"Metti la nonna nel freezer" di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi. Con Fabio De Luigi, Miriam Leone, Lucia Ocone, Marina Rocco, Barbara Bouchet e altri. Italia 2018 ★★★+
Commedia satirica con tinte noir, ispirata a certo cinema britannico, dimostrazione che si può fare un film agile, brioso, piacevole, irriverente senza scadere nel pecoreccio e nel banale: a dirigere le operazioni una coppia di autori e registi trentenni originari di Matera, che confermano le loro qualità all'esordio nel lungomatraggio. Claudia (Miriam Leone) è una giovane restauratrice che, dopo un delicato e impegnativo lavoro per la Sovrintendenza, è creditrice di 160 mila euro, ma il mancato pagamento da parte della PA mette in crisi la società che ha messo in piedi con due colleghe che sono anche le sue amiche più strette, e la costringe a campare con la pensione della nonna Birgit (Barbara Bouchet: chi si rivede: complimenti!), che l'ha cresciuta e con cui vice tuttora. Proprio mentre si reca a sollecitare ancora una volta il pagamento del dovuto, incontra Simone, un integerrimo maresciallo della Guardia di Finanza (Fabio De Luigi, finalmente in un ruolo vero), scrupoloso fino alla maniacalità, appostato in incognito nell'ufficio proprio allo scopo di accertare un possibile tentativo di concussione da parte del funzionario pubblico, che rimane fulminato dalla bellezza della ragazza. La quale, quando inaspettatamente la nonna muore, assieme alle due socie ha l'idea geniale di metterla nel surgelatore per continuare a percepire la pensione finché lo Stato non si degna di saldare il suo debito. Da lì in poi un susseguirsi di situazioni grottesche e divertenti, con il maresciallo innamorato e impacciato la ragazza che cerca di non farsi scoprire; alcune scene sono esilaranti, come quando lei si trucca da vecchia e affronta il timido spasimante oppure quando il cadavere della vecchia, collocato su una sedia a rotelle, caduta dal furgone poi fermato dalla GdF e risultato vuoto all'ispezione, vaga fuori controllo per le strade del borgo dove si svolge la vicenda per finire in un uliveto. Il finale, meno dissacrante di quel che forse era sperabile, non credo si possa ritenere una strizzata d'occhio alle tipiche furberie nostrane quanto una nota di sano realismo che si concilia con uno Happy End che comunque non rovina il beffardo tono generale. Nonostante la provenienza televisiva degli autori, nel suo piccolo si tratta di un film vero, tratto da un'idea originale anche se ben ancorata alla realtà, sviluppato con coerenza, che deve anche molto alla scelta di interpreti adeguati, specialmente Miriam Leone che, oltre a essere una gioia per gli occhi, sa gestire bene il suo personaggio e oltre a sapersi esprimere a parole e a gesti sprizza intelligenza da uno sguardo magnetico. Io mi sono divertito.
Commedia satirica con tinte noir, ispirata a certo cinema britannico, dimostrazione che si può fare un film agile, brioso, piacevole, irriverente senza scadere nel pecoreccio e nel banale: a dirigere le operazioni una coppia di autori e registi trentenni originari di Matera, che confermano le loro qualità all'esordio nel lungomatraggio. Claudia (Miriam Leone) è una giovane restauratrice che, dopo un delicato e impegnativo lavoro per la Sovrintendenza, è creditrice di 160 mila euro, ma il mancato pagamento da parte della PA mette in crisi la società che ha messo in piedi con due colleghe che sono anche le sue amiche più strette, e la costringe a campare con la pensione della nonna Birgit (Barbara Bouchet: chi si rivede: complimenti!), che l'ha cresciuta e con cui vice tuttora. Proprio mentre si reca a sollecitare ancora una volta il pagamento del dovuto, incontra Simone, un integerrimo maresciallo della Guardia di Finanza (Fabio De Luigi, finalmente in un ruolo vero), scrupoloso fino alla maniacalità, appostato in incognito nell'ufficio proprio allo scopo di accertare un possibile tentativo di concussione da parte del funzionario pubblico, che rimane fulminato dalla bellezza della ragazza. La quale, quando inaspettatamente la nonna muore, assieme alle due socie ha l'idea geniale di metterla nel surgelatore per continuare a percepire la pensione finché lo Stato non si degna di saldare il suo debito. Da lì in poi un susseguirsi di situazioni grottesche e divertenti, con il maresciallo innamorato e impacciato la ragazza che cerca di non farsi scoprire; alcune scene sono esilaranti, come quando lei si trucca da vecchia e affronta il timido spasimante oppure quando il cadavere della vecchia, collocato su una sedia a rotelle, caduta dal furgone poi fermato dalla GdF e risultato vuoto all'ispezione, vaga fuori controllo per le strade del borgo dove si svolge la vicenda per finire in un uliveto. Il finale, meno dissacrante di quel che forse era sperabile, non credo si possa ritenere una strizzata d'occhio alle tipiche furberie nostrane quanto una nota di sano realismo che si concilia con uno Happy End che comunque non rovina il beffardo tono generale. Nonostante la provenienza televisiva degli autori, nel suo piccolo si tratta di un film vero, tratto da un'idea originale anche se ben ancorata alla realtà, sviluppato con coerenza, che deve anche molto alla scelta di interpreti adeguati, specialmente Miriam Leone che, oltre a essere una gioia per gli occhi, sa gestire bene il suo personaggio e oltre a sapersi esprimere a parole e a gesti sprizza intelligenza da uno sguardo magnetico. Io mi sono divertito.
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