"Tommaso" di Kim Rossi Stuart. Con Cristina Capotondi, Camilla Diana, Kim Rossi Stuart, jasmine Trinca, Dagmar Lassander, Serra Yilmaz, Edoardo Pesce, Renato Scarpa e altri. Italia 2016 ★★
A dieci anni dall'esordio nella regia con il discreto Anche libero va bene di questo "bello" del cinema italiano, una persona per bene e mai sopra le righe, Tommaso ne è in qualche modo la continuazione: di quel ragazzino che aveva sofferto la separazione dei genitori, il quarantenne di oggi interpretato dallo stesso regista che nel film precedente aveva la parte del padre è il risultato, ossia un attore sensibile, gentile, narcisista quanto insicuro, convinto che il suo "volare alto" sia bloccato dal fatto di essere intrappolato in rapporti sentimentali insoddisfacenti. Dopo essersi finalmente fatto mollare da Chiara (Jasmina Trinca), fidanzata storica e convivente da lungo tempo, e in teoria di nuovo "libero", il subentrante rapporto con Federica (Cristina Capotondi) segue esattamente lo stesso copione, finale compreso, e così andrebbe anche con Sonia (la bravissima Camilla Diana, un argento vivo che da sola salva il film), ruspante cameriera spot in un agriturismo, di vent'anni più giovane, molto più sveglia di lui e delle altre due messe assieme, che in un attimo sgama il suo "pollo" e, non facendogli mai capire se e quando lo prende per il culo o fa sul serio, gli sbatte in faccia il suo infantilismo ed egocentrismo, ricordandogli che a 40 anni è tempo di aver capito chi si è e cosa si intende fare della propria esistenza, prima di coinvolgere il prossimo e trastullarsi coi sentimenti altrui: è solo a quel punto, quando Tommaso si rende conto di non poter più giocare di sponda con le sue "vittime" e che deve vedersela fino in fondo con le sue problematiche abbandoniche di bambino mai cresciuto. Non so fino a che punto il film di Kim Rossi Stuart, da lui sceneggiato assieme a Domenico Starnone, sia autobiografico e quanto lui intendesse trattare con leggerezza, in forma di commedia, un argomento piuttosto serio; in realtà il fim non è granché divertente e Tommaso un personaggio che più che simpatia suscita tutt'al più pietà mista a irritazione; in questo del tutto simile al maschio italico (e non solo) tipico rappresentante della generazione degli attuali quarantenni, messi per niente bene: nei loro confronti, le generazione successiva ha il turbo incorporato. I richiami a Nanni Moretti sono più di uno: si va dalla barba di Tommaso a Jasmine Trinca (La stanza del figlio), alle nevrosi da competizione, che nel caso di Moretti risultano cinematograficamente comiche, qui pena; ma Kim Rossi Stuaurt non è Nanni Moretti: per fortuna (sua) e purtroppo (per noi spettatori). Insomma, il risultato non è quello sperato, anche se il film non è inguardabile e le interpreti femminili ampiamente all'altezza.
A dieci anni dall'esordio nella regia con il discreto Anche libero va bene di questo "bello" del cinema italiano, una persona per bene e mai sopra le righe, Tommaso ne è in qualche modo la continuazione: di quel ragazzino che aveva sofferto la separazione dei genitori, il quarantenne di oggi interpretato dallo stesso regista che nel film precedente aveva la parte del padre è il risultato, ossia un attore sensibile, gentile, narcisista quanto insicuro, convinto che il suo "volare alto" sia bloccato dal fatto di essere intrappolato in rapporti sentimentali insoddisfacenti. Dopo essersi finalmente fatto mollare da Chiara (Jasmina Trinca), fidanzata storica e convivente da lungo tempo, e in teoria di nuovo "libero", il subentrante rapporto con Federica (Cristina Capotondi) segue esattamente lo stesso copione, finale compreso, e così andrebbe anche con Sonia (la bravissima Camilla Diana, un argento vivo che da sola salva il film), ruspante cameriera spot in un agriturismo, di vent'anni più giovane, molto più sveglia di lui e delle altre due messe assieme, che in un attimo sgama il suo "pollo" e, non facendogli mai capire se e quando lo prende per il culo o fa sul serio, gli sbatte in faccia il suo infantilismo ed egocentrismo, ricordandogli che a 40 anni è tempo di aver capito chi si è e cosa si intende fare della propria esistenza, prima di coinvolgere il prossimo e trastullarsi coi sentimenti altrui: è solo a quel punto, quando Tommaso si rende conto di non poter più giocare di sponda con le sue "vittime" e che deve vedersela fino in fondo con le sue problematiche abbandoniche di bambino mai cresciuto. Non so fino a che punto il film di Kim Rossi Stuart, da lui sceneggiato assieme a Domenico Starnone, sia autobiografico e quanto lui intendesse trattare con leggerezza, in forma di commedia, un argomento piuttosto serio; in realtà il fim non è granché divertente e Tommaso un personaggio che più che simpatia suscita tutt'al più pietà mista a irritazione; in questo del tutto simile al maschio italico (e non solo) tipico rappresentante della generazione degli attuali quarantenni, messi per niente bene: nei loro confronti, le generazione successiva ha il turbo incorporato. I richiami a Nanni Moretti sono più di uno: si va dalla barba di Tommaso a Jasmine Trinca (La stanza del figlio), alle nevrosi da competizione, che nel caso di Moretti risultano cinematograficamente comiche, qui pena; ma Kim Rossi Stuaurt non è Nanni Moretti: per fortuna (sua) e purtroppo (per noi spettatori). Insomma, il risultato non è quello sperato, anche se il film non è inguardabile e le interpreti femminili ampiamente all'altezza.
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