"La vendetta di un uomo tranquillo" (Tarde para la ira) di Raúl Arévalo. Con António de la Torre, Luís Callejo, Ruth Díaz, Manolo Solo, Alícia Rubio, Font García e altri. Spagna 2016 ★★★★
Felice esordio alla regìa per il giovane e pluripremiato attore madrileno Raúl Arévalo (omonimo e amico ma non parente del regista Daniel Sanchez Arévalo, con cui pure ha lavorato) con questa pellicola molto apprezzata all'ultimo Festival di Venezia dove come migliore attrice non protagonista è stata premiata Ruth Díaz, la Ana del film della cui sceneggiatura Arévalo è anche coautore. Il titolo italiano è già di per sé uno spoiler e il tema della vendetta è già stato affrontato cinematograficamente innumerevoli volte; l'angolatura da cui lo fa Arévalo è però particolare e si concentra di più sul rapporto che, per compierla, si instaura tra Juan, l'uomo tranquillo, un borghese ossessionato da un tragico ricordo che da qualche tempo si è messo a frequentare un bar di un quartiere periferico e popolare di Madrid, instaurando anche una relazione con Ana, la sorella del proprietario, e Curro, il marito di quest'ultimo, che sta per finire di scontare 8 anni di prigione per una rapina in cui si era limitato a fare l'autista e fu l'unico a essere arrestato perché incorso in un incidente durante la fuga, e che non si era "cantato" i complici, come lui provenienti da un rione povero della città. Non è il caso di svelare altro, ma in un'ora e mezzo di thriller la tensione e i colpi di scena sono assicurati, e grande merito del regista come degli attori è aver reso con grande realismo tutte le situazioni, a cominciare dai dialoghi tra i protagonisti, senza dover ricorrere ad alcun effetto speciale; colpisce piuttosto come i tempi dell'azione siano estremamente reali, rendendo bene un senso di implacabilità perfino nei momenti di apparente stasi. Allo stesso modo, l'ambientazione in un autentico quartiere popolare di Madrid in un torrido agosto, offre per una volta uno squarcio inconsueto e aderente al vero della vita quotidiana di una larga fetta di popolazione, che raramente si vede proposta sullo schermo. Buona la mano del regista, bravi e credibili gli interpreti, specialmente i tre principali: un film comunque molto spagnolo, che chi conosce il Paese non mancherà di apprezzare per la sua onestà.
Felice esordio alla regìa per il giovane e pluripremiato attore madrileno Raúl Arévalo (omonimo e amico ma non parente del regista Daniel Sanchez Arévalo, con cui pure ha lavorato) con questa pellicola molto apprezzata all'ultimo Festival di Venezia dove come migliore attrice non protagonista è stata premiata Ruth Díaz, la Ana del film della cui sceneggiatura Arévalo è anche coautore. Il titolo italiano è già di per sé uno spoiler e il tema della vendetta è già stato affrontato cinematograficamente innumerevoli volte; l'angolatura da cui lo fa Arévalo è però particolare e si concentra di più sul rapporto che, per compierla, si instaura tra Juan, l'uomo tranquillo, un borghese ossessionato da un tragico ricordo che da qualche tempo si è messo a frequentare un bar di un quartiere periferico e popolare di Madrid, instaurando anche una relazione con Ana, la sorella del proprietario, e Curro, il marito di quest'ultimo, che sta per finire di scontare 8 anni di prigione per una rapina in cui si era limitato a fare l'autista e fu l'unico a essere arrestato perché incorso in un incidente durante la fuga, e che non si era "cantato" i complici, come lui provenienti da un rione povero della città. Non è il caso di svelare altro, ma in un'ora e mezzo di thriller la tensione e i colpi di scena sono assicurati, e grande merito del regista come degli attori è aver reso con grande realismo tutte le situazioni, a cominciare dai dialoghi tra i protagonisti, senza dover ricorrere ad alcun effetto speciale; colpisce piuttosto come i tempi dell'azione siano estremamente reali, rendendo bene un senso di implacabilità perfino nei momenti di apparente stasi. Allo stesso modo, l'ambientazione in un autentico quartiere popolare di Madrid in un torrido agosto, offre per una volta uno squarcio inconsueto e aderente al vero della vita quotidiana di una larga fetta di popolazione, che raramente si vede proposta sullo schermo. Buona la mano del regista, bravi e credibili gli interpreti, specialmente i tre principali: un film comunque molto spagnolo, che chi conosce il Paese non mancherà di apprezzare per la sua onestà.
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