"Lasciati andare" di Francesco Amato. Con Toni Servillo, Verónica Echegui, Carla Signoris, Luca Marinelli, Pietro Sermonti, Carlo De Ruggeri, Giulio Beranek, Vincenzo Nemolato, Valentina Carnelutti, Giacomo Poretti, Paolo Graziosi e altri. Italia 2017★★★+
Gustosa commedia metropolitana che ha ben poco di italiano, e nulla di romanesco, pur essendo girata nel centro di Roma e in particolare nella zona del Ghetto, dove vive e opera Elia Venezia, uno psicanalista ebreo accidioso, egocentrico, goloso e taccagno non tanto e non solo nello spendere danaro, ma nel darsi, reso con la consueta maestria e misura da Toni Servillo, "separato in casa" dalla moglie Giovanna (Carla Signoris, che fa sempre piacere rivedere sullo schermo) che vive nell'appartamento sullo stesso pianerottolo, e di cui sfrutta la lavatrice, le doti gastronomiche e la compagnia, le rare volte che esce di casa per andare a teatro o socializzare, questo finché la sua ghiottoneria non lo porterà alle soglie del diabete. Unica medicina, dieta e fare movimento, ossia le due cose che detesta di più: così, dopo aver tentato con la palestra, finisce nelle mani di Claudia, una giovane madrilena squinternata, specializzata nelle relazioni improbabili e nel cacciarsi nei pasticci e con una figlia piccola e piromane, una personal trainer che "ristruttura i corpi", così come lui ristruttura le menti. I due, pur essendo agli antipodi, in fondo fanno lo stesso lavoro e e si completano, come tutte le strane coppie portate sul palcoscenico o sullo schermo e come spesso accade anche nella vita reale, e finiscono per soccorrersi a vicenda quando, regolarmente, finiscono nei guai, e a capirsi. Il film è scritto e girato bene, gli interpreti azzeccati: Servillo, nella sua grandezza, sa come non rendere prevaricante il suo personaggio lasciando l'opportuno spazio agli altri; Echegui è un folletto esagitato che sembra una Penelope Cruz caricata a peperoncino; tutti i personaggi secondari sono azzeccati e resi alla perfezione dai rispettivi interpreti; l'ennesima conferma viene da Luca Marinelli che, nel finale, domina la scena col suo Ettore, il fidanzato di Claudia, un poveraccio balbuziente diventato delinquente perché tutti, a cominciare dai suoi insegnanti a scuola, lo ritenevano un buono a nulla incapace di fare altro se non il criminale, e nemmeno quello. Ci scappa qualche luogo comune, ma niente rispetto a ciò che propinano solitamente le commedie nostrane, ma anche tante risate e soprattutto ci si rilassa divertendosi senza scendere di livello.
Gustosa commedia metropolitana che ha ben poco di italiano, e nulla di romanesco, pur essendo girata nel centro di Roma e in particolare nella zona del Ghetto, dove vive e opera Elia Venezia, uno psicanalista ebreo accidioso, egocentrico, goloso e taccagno non tanto e non solo nello spendere danaro, ma nel darsi, reso con la consueta maestria e misura da Toni Servillo, "separato in casa" dalla moglie Giovanna (Carla Signoris, che fa sempre piacere rivedere sullo schermo) che vive nell'appartamento sullo stesso pianerottolo, e di cui sfrutta la lavatrice, le doti gastronomiche e la compagnia, le rare volte che esce di casa per andare a teatro o socializzare, questo finché la sua ghiottoneria non lo porterà alle soglie del diabete. Unica medicina, dieta e fare movimento, ossia le due cose che detesta di più: così, dopo aver tentato con la palestra, finisce nelle mani di Claudia, una giovane madrilena squinternata, specializzata nelle relazioni improbabili e nel cacciarsi nei pasticci e con una figlia piccola e piromane, una personal trainer che "ristruttura i corpi", così come lui ristruttura le menti. I due, pur essendo agli antipodi, in fondo fanno lo stesso lavoro e e si completano, come tutte le strane coppie portate sul palcoscenico o sullo schermo e come spesso accade anche nella vita reale, e finiscono per soccorrersi a vicenda quando, regolarmente, finiscono nei guai, e a capirsi. Il film è scritto e girato bene, gli interpreti azzeccati: Servillo, nella sua grandezza, sa come non rendere prevaricante il suo personaggio lasciando l'opportuno spazio agli altri; Echegui è un folletto esagitato che sembra una Penelope Cruz caricata a peperoncino; tutti i personaggi secondari sono azzeccati e resi alla perfezione dai rispettivi interpreti; l'ennesima conferma viene da Luca Marinelli che, nel finale, domina la scena col suo Ettore, il fidanzato di Claudia, un poveraccio balbuziente diventato delinquente perché tutti, a cominciare dai suoi insegnanti a scuola, lo ritenevano un buono a nulla incapace di fare altro se non il criminale, e nemmeno quello. Ci scappa qualche luogo comune, ma niente rispetto a ciò che propinano solitamente le commedie nostrane, ma anche tante risate e soprattutto ci si rilassa divertendosi senza scendere di livello.
Nessun commento:
Posta un commento