E 'sticazzi! Viene spontaneo, dal profondo del cuore. Costei, senatrice del gruppo parlamentare del PD; già ministro degli Esteri nel governo Letta (PD), precedentemente ministro del Commercio internazionale e delle Politiche Europee nel governo centrosinistrato Prodi II; prima ancora, spedita dal governo Berlusconi I dimissionario a fare il Commissario europeo in quota Forza Italia, dà il via alle consuete geremiadi perché non riesce a raccogliere un paio di migliaia di firme. Vero, i radicali si erano espressi contro il Fascistellum, la legge elettorale partorita dalla fertile mente pidiota di Ettore Rosato, che è pur sempre capogruppo alla Camera del partito con cui siede in Parlamento. Partito che, a sua volta, per bocca del vicesegretario Maurizio Martina, si dichiara disponibile alla raccolta delle firme "se c'è accordo politico". Una farsa. Già uno si chiede cosa c'entrino i radicali con gli eredi di due partiti, il PCI e la DC, che hanno sempre avversato e combattuto, puntualmente contraccambiati (almeno apparentemente), mentre almeno con Berlusconi hanno in comune la matrice mercatista (sempre però, sia nel caso del tycoon brianzolo, sia dei radicali, vedi i finanziamenti pubblici alla loro radio, col culo coperto dallo Stato). Coacervo di contraddizioni, globalisti ante litteram, liberisti sfrenati però mantenuti dallo Stato e manutengoli per vocazione (vedi il caso Toni Negri a titolo di esempio), vittimisti spudorati, hanno da sempre l'abitudine di piangere il morto facendo la questua paventando la loro sparizione dalla vita politica ché certo, considerato quello che passa il convento, sarebbe la morte civile e, senza le battaglie di Pannella & Co nei così vituperati anni Settanta, a quest'ora non avremmo nemmeno una legge sul divorzio e una sull'aborto. Io stesso, in mancanza di alternative, nel corso della mia esistenza ho votato più volte per il Partito radicale, firmando in diverse occasioni per la presentazione delle sue liste, ma non sopporto le lagne e l'autocommiserazione specie quando si ha contribuito non poco alla spettacolarizzazione e personalizzazione di una vita politica ingessata e paludata, e meno ancora da parte di chi è un convinto sostenitore delle virtù taumaturgiche del mercato come supremo regolatore dei rapporti di ogni tipo (vengono in mente anche i piagnistei dei giornalisti del Sole-24 Ore a caccia di sostegno: calci nel culo, si meritano, altro che solidarietà, come prima di loro quelli dell'Unità renzizzata, ma vale anche per quelli del manifesto, che pure mercatisti non sono, ma pagano una supponenza insopportabile e un'offerta politica che non interessa nessuno): se ti presenti con una lista che fin dal nome invoca +Europa, sono solo cazzi tuoi e paghi dazio.
'A pittima (Fabrizio De André)
Cosa ghe possu ghe possu fâ
se nu gh'ò ë brasse pe fâ u mainä
se infundo a e brasse nu gh'ò ë män du massacán
e mi gh'ò 'n pûgnu dûu ch'u pâ 'n niu
gh'ò 'na cascetta larga 'n diu
giûstu pe ascúndime c'u vestiu deré a 'n fiu
e vaddu in giù a çerca i dinë
a chi se i tegne e ghe l'àn prestë
e ghe i dumandu timidamente ma in mezu ä gente
e a chi nu veu däse raxún
che pâ de stránûä cuntru u trun
ghe mandu a dî che vive l'è cäu ma a bu-n mercöu
mi sun 'na pittima rispettä
e nu anâ 'ngíu a cuntâ
che quandu a vittima l'è 'n strassé ghe dö du mæ
La pittima (Fabrizio De André)
Cosa ci posso fare
se non ho le braccia per fare il marinaio
se in fondo alle braccia non ho le mani del muratore
e ho un pugno duro che sembra un nido
ho un torace largo un dito
giusto per nascondermi con il vestito dietro a un filo
e vado in giro a chiedere i denari
a chi se li tiene e glieli hanno prestati
e glieli domando timidamente ma in mezzo alla gente
e a chi non vuole darsi ragione
che sembra di starnutire contro il tuono
gli mando a dire che vivere è caro ma a buon mercato
io sono una pittima rispettata
e non andare in giro a raccontare
che quando la vittima è uno straccione gli do del mio
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