"La grande scommessa" (The Big Short) di Adam McKay. Con Christian Bale, Steve Carrell, Ryan Gosling, Brad Pitt, Melissa Leo, Tracy Letts, Hamish Linklater, John Magaro, Byron Mann, Rafe Spall, Jeremy Strong, Finn Wittrock, Max Greenfield, Karen Gillan,Selena Gomez, Billy Magnussen, Al Sapienza. USA 2015 ★★★★★
Geniale. Una pellicola, che non è propriamente un film e nemmeno un documentario e che riesce a tenere inchiodati davanti allo schermo per oltre due ore parlando (in maniera competente) di subprime, CDO, rating, e altri termini e acronimi cari al criptico linguaggio iniziatico della finanza, e spiegare meglio di mille articoli e convegni la vera sostanza purulenta di un sistema che si spacciava per indistruttibile e distributore di crescente e inarrestabile benessere, ha vinto la sua scommessa. Così come a suo tempo l'avevano vinta i diversi ed eccentrici personaggi che, sparsi da Wall Street alla California e passando per il MidWest, prima del crollo del 2008, avevano capito, chi attraverso complessi calcoli matematici, chi per mezzo di analisi sul campo, chi per "conoscenza dei suoi polli", chi per puro intuito ma tutti usando un sano buon senso, che la bolla speculativa sarebbe esplosa e che il conto, complice chi al governo sapeva perfettamente cosa bolliva in pentola, lo avrebbe come sempre pagato il cittadino comune, e quindi avevano puntato, in tempi non sospetti, le loro fiches sul crollo dei "derivati". La bravura di Adam McKay, che finora si era dedicato essenzialmente al cinema demenziale assieme al suo complice Will Ferrell, e degli sceneggiatori, consiste nel rendere digeribile una materia ostica, basandosi su un libro del 2010 dell'economista e scrittore Michael Lewis, facendola spiegare in maniera didascalica, nei suoi passaggi più difficili, da personaggi reali come lo chef Anthony Bourdain nella cucina del suo ristorante, Margot Robbie immersa in un bagno schiuma o Selena Gomez a un tavolo da gioco, e per l resto affidandosi all'interpretazione estremamente credibile di un cast omogeneo e che gioca di squadra: Christian Bale nei panni di un broker stralunato e ai limiti dell'autismo e Steve Carrell in quelli ci un banchiere illuminato e anti-sistema, che alla fine si "rassegna" alla speculazione pur rendendosi conto dei costi sociali del crollo del sistema finanziario, sopra tutti; onore al merito anche a Brad Pitt,nella parte di broker ritiratosi dalla scena per scrupoli morali per dedicarsi alle coltivazioni e alle sementi naturali, qui anche nelle vesti di produttore. Altri film, a cominciare dall'ottimo Margin Call, avevano affrontato l'argomento, ma pur sempre in termini romanzati di vicende avvenute all'interno delle grandi banche d'affari, non di personaggi reali e con dati alla mano a sottolineare che quello dei subprime non è un incidente di percorso ma solo l'ultima delle manifestazioni nefaste di un sistema fraudolento che si autoalimenta e che per definizione non ammette controllo di chicchessia, meno che mai delle "autorità" che sarebbero preposte a farlo per difendere i diritti di chi ne è vittima. Riuscire a farlo attraverso un film adrenalinico come un rap (anche la colonna sonora è assolutamente adeguata), con un sorriso beffardo sulle labbra eppure con cognizione di causa e compiendo una meritoria operazione sia didattica sia etica, è un colpo da maestro. Un film di cui comprare il DVD non appena sia disponibile, da vedere e rivedere quando venisse qualche dubbio su come funziona il mostruoso sistema che ci sovrasta a livello globale.
Geniale. Una pellicola, che non è propriamente un film e nemmeno un documentario e che riesce a tenere inchiodati davanti allo schermo per oltre due ore parlando (in maniera competente) di subprime, CDO, rating, e altri termini e acronimi cari al criptico linguaggio iniziatico della finanza, e spiegare meglio di mille articoli e convegni la vera sostanza purulenta di un sistema che si spacciava per indistruttibile e distributore di crescente e inarrestabile benessere, ha vinto la sua scommessa. Così come a suo tempo l'avevano vinta i diversi ed eccentrici personaggi che, sparsi da Wall Street alla California e passando per il MidWest, prima del crollo del 2008, avevano capito, chi attraverso complessi calcoli matematici, chi per mezzo di analisi sul campo, chi per "conoscenza dei suoi polli", chi per puro intuito ma tutti usando un sano buon senso, che la bolla speculativa sarebbe esplosa e che il conto, complice chi al governo sapeva perfettamente cosa bolliva in pentola, lo avrebbe come sempre pagato il cittadino comune, e quindi avevano puntato, in tempi non sospetti, le loro fiches sul crollo dei "derivati". La bravura di Adam McKay, che finora si era dedicato essenzialmente al cinema demenziale assieme al suo complice Will Ferrell, e degli sceneggiatori, consiste nel rendere digeribile una materia ostica, basandosi su un libro del 2010 dell'economista e scrittore Michael Lewis, facendola spiegare in maniera didascalica, nei suoi passaggi più difficili, da personaggi reali come lo chef Anthony Bourdain nella cucina del suo ristorante, Margot Robbie immersa in un bagno schiuma o Selena Gomez a un tavolo da gioco, e per l resto affidandosi all'interpretazione estremamente credibile di un cast omogeneo e che gioca di squadra: Christian Bale nei panni di un broker stralunato e ai limiti dell'autismo e Steve Carrell in quelli ci un banchiere illuminato e anti-sistema, che alla fine si "rassegna" alla speculazione pur rendendosi conto dei costi sociali del crollo del sistema finanziario, sopra tutti; onore al merito anche a Brad Pitt,nella parte di broker ritiratosi dalla scena per scrupoli morali per dedicarsi alle coltivazioni e alle sementi naturali, qui anche nelle vesti di produttore. Altri film, a cominciare dall'ottimo Margin Call, avevano affrontato l'argomento, ma pur sempre in termini romanzati di vicende avvenute all'interno delle grandi banche d'affari, non di personaggi reali e con dati alla mano a sottolineare che quello dei subprime non è un incidente di percorso ma solo l'ultima delle manifestazioni nefaste di un sistema fraudolento che si autoalimenta e che per definizione non ammette controllo di chicchessia, meno che mai delle "autorità" che sarebbero preposte a farlo per difendere i diritti di chi ne è vittima. Riuscire a farlo attraverso un film adrenalinico come un rap (anche la colonna sonora è assolutamente adeguata), con un sorriso beffardo sulle labbra eppure con cognizione di causa e compiendo una meritoria operazione sia didattica sia etica, è un colpo da maestro. Un film di cui comprare il DVD non appena sia disponibile, da vedere e rivedere quando venisse qualche dubbio su come funziona il mostruoso sistema che ci sovrasta a livello globale.
Nessun commento:
Posta un commento