"Il ragazzo invisibile - Seconda generazione" di Gabriele Salvatores. Con Ludovico Girardello, Galatéa Bellugi, Ksenia Rappoport, Ivan Franek, Dario Cantarelli, Emilio De Marchi, Katia Miranova, Mikolai Chroboczec e altri. Italia 2017 ★★★
Per quanto sia da anni un fedele seguace del poliedrico Gabriele Salvatores, e ammirato dalla sua capacità di spaziare tra generi e toni, stavolta sono rimasto un po' deluso da questo sequel ampiamente preannunciato (e con ogni probabilità foriero di un seguito) che contiene in sé, in qualche maniera, anche un prequel del primo episodio. Ritroviamo infatti il nostro eroe, Michele, dotato del superpotere di rendersi invisibile, con quattro anni in più, sedici, rimasto orfano della madre adottiva (la poliziotta Giovanna/Valeria Golino), alle prese con le turbe della pubertà e sempre invaghito della compagna di classe Stella, insidiata dal rivale Brando, a fare i conti col diventare adulto, accettare cioè il "lato oscuro di sé stesso", nel suo caso di essere uno "speciale" e conscio di cosa possa significare esserlo. Glielo insegnerà l'incontro con la sua madre naturale Helena (Xenia Rappoport, tra i lati positivi del film: una certezza) e la sorella gemella Natasha, da questa recuparata a Rabat, in Marocco, dotata di dita a dir poco "incendiarie". Rigenerata dalle trasfusioni di sangue dei due figli, sarà di fatto Helena la vera protagonista del film, determinata a portare a termine la vendetta degli Speciali (un tempo segregati in una sorte di gulag sovietico), ognuno dotato di un superpotere diverso, contro Zagarov, l'ex militare e ora oligarca che li aveva fatti imprigionare e torturare per appropriarsi e servirsi delle loro "specialità", in questo contrastata dal marito e padre dei due gemelli Andreij, il cieco, che invece ritiene che questi superpoteri siano una dannazione e finiscano inevitabilmente per corrompere chi li usa e anche lui finito a Trieste perché in contatto telepatico con Michele, città cin cui arriverà a sua volta Zavarov, in occasione dell'inaugurazione di un gasdotto in Piazza dell'Unità: uno dei rari scorci di Trieste che si vede in questo secondo film, a parte l'orrida e fascistissima facciata dell'Università e qualche esterno di locale in zona Cavana oltre ad un breve tratto della Costiera dei Barbari che porta in città. Poca Trieste, insomma, rispetto alla puntata precedente, più azione e più effetti speciali, un po' meno artigianali, ma tutto il film conserva comunque un qualcosa di magico e favolistico che lo rende in ogni caso gradevole. Affronta anch'esso il tema della crescita, visto dalla parte dell'adolescente, ma anche quello del modo in cui i genitori finiscono per fagocitare i ragazzi e coinvolgerli nei loro deliri, sovraccaricandoli di aspettative e ricattandoli con scelte traumatiche, confermandosi un film che non si rivolge soltanto ai più giovani ma anche a un pubblico più adulto che, tra l'altro, ha avuto più a che fare con i supereroi americani a fumetti che non i millenials, e mi riferisco non tanto ai genitori di questi ultimi, quanto ai loro nonni, come potrei essere io stesso.
Per quanto sia da anni un fedele seguace del poliedrico Gabriele Salvatores, e ammirato dalla sua capacità di spaziare tra generi e toni, stavolta sono rimasto un po' deluso da questo sequel ampiamente preannunciato (e con ogni probabilità foriero di un seguito) che contiene in sé, in qualche maniera, anche un prequel del primo episodio. Ritroviamo infatti il nostro eroe, Michele, dotato del superpotere di rendersi invisibile, con quattro anni in più, sedici, rimasto orfano della madre adottiva (la poliziotta Giovanna/Valeria Golino), alle prese con le turbe della pubertà e sempre invaghito della compagna di classe Stella, insidiata dal rivale Brando, a fare i conti col diventare adulto, accettare cioè il "lato oscuro di sé stesso", nel suo caso di essere uno "speciale" e conscio di cosa possa significare esserlo. Glielo insegnerà l'incontro con la sua madre naturale Helena (Xenia Rappoport, tra i lati positivi del film: una certezza) e la sorella gemella Natasha, da questa recuparata a Rabat, in Marocco, dotata di dita a dir poco "incendiarie". Rigenerata dalle trasfusioni di sangue dei due figli, sarà di fatto Helena la vera protagonista del film, determinata a portare a termine la vendetta degli Speciali (un tempo segregati in una sorte di gulag sovietico), ognuno dotato di un superpotere diverso, contro Zagarov, l'ex militare e ora oligarca che li aveva fatti imprigionare e torturare per appropriarsi e servirsi delle loro "specialità", in questo contrastata dal marito e padre dei due gemelli Andreij, il cieco, che invece ritiene che questi superpoteri siano una dannazione e finiscano inevitabilmente per corrompere chi li usa e anche lui finito a Trieste perché in contatto telepatico con Michele, città cin cui arriverà a sua volta Zavarov, in occasione dell'inaugurazione di un gasdotto in Piazza dell'Unità: uno dei rari scorci di Trieste che si vede in questo secondo film, a parte l'orrida e fascistissima facciata dell'Università e qualche esterno di locale in zona Cavana oltre ad un breve tratto della Costiera dei Barbari che porta in città. Poca Trieste, insomma, rispetto alla puntata precedente, più azione e più effetti speciali, un po' meno artigianali, ma tutto il film conserva comunque un qualcosa di magico e favolistico che lo rende in ogni caso gradevole. Affronta anch'esso il tema della crescita, visto dalla parte dell'adolescente, ma anche quello del modo in cui i genitori finiscono per fagocitare i ragazzi e coinvolgerli nei loro deliri, sovraccaricandoli di aspettative e ricattandoli con scelte traumatiche, confermandosi un film che non si rivolge soltanto ai più giovani ma anche a un pubblico più adulto che, tra l'altro, ha avuto più a che fare con i supereroi americani a fumetti che non i millenials, e mi riferisco non tanto ai genitori di questi ultimi, quanto ai loro nonni, come potrei essere io stesso.
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