"Il colore nascosto delle cose" di Silvio Soldini. Con Adriano Giannini, Valeria Golino, Laura Adriani, Arianna Scommegna, Anna Ferzetti, Andrea Pennacchi, Valentina Carnelutti e altri. Italia, Svizzera 2017 ★★★½
Fa sempre piacere rivedere all'opera Silvio Soldini, autore che passa dalla commedia al genere drammatico, spesso mischiandoli e con un tocco surreale in più, sempre però avendo al centro personaggi reali, riconoscibili, alle prese con gioie, ansie e dolori della vita di tutti i giorni, che il regista rappresenta con la sobrietà e il garbo che conferiscono ai suoi film il dono della sincerità e quella lievità che è la cifra del suo fare cinema. Qui la vicenda fa incontrare Teo, un quarantenne "creativo" che lavora nel campo della pubblicità, farfallone e fondamentalmente immaturo e insicuro nelle relazioni, da quelle con la famiglia d'origine da cui si è staccato a quelle con le donne, con Emma, cieca dall'età di 17 anni, già reduce da un matrimonio e che vive la sua menomazione con coraggio e una buona dose di autoironia, con la complicità dell'amica Patti, ipovedente, una scoppiettante Arianna Scommegna, e l'occasione è la visita, a Roma, all'esperienza Dialogo nel buio, dove Emma è una delle guide di questo inconsueto e sorprendente "percorso sensoriale". Il film si apre e si chiude nelle tenebre che avvolgono la sala in cui si svolge la visita, mentre si odono soltanto le voci dei due protagonisti e degli altri visitatori, e in mezzo si svolge il percorso che porta Teo dall'essere un autentico stronzo abituato a farsi le "tacche sull'uccello" a ogni nuova conquista, cinico al punto da scommettere con un collega di riuscire a portarsi e letto la bella cieca fornendo le prove fotografiche della copula (un letto sfatto un bastone), a uscire dallo stato adolescenziale e fondamentalmente vittimista che l'ha sempre portato a non affrontare sé stesso né gli altri, e a fare i conti con i propri veri sentimenti: ciò avviene proprio frequentando Emma, prima solo per curiosità e sfizio; man mano con più interesse quando si rende conto che Emma è in grado di vedere più lontano, acutamente e perfino a colori di lui; a fare da contrappunto vediamo Emma nello svolgersi della sua vita quotidiana, col suo lavoro da osteopata, alle prese con gli impedimenti che la condizionano ma non al punto da rinunciare ad affrontare l'esistenza, con le gioie, le conquiste, le tristezze e le delusioni che comporta, e mentre a sua volta cerca, con successo, di fare fare uscire da uno sotto di abulica rassegnazione un'altra più giovane non vedente, Nadia, la sorprendente Laura Adriani, appena diciottenne, e di farle accettare la sua condizione non rinunciando a un'esistenza il più possibile piena e autonoma. Contenuto ed efficace Adriano Giannini, che interpreta il ruolo di "bello" senza il minimo "gigionamento", e ammirevole la Golino, che trovo sempre più convincente col passare del tempo, aderente al suo personaggio con grande sensibilità senza fagocitarlo (come spesso le accadeva in passato) e con un tono di voce perfino gradevole nella sua discrezione: merito suo e non solo di Silvio Soldini.
Fa sempre piacere rivedere all'opera Silvio Soldini, autore che passa dalla commedia al genere drammatico, spesso mischiandoli e con un tocco surreale in più, sempre però avendo al centro personaggi reali, riconoscibili, alle prese con gioie, ansie e dolori della vita di tutti i giorni, che il regista rappresenta con la sobrietà e il garbo che conferiscono ai suoi film il dono della sincerità e quella lievità che è la cifra del suo fare cinema. Qui la vicenda fa incontrare Teo, un quarantenne "creativo" che lavora nel campo della pubblicità, farfallone e fondamentalmente immaturo e insicuro nelle relazioni, da quelle con la famiglia d'origine da cui si è staccato a quelle con le donne, con Emma, cieca dall'età di 17 anni, già reduce da un matrimonio e che vive la sua menomazione con coraggio e una buona dose di autoironia, con la complicità dell'amica Patti, ipovedente, una scoppiettante Arianna Scommegna, e l'occasione è la visita, a Roma, all'esperienza Dialogo nel buio, dove Emma è una delle guide di questo inconsueto e sorprendente "percorso sensoriale". Il film si apre e si chiude nelle tenebre che avvolgono la sala in cui si svolge la visita, mentre si odono soltanto le voci dei due protagonisti e degli altri visitatori, e in mezzo si svolge il percorso che porta Teo dall'essere un autentico stronzo abituato a farsi le "tacche sull'uccello" a ogni nuova conquista, cinico al punto da scommettere con un collega di riuscire a portarsi e letto la bella cieca fornendo le prove fotografiche della copula (un letto sfatto un bastone), a uscire dallo stato adolescenziale e fondamentalmente vittimista che l'ha sempre portato a non affrontare sé stesso né gli altri, e a fare i conti con i propri veri sentimenti: ciò avviene proprio frequentando Emma, prima solo per curiosità e sfizio; man mano con più interesse quando si rende conto che Emma è in grado di vedere più lontano, acutamente e perfino a colori di lui; a fare da contrappunto vediamo Emma nello svolgersi della sua vita quotidiana, col suo lavoro da osteopata, alle prese con gli impedimenti che la condizionano ma non al punto da rinunciare ad affrontare l'esistenza, con le gioie, le conquiste, le tristezze e le delusioni che comporta, e mentre a sua volta cerca, con successo, di fare fare uscire da uno sotto di abulica rassegnazione un'altra più giovane non vedente, Nadia, la sorprendente Laura Adriani, appena diciottenne, e di farle accettare la sua condizione non rinunciando a un'esistenza il più possibile piena e autonoma. Contenuto ed efficace Adriano Giannini, che interpreta il ruolo di "bello" senza il minimo "gigionamento", e ammirevole la Golino, che trovo sempre più convincente col passare del tempo, aderente al suo personaggio con grande sensibilità senza fagocitarlo (come spesso le accadeva in passato) e con un tono di voce perfino gradevole nella sua discrezione: merito suo e non solo di Silvio Soldini.
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