"Quello che non so di lei" (D'après une histoire vraie) di Roman Polanski. Con Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Perez, Damien Bonnard, Dominique Pinon. Francia, Belgio, Polonia 2017 ★★★★+
Rispetto a Venere in pelliccia, l'ultimo film del Venerato Maestro franco-polacco che considero un capoloavoro, Quello che non so di lei è meno fulminante ma altrettanto chirurgico nell'esplorare i meandri della psiche umana e le ambiguità dell'animo, pertanto occorre che sedimenti per qualche tempo prima di dispiegare i suoi effetti e confermare che, ancora una volta, Polanski ha centrato il bersaglio. E ancora una volta il tema è quello del doppio, affrontato in chiave noir, con al centro Delphine (il nome è uguale a quello della De Vigan, autrice del romanzo su cui si basa la sceneggiatura, Da una storia vera: già il titolo è un programma), la sempre bravissima Emmanuelle Seigner, consorte del regista, una scrittrice in crisi d'ispirazione e di identità che dopo il clamoroso successo del suo primo libro, un romanzo autobiografico con protagonista sua madre, morta suicida, è in preda al panico da pagina bianca, nonché bersagliata da lettere anonime che l'accusano di aver messo in piazza segreti di famiglia pur di raggiungere la fama. E' altresì in crisi da abbandono: da parte dei figli che hanno abbandonato il nido, e da parte dell'attuale compagno, il conduttore di un programma televisivo di successo che si occupa, guarda caso, di letteratura, in trasferta negli USA per intervistare i più celebri autori d'Oltreoceano. Proprio mentre le crisi d'ansia diventano sempre più ricorrenti e mentre sta cadendo in depressione, entra nella sua vita, prendendone progressivamente possesso, Lei (Elle, da Elizabeth, nell'originale), nei panni della fascinosa, volitiva e inquietante Eva Green, una ghost writer conosciuta a una presentazione del libro di Delphine, che sembra leggerle nel pensiero anticipando i suoi bisogni e che si prende cura di lei, assumendo un ruolo via via preponderante nella sua esistenza, tra l'amica, la segretaria, la governante, la motivatrice del suo "romanzo segreto", forse perfino l'ispiratrice, e il fulcro del film è proprio nel rapporto, che non ha nulla di erotico ma è altrettanto potente ed enigmatico, che si instaura tra le due donne, in un gioco di specchi di cui Polanski è impareggiabile artefice, dove realtà e finzione si intrecciano, i limiti dell'immaginazione si fanno incerti e l'aspetto onirico finisce per avere conseguenze perfino sul piano fisico; al contempo, l'argomento è anche il mistero che sta alla base della creazione artistica, altro tema ricorrente e correlato dell'anziano ma sempre giovane regista. Da sottolineare le prestazioni delle due attrici, entrambe perfettamente aderenti ai personaggi, dirette con mano lieve e ironica nonostante le tinte dark e surreali da Polanski, che non lesina, pur non risultando mai ripetitivo, rimandi autobiografici e citazioni hitchcockiane in un film sostanzialmente da camera, in ambientazioni finite quanto studiate al dettaglio, che contribuiscono a un effetto ipnotico sullo spettatote benché non manchino i colpi di scena che pure sembrano però in qualche modo attesi. In ogni caso, un gran bel vedere.
Rispetto a Venere in pelliccia, l'ultimo film del Venerato Maestro franco-polacco che considero un capoloavoro, Quello che non so di lei è meno fulminante ma altrettanto chirurgico nell'esplorare i meandri della psiche umana e le ambiguità dell'animo, pertanto occorre che sedimenti per qualche tempo prima di dispiegare i suoi effetti e confermare che, ancora una volta, Polanski ha centrato il bersaglio. E ancora una volta il tema è quello del doppio, affrontato in chiave noir, con al centro Delphine (il nome è uguale a quello della De Vigan, autrice del romanzo su cui si basa la sceneggiatura, Da una storia vera: già il titolo è un programma), la sempre bravissima Emmanuelle Seigner, consorte del regista, una scrittrice in crisi d'ispirazione e di identità che dopo il clamoroso successo del suo primo libro, un romanzo autobiografico con protagonista sua madre, morta suicida, è in preda al panico da pagina bianca, nonché bersagliata da lettere anonime che l'accusano di aver messo in piazza segreti di famiglia pur di raggiungere la fama. E' altresì in crisi da abbandono: da parte dei figli che hanno abbandonato il nido, e da parte dell'attuale compagno, il conduttore di un programma televisivo di successo che si occupa, guarda caso, di letteratura, in trasferta negli USA per intervistare i più celebri autori d'Oltreoceano. Proprio mentre le crisi d'ansia diventano sempre più ricorrenti e mentre sta cadendo in depressione, entra nella sua vita, prendendone progressivamente possesso, Lei (Elle, da Elizabeth, nell'originale), nei panni della fascinosa, volitiva e inquietante Eva Green, una ghost writer conosciuta a una presentazione del libro di Delphine, che sembra leggerle nel pensiero anticipando i suoi bisogni e che si prende cura di lei, assumendo un ruolo via via preponderante nella sua esistenza, tra l'amica, la segretaria, la governante, la motivatrice del suo "romanzo segreto", forse perfino l'ispiratrice, e il fulcro del film è proprio nel rapporto, che non ha nulla di erotico ma è altrettanto potente ed enigmatico, che si instaura tra le due donne, in un gioco di specchi di cui Polanski è impareggiabile artefice, dove realtà e finzione si intrecciano, i limiti dell'immaginazione si fanno incerti e l'aspetto onirico finisce per avere conseguenze perfino sul piano fisico; al contempo, l'argomento è anche il mistero che sta alla base della creazione artistica, altro tema ricorrente e correlato dell'anziano ma sempre giovane regista. Da sottolineare le prestazioni delle due attrici, entrambe perfettamente aderenti ai personaggi, dirette con mano lieve e ironica nonostante le tinte dark e surreali da Polanski, che non lesina, pur non risultando mai ripetitivo, rimandi autobiografici e citazioni hitchcockiane in un film sostanzialmente da camera, in ambientazioni finite quanto studiate al dettaglio, che contribuiscono a un effetto ipnotico sullo spettatote benché non manchino i colpi di scena che pure sembrano però in qualche modo attesi. In ogni caso, un gran bel vedere.
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