"L'ora più buia" (Darkest Hour) di Joe Wright. Con Gary Oldman, Lily James, Kristin Scott Thomas, Ben Mendelsohn, Stephen Dillane, Ronald Pickup, Hannah Steele, Samuel West e altri. GB 2017 ★★★½
Sir Winston Churchill è senz'altro uno dei politici più rappresentati al cinema: personaggio carismatico come pochi altri, burbero, caustico, brontolone, iracondo, dall'eloquio confuso e borbottante in privato ma brillante quando interveniva in pubblico, è stato un banco di prova per un buon numero di ottimi attori, e Gary Oldman, protagonista di questo film, è senz'altro uno di essi e lo rende credibile come pochi altri. Il momento storico è il maggio del 1940, nei giorni in cui Belgio e Olanda, invasi dalle truppe tedesche, hanno firmato la resa e la Francia è quasi sul punto di farlo (un mese dopo avverrà il secondo armistizio di Compiègne) e l'esercito inglese è intrappolato a Dunkerque. Chamberlain è sul punto di dimettersi perché giudicato incapace di difendere il Paese e il suo successore più accreditato è un altro membro del partito conservatore, Lord Halifax, amico personale di Giorgio VI e favorevole a intavolare delle trattative di pace con Hitler, ma alla fine gli venne preferito Churchill perché era l'unico politico conservatore in grado di ottenere l'appoggio dell'opposizione laburista: in un momento cruciale, per usare il linguaggio dei politicanti di oggi (che al confronto con quelli di quei tempi bui appaiono comunque dei nani), un governo di "larghe intese" era l'unica opzione possibile. In quei pochi giorni di maggio, fra le trattative per l'indicazione del nuovo primo ministro; la nomina da parte di un recalcitrante e inizialmente ostile Giorgio VI, che non gli perdonava di aver dato appoggio al matrimonio di Edoardo VIII con Wallis Simpson, che portò all'abdicazione del fratello; i primi consigli di guerra e gli scontri con Lord Halifax; la scelta di sacrificare il presidio di Calais per dare tempo al recupero, in buona parte avvenuto con la mobilitazione della flotta privata, di ciò che rimaneva dell'esercito britannico sul suolo europeo Churchill, tra dubbi atroci, nottate insonni, trame e colpi di scena, elabora, pur in maniera apparentemente confusa e borbottando più tra se che esprimendosi compiutamente, vera tortura per la giovane dattilografa personale, alcuni dei suoi discorsi più importanti, tra cui quello alla Camera dei Comuni per la presentazione del suo governo quando, dopo aver sondato anche in privato gli umori dell'inglese medio, che mai avrebbe accettato di arrendersi all'eventuale invasore straniero dell'isola, in contrasto con parte del suo partito, ottenne il voto di fiducia. Pur muovendosi, con una ricostruzione ambientale di prim'ordine e tratteggiando con tutti i suoi pregi e tanti difetti la personalità e la vita privata di Churchill, nell'ambito della biografi e dell'aneddotica, è proprio sulla sua grandezza oratoria, la sua arma in più, che si concentra il regista, memore che prima che politico Sir Winston era stato un brillante e affermato giornalista. Uomo di principi magari discutibili, altezzoso ma conoscitore di uomini e sensibile agli umori della sua gente, di rara intelligenza ed enorme carisma, era non solo un gigante politico ma anche un grande comunicatore. E alla fine ebbe ragione lui su (quasi) tutto, e se oggi su questo continente non viviamo all'ombra della svastica lo dobbiamo a lui. Ottimo film di fattura tipicamente british, una garanzia, interpretato da attori di solida provenienza teatrale, come da tradizione d'oltremanica.
Sir Winston Churchill è senz'altro uno dei politici più rappresentati al cinema: personaggio carismatico come pochi altri, burbero, caustico, brontolone, iracondo, dall'eloquio confuso e borbottante in privato ma brillante quando interveniva in pubblico, è stato un banco di prova per un buon numero di ottimi attori, e Gary Oldman, protagonista di questo film, è senz'altro uno di essi e lo rende credibile come pochi altri. Il momento storico è il maggio del 1940, nei giorni in cui Belgio e Olanda, invasi dalle truppe tedesche, hanno firmato la resa e la Francia è quasi sul punto di farlo (un mese dopo avverrà il secondo armistizio di Compiègne) e l'esercito inglese è intrappolato a Dunkerque. Chamberlain è sul punto di dimettersi perché giudicato incapace di difendere il Paese e il suo successore più accreditato è un altro membro del partito conservatore, Lord Halifax, amico personale di Giorgio VI e favorevole a intavolare delle trattative di pace con Hitler, ma alla fine gli venne preferito Churchill perché era l'unico politico conservatore in grado di ottenere l'appoggio dell'opposizione laburista: in un momento cruciale, per usare il linguaggio dei politicanti di oggi (che al confronto con quelli di quei tempi bui appaiono comunque dei nani), un governo di "larghe intese" era l'unica opzione possibile. In quei pochi giorni di maggio, fra le trattative per l'indicazione del nuovo primo ministro; la nomina da parte di un recalcitrante e inizialmente ostile Giorgio VI, che non gli perdonava di aver dato appoggio al matrimonio di Edoardo VIII con Wallis Simpson, che portò all'abdicazione del fratello; i primi consigli di guerra e gli scontri con Lord Halifax; la scelta di sacrificare il presidio di Calais per dare tempo al recupero, in buona parte avvenuto con la mobilitazione della flotta privata, di ciò che rimaneva dell'esercito britannico sul suolo europeo Churchill, tra dubbi atroci, nottate insonni, trame e colpi di scena, elabora, pur in maniera apparentemente confusa e borbottando più tra se che esprimendosi compiutamente, vera tortura per la giovane dattilografa personale, alcuni dei suoi discorsi più importanti, tra cui quello alla Camera dei Comuni per la presentazione del suo governo quando, dopo aver sondato anche in privato gli umori dell'inglese medio, che mai avrebbe accettato di arrendersi all'eventuale invasore straniero dell'isola, in contrasto con parte del suo partito, ottenne il voto di fiducia. Pur muovendosi, con una ricostruzione ambientale di prim'ordine e tratteggiando con tutti i suoi pregi e tanti difetti la personalità e la vita privata di Churchill, nell'ambito della biografi e dell'aneddotica, è proprio sulla sua grandezza oratoria, la sua arma in più, che si concentra il regista, memore che prima che politico Sir Winston era stato un brillante e affermato giornalista. Uomo di principi magari discutibili, altezzoso ma conoscitore di uomini e sensibile agli umori della sua gente, di rara intelligenza ed enorme carisma, era non solo un gigante politico ma anche un grande comunicatore. E alla fine ebbe ragione lui su (quasi) tutto, e se oggi su questo continente non viviamo all'ombra della svastica lo dobbiamo a lui. Ottimo film di fattura tipicamente british, una garanzia, interpretato da attori di solida provenienza teatrale, come da tradizione d'oltremanica.
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