"The Teacher" (Učitelka) di Jan Hrebejk. Con Zuzana Mauréry, Csongor Kassai, Peter Bebjak, Martin Havelka, Zuzana Konecná, Eva Bandor, Ina Gogalova e altri. Slovacchia, Repubblica Ceca 2016 ★★★★
Commedia con un fondo amarognolo a cui non si capisce per quale motivo nella versione italiana si sia dato dato un titolo in inglese, dato che l'originale significa, per l'appunto, semplicemente "L'insegnante", che si basa sull'esperienza vissuta in prima persona dal drammaturgo e sceneggiatore Petr Jarchovsky ai tempi del ginnasio-liceo negli anni Settanta a Praga. Qui siamo a Bratislava nel 1983 quando, all'inizio dell'anno scolastico, in una classe giunge la nuova insegnante di letteratura, lingua russa e storia Maria Drazdechova che, dopo essersi presentata affabilmente, facendo il primo appello agli allievi curiosamente chiede, oltre al nome, quale mestiere facciano i rispettivi genitori prendendo accuratamente nota su un taccuino. Il motivo lo si intuisce quando, in monteggio alternato con quanto avviene in classe e nell'appartamento dell'insegnante, si vedono giungere a scuola, alcuni mesi dopo, i genitori degli alunni per una riunione convocata dalla dirigente scolastica in seguito a una serie di segnalazioni per decidere se raccogliere o meno le firme per deferire la professoressa alle autorità competenti. In sostanza la donna, di mezza età, vedova senza figli di un ufficiale dell'esercito e con una sorella che vive nientemeno che a Mosca (il "centro dell'Impero": alla caduta del Muro mancano ancora sei anni), oltre che funzionaria del partito comunista e quindi "intoccabile", chiede una serie di "aiuti", dalle medicine alla messa in piega, alle riparazioni elettriche o della lavatrice, alla spesa e alle pulizie di casa (affidate, queste ultime, direttamente agli allievi) in cambio delle indicazioni su quali argomenti nello specifico sarebbero stati interrogati. Giunge perfino al mobbing, se così si può dire, nei confronti del figlia di un impiegato all'aeroporto che viene incaricato di far arrivare a Mosca, in cabina, dei dolcetti per la sorella, il quale si rifiuta di farlo perché rischierebbe di perdere il lavoro, arrivando a darle della minorata che non avrebbe potuto proseguire negli studi (oggi è una affermata neurologa) che arriva a tentare il suicidio. Sono i suoi genitori a sollecitare la riunione, nella quale emergono le rare testimonianze di coloro che hanno rifiutato l'andazzo e i cui figli sono stati perseguitati, nonché la vicenda di un ex astronomo, ridotto a lavavetri perché la moglie e collega si è rifugiata in Svezia "tradendo la patria socialista" e che viene sottoposto a vero e proprio stalking da parte della vedova che vorrebbe indurlo al divorzio per farlo "pentire" a accasare con sé. Durante la riunione, in cui si rende evidente la riproduzione dei medesimi meccanismi di potere e le differenze di classe di cui viene accusato il sistema capitalista, pochi si espongono, ma ciononostante, quando è finita, vengono raccolte firme a sufficienza per far allontanare l'insegnante (anche se decisivo per farla mettere in aspettativa sarà il geniale scherzetto telefonico fattole dal figlio dell'astronomo, oggi artista di fama) quando i refrattari, di nascosto, faranno la fila in presidenza per sottoscrivere il documento. Una storiella istruttiva, che "non si dimentica", come suggerisce il sottotitolo del film, la quale non si limita a stigmatizzare e mettere contemporaneamente in ridicolo il meraviglioso mondo del socialismo reale che fu, ma ci dice che è destinata a ripetersi sotto qualunque regime politico e ha a che fare con l'arroganza congenita di chi possieda un briciolo di potere e considera il prossimo al suo servizio, come suggerisce il finale del film quando Maria Drazdechova, interpretata da una bravissima Zuzana Mauréry, si presenterà (ma non insegnando più russo) esattamente con la stessa "curiosa" richiesta agli allievi di una nuova classe in un altro liceo con alle spalle non più la fotografia di Ludvik Svoboda o Gustáv Husák ma di Václav Havel, nei primi anni Novanta, diventato il primo presidente della Cecoslovacchia democratica dopo essere perseguitato per anni esattamente come l'astronomo del film.
Commedia con un fondo amarognolo a cui non si capisce per quale motivo nella versione italiana si sia dato dato un titolo in inglese, dato che l'originale significa, per l'appunto, semplicemente "L'insegnante", che si basa sull'esperienza vissuta in prima persona dal drammaturgo e sceneggiatore Petr Jarchovsky ai tempi del ginnasio-liceo negli anni Settanta a Praga. Qui siamo a Bratislava nel 1983 quando, all'inizio dell'anno scolastico, in una classe giunge la nuova insegnante di letteratura, lingua russa e storia Maria Drazdechova che, dopo essersi presentata affabilmente, facendo il primo appello agli allievi curiosamente chiede, oltre al nome, quale mestiere facciano i rispettivi genitori prendendo accuratamente nota su un taccuino. Il motivo lo si intuisce quando, in monteggio alternato con quanto avviene in classe e nell'appartamento dell'insegnante, si vedono giungere a scuola, alcuni mesi dopo, i genitori degli alunni per una riunione convocata dalla dirigente scolastica in seguito a una serie di segnalazioni per decidere se raccogliere o meno le firme per deferire la professoressa alle autorità competenti. In sostanza la donna, di mezza età, vedova senza figli di un ufficiale dell'esercito e con una sorella che vive nientemeno che a Mosca (il "centro dell'Impero": alla caduta del Muro mancano ancora sei anni), oltre che funzionaria del partito comunista e quindi "intoccabile", chiede una serie di "aiuti", dalle medicine alla messa in piega, alle riparazioni elettriche o della lavatrice, alla spesa e alle pulizie di casa (affidate, queste ultime, direttamente agli allievi) in cambio delle indicazioni su quali argomenti nello specifico sarebbero stati interrogati. Giunge perfino al mobbing, se così si può dire, nei confronti del figlia di un impiegato all'aeroporto che viene incaricato di far arrivare a Mosca, in cabina, dei dolcetti per la sorella, il quale si rifiuta di farlo perché rischierebbe di perdere il lavoro, arrivando a darle della minorata che non avrebbe potuto proseguire negli studi (oggi è una affermata neurologa) che arriva a tentare il suicidio. Sono i suoi genitori a sollecitare la riunione, nella quale emergono le rare testimonianze di coloro che hanno rifiutato l'andazzo e i cui figli sono stati perseguitati, nonché la vicenda di un ex astronomo, ridotto a lavavetri perché la moglie e collega si è rifugiata in Svezia "tradendo la patria socialista" e che viene sottoposto a vero e proprio stalking da parte della vedova che vorrebbe indurlo al divorzio per farlo "pentire" a accasare con sé. Durante la riunione, in cui si rende evidente la riproduzione dei medesimi meccanismi di potere e le differenze di classe di cui viene accusato il sistema capitalista, pochi si espongono, ma ciononostante, quando è finita, vengono raccolte firme a sufficienza per far allontanare l'insegnante (anche se decisivo per farla mettere in aspettativa sarà il geniale scherzetto telefonico fattole dal figlio dell'astronomo, oggi artista di fama) quando i refrattari, di nascosto, faranno la fila in presidenza per sottoscrivere il documento. Una storiella istruttiva, che "non si dimentica", come suggerisce il sottotitolo del film, la quale non si limita a stigmatizzare e mettere contemporaneamente in ridicolo il meraviglioso mondo del socialismo reale che fu, ma ci dice che è destinata a ripetersi sotto qualunque regime politico e ha a che fare con l'arroganza congenita di chi possieda un briciolo di potere e considera il prossimo al suo servizio, come suggerisce il finale del film quando Maria Drazdechova, interpretata da una bravissima Zuzana Mauréry, si presenterà (ma non insegnando più russo) esattamente con la stessa "curiosa" richiesta agli allievi di una nuova classe in un altro liceo con alle spalle non più la fotografia di Ludvik Svoboda o Gustáv Husák ma di Václav Havel, nei primi anni Novanta, diventato il primo presidente della Cecoslovacchia democratica dopo essere perseguitato per anni esattamente come l'astronomo del film.
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