"Bull" di Mike Bartlett. Traduzione dall'inglese di Jacopo Gassmann. Con Linda Gennari, Pietro Micci, Andrea Narsi, Alessandro Quattro. Regia e spazio scenico di Fabio Cherstich, consulenza drammaturgia Vincenzo Latronico. Produzione Teatro Franco Parenti, al Teatro San Giorgio di Udine per CSS - Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia anche stasera e domani alle ore 21; il 9 e 10 maggio al Teatro Verdi di Pordenone.
Uno scontro dialettico all'ultimo sangue tra colleghi dello stesso team dell'ufficio vendite di un'azienda che si svolge in uno spazio che simula un ring, mentre sono in attesa che arrivi il tagliatore di teste, ossia il dirigente che "segherà" un terzo dei dipendenti e quindi anche uno dei componenti della squadra per fare quadrare i bilanci, nel senso di garantire sufficienti profitti: ché questo è l'unico scopo di un'impresa sana. Il perdente è già designato fin dall'inizio: Thomas, grassottello, occhialuto, timido, impacciato, soverchiato dai due colleghi che si sono automaticamente coalizzati contro di lui: Tony, il team leader, rasato, palestrato, depilato, studi in un'università privata, cinico, bugiardo cronico, vanesio e menefreghista, sicuramente incapace sul lavoro e Isobel, odiosa, carrierista, tipica figa de legn, stronza per sua stessa ammissione, che in soli sei mesi dall'assunzione ha già trovato la maniera sicura per farsi avanti perché, secondo la sua filosofia, non bisogna avere pietà quando si individua l'anello debole da schiacciare, dato che se non lo facesse lei, c'è sempre qualcun altro che si presterebbe alla bisogna. Nessuna meritocrazia, dunque, come confermerà il tagliatore di teste quando arriverà sulla scena, dopo che Tony e Isobel, complici fin dall'inizio, hanno brutalizzato Thomas sottoponendolo a un'aggressione verbale che culmina nell'umiliazione e nella sottomissione fisica, ma la legge del più forte, che autorizzano ogni bullismo come dal titolo, e l'adeguamento ai meccanismo aziendali, ché poi sono i medesimi che decretano il successo nella società attuale, almeno secondo quel che stabiliscono i media propalatori del pensiero unico e complici di questo gioco perverso: ma questo lo aggiungo io. 55' vibranti, intensi, dove lo scambio verbale è fatto di scudisciate impietose che vanno a scoprire i lati deboli e poi colpire inesorabilmente la vittima predestinata, accompagnato da una performance non solo vocale ma anche fisica non indifferente da parte dei tre ottimi interpreti principali; un atto unico esemplare per ritmo ed essenzialità di un giovane autore che si inserisce nel prolifico solco della moderna drammaturgia inglese.
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