimostrare che tutto vi funziona meravigliosamente e quindi per principio non chiede mai aiuto ai superiori. Un gioco da ragazzi per Clyde, fattosi imprigionare per un reato minore, convincere Joe ad evadere insieme per il tempo necessario a far saltare il caveau e tornare in cella, con la complicità dei compagni di pena; a dare una mano ai Logan, altri due fratelli di Joe, entrambi sciroccati, da poco convertiti a una chiesa evangelica e a cui occorre una motivazione "morale" per la loro collaborazione. Sembra una gang di sfigati, in realtà dimostrano una straordinaria coesione e forza d'animo, e sfruttano fino all'ultimo neurone per raggiungere il loro scopo, senza strafare e diventare "avidi", agendo quindi con ammirevole sagacia. Al di là delle apparenze e del fatto che si tratti di una commedia noir, la pellicola ha una indubbia valenza politica e racconta di quell'America di cui non si parla, quella gente comune che è anche al centro dell'attenzione dei fratelli Coen, ma qui senza i loro eccessi caricaturali. Nonostante la trama intricata e piena di colpi di scena, è mirabile l'equilibrio tra i vari piani e registri, dal comico al drammatico, dall'azione al sentimentale, e la fluidità del racconto, frutto di una sceneggiatura magistrale: peccato non essermi potuto gustare, in quest'occasione, la versione originale sottotitolata. Azzeccati e affiatati sia i protagonisti principali (oltre a Craig, in particolare segnalo Adam Driver, nella parte del monco, il fratello saggio e sentenzioso, non è da tempo più una sorpresa) sia l'intero cast, ottima fotografia e colonna sonora di prim'ordine, va da sé in stile country ma di classe.
Nessun commento:
Posta un commento