"Figlia mia" di Laura Bispuri. Con Valeria Golino, Alba Rohrwacher, Sara Casu, Michele Carboni, Udo Kier e altri. Italia, Germania, Svizzera 2018 ★★★★+
Come scritto nel post precedente, con questo film visto ancora una settimana fa e unico in concorso in questi giorni alla Berlinale, era iniziata la serie di variazioni sul tema genitorialità in generale e maternità in particolare e quelli relativi al rifiuto e al suo contrario, il bisogno assoluto e compulsivo nonché quello correlato della verità nelle relazioni con i figli. In questo caso una bambina di 10 anni, Vittoria, la bravissima Sara Casu, cresciuta da una coppia di lavoratori normalissima: una madre, Tina, con cui ha un rapporto intenso e sereno, un padre taciturno quanto affettuoso, presente e profondo, come sanno essere i sardi. La piccola conosce e inizia a frequentare Angelica, una ragazza strana, instabile, con rapporti promiscui ma in realtà in cerca di affetto, piena di problemi che affoga spesso e volentieri nell'alcol e che alleva puledri. E' però anche stravagante e piena di vita e Vittoria ne è sempre più attratta. Quando Angelica viene sfrattata, e non le rimane che vendere i suoi animali per poter avere una base economica minima con cui costruirsi una nuova vita nel Continente, Tina la incoraggia ad andarsene, dandole altro denaro oltre a quello che già regolarmente le versava perché non rivelasse il loro segreto: non potendo avere figli, la madre naturale di Vittoria è proprio Angelica. La regista, che conferma pienamente quanto mostrato nel suo film d'esordio, il notevole Vergine giurata, col suo stile essenziale e verista segue spesso telecamera in spalla le tre protagoniste femminili nella loro realtà quotidiana in un paese di pescatori dell'Oristanese, con alle spalle i panorami aspri, da Far West, del Supramonte, lasciando trasparire le situazioni e il dramma più che dalle parole, comunque essenziali, dalle espressioni, dagli sguardi, dalle immagini e dalle situazioni. E' la bimba a scoprire il gioco e il rapporto ambiguo tra le due donne, e dunque la verità e per di più di essere stata oggetto sostanzialmente di una vera e propria compravendita, ma è il marito di Tina il primo a rendersene conto, senza essere però in grado di convincerla, e che pur amando moltissimo la bambina, con cui ha un bellissimo rapporto, ha sofferto molto la dedizione totale e perfino esagerata di Tina nei confronti di Vittoria, che l'ha in parte escluso. Bispuri non giudica, lascia parlare i fatti, ma dice anche che alla fine la natura in qualche modo fa il suo corso, e non si può escludere, checché se ne dica, ha una sua rilevanza, un legame di sangue che comunque si fa sentire sotto traccia, e che spesso a vederci chiaro nelle situazioni ambigue sono i bambini, del resto anche nella fiaba è un bambino e rivelare che il re è nudo. E che i figli appartengono innanzitutto a sé stessi e assorbono da ogni figura che dà loro qualcosa di positivo, sapendolo riconoscere. Valeria Golino continua nel nuovo, gradito corso di aderire al personaggio senza fagocitarlo, mentre Alba Rohrwacher si conferma ancora una volta un'attrice di grande spessore, che può interpretare qualsiasi ruolo con una naturalezza encomiabile; in più, abbiamo una regista coi fiocchi. Complimenti a tutti.
Come scritto nel post precedente, con questo film visto ancora una settimana fa e unico in concorso in questi giorni alla Berlinale, era iniziata la serie di variazioni sul tema genitorialità in generale e maternità in particolare e quelli relativi al rifiuto e al suo contrario, il bisogno assoluto e compulsivo nonché quello correlato della verità nelle relazioni con i figli. In questo caso una bambina di 10 anni, Vittoria, la bravissima Sara Casu, cresciuta da una coppia di lavoratori normalissima: una madre, Tina, con cui ha un rapporto intenso e sereno, un padre taciturno quanto affettuoso, presente e profondo, come sanno essere i sardi. La piccola conosce e inizia a frequentare Angelica, una ragazza strana, instabile, con rapporti promiscui ma in realtà in cerca di affetto, piena di problemi che affoga spesso e volentieri nell'alcol e che alleva puledri. E' però anche stravagante e piena di vita e Vittoria ne è sempre più attratta. Quando Angelica viene sfrattata, e non le rimane che vendere i suoi animali per poter avere una base economica minima con cui costruirsi una nuova vita nel Continente, Tina la incoraggia ad andarsene, dandole altro denaro oltre a quello che già regolarmente le versava perché non rivelasse il loro segreto: non potendo avere figli, la madre naturale di Vittoria è proprio Angelica. La regista, che conferma pienamente quanto mostrato nel suo film d'esordio, il notevole Vergine giurata, col suo stile essenziale e verista segue spesso telecamera in spalla le tre protagoniste femminili nella loro realtà quotidiana in un paese di pescatori dell'Oristanese, con alle spalle i panorami aspri, da Far West, del Supramonte, lasciando trasparire le situazioni e il dramma più che dalle parole, comunque essenziali, dalle espressioni, dagli sguardi, dalle immagini e dalle situazioni. E' la bimba a scoprire il gioco e il rapporto ambiguo tra le due donne, e dunque la verità e per di più di essere stata oggetto sostanzialmente di una vera e propria compravendita, ma è il marito di Tina il primo a rendersene conto, senza essere però in grado di convincerla, e che pur amando moltissimo la bambina, con cui ha un bellissimo rapporto, ha sofferto molto la dedizione totale e perfino esagerata di Tina nei confronti di Vittoria, che l'ha in parte escluso. Bispuri non giudica, lascia parlare i fatti, ma dice anche che alla fine la natura in qualche modo fa il suo corso, e non si può escludere, checché se ne dica, ha una sua rilevanza, un legame di sangue che comunque si fa sentire sotto traccia, e che spesso a vederci chiaro nelle situazioni ambigue sono i bambini, del resto anche nella fiaba è un bambino e rivelare che il re è nudo. E che i figli appartengono innanzitutto a sé stessi e assorbono da ogni figura che dà loro qualcosa di positivo, sapendolo riconoscere. Valeria Golino continua nel nuovo, gradito corso di aderire al personaggio senza fagocitarlo, mentre Alba Rohrwacher si conferma ancora una volta un'attrice di grande spessore, che può interpretare qualsiasi ruolo con una naturalezza encomiabile; in più, abbiamo una regista coi fiocchi. Complimenti a tutti.
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