"Revenant/Redivivo" (The Revenant) di Alejandro González Iñárritu. Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck e altri. USA 2015 ★★★★
Dopo il magnifico Birdman, uno dei migliori film degli ultimi anni, lo Iñarritu che non mi aspettavo e che ambienta nelle lande inospitali del Grande Nord Americano, in mezzo a una natura non addomesticata e in gran parte inesplorata, una storia di tradimento e vendetta che sta alla base di uno straordinario caso di sopravvivenza basato su una vicenda vera avvenuta attorno al 1820. Protagonista è Glass, uno scout taciturno che ha vissuto con una tribù indiana e conosce perfettamente il territorio, interpretato da un Leonardo DiCaprio in una delle sue migliori e più sofferte prestazioni, incaricato di riaccompagnare a un forte un gruppo di soldati e cacciatori di pelle attaccato e decimato da una tribù pellerossa. Rimasto vittima dell'attacco di un grizzly (la scena da sola varrebbe il prezzo del biglietto) e ridotto in fin di vita, viene curato per come possibile, ma alla fine risulta un impedimento per il rientro alla base della spedizione. Fitzgerald, il più infido e cinico del gruppo, si offre di rimanere al suo fianco e assicurargli, nel caso, una degna sepoltura, assieme a un ragazzo e al giovane figli di Glass, Hawk, un mezzo indiano rimasto orfano di madre, in attesa che i rinforzi li recuperino, ma lo tradisce nella maniera più vile. Glass sopravvive ancora una volta, e oltre alla sete di vendetta sarà il dolore per la perdita del figlio il carburante per non farlo desistere. A questo punto il film, che è un Western con tutti i crismi e gli stilemi del caso, ma privo di tutte le "americanate" hollywoodiane per cui è universalmente conosciuto, assume dimensioni epiche, sottolineate dal contesto selvaggio e solitario reso grandioso dalla magistrale fotografia di Emmanuel Lubezki, e inesorabilmente quanto incredibilmente il destino, dopo una serie di peripezie, si compie. Nonostante l'intensità e anche la crudezza di molte scene (dalle cure d'emergenza da parte di cerusici non professionali all'alimentazione da sopravvivenza) la mano di Iñarritu è sempre sicura e perfino lieve, senza strappi e drammatizzazioni eccessive, come se tutto venisse attutito dall'atmosfera incantata e maestosa dei paesaggi innevati e silenziosi, per quanto la tensione non venga mai meno nelle oltre due ore e mezzo di durata della pellicola. Oltre a quella di DiCaprio all'altezza anche gli altri interpreti, a cominciare dal "cattivo" Tom Hardy. Non è esattamente il genere che prediligo né lo Iñarritu che preferisco, però rimane un gran bel film.
Dopo il magnifico Birdman, uno dei migliori film degli ultimi anni, lo Iñarritu che non mi aspettavo e che ambienta nelle lande inospitali del Grande Nord Americano, in mezzo a una natura non addomesticata e in gran parte inesplorata, una storia di tradimento e vendetta che sta alla base di uno straordinario caso di sopravvivenza basato su una vicenda vera avvenuta attorno al 1820. Protagonista è Glass, uno scout taciturno che ha vissuto con una tribù indiana e conosce perfettamente il territorio, interpretato da un Leonardo DiCaprio in una delle sue migliori e più sofferte prestazioni, incaricato di riaccompagnare a un forte un gruppo di soldati e cacciatori di pelle attaccato e decimato da una tribù pellerossa. Rimasto vittima dell'attacco di un grizzly (la scena da sola varrebbe il prezzo del biglietto) e ridotto in fin di vita, viene curato per come possibile, ma alla fine risulta un impedimento per il rientro alla base della spedizione. Fitzgerald, il più infido e cinico del gruppo, si offre di rimanere al suo fianco e assicurargli, nel caso, una degna sepoltura, assieme a un ragazzo e al giovane figli di Glass, Hawk, un mezzo indiano rimasto orfano di madre, in attesa che i rinforzi li recuperino, ma lo tradisce nella maniera più vile. Glass sopravvive ancora una volta, e oltre alla sete di vendetta sarà il dolore per la perdita del figlio il carburante per non farlo desistere. A questo punto il film, che è un Western con tutti i crismi e gli stilemi del caso, ma privo di tutte le "americanate" hollywoodiane per cui è universalmente conosciuto, assume dimensioni epiche, sottolineate dal contesto selvaggio e solitario reso grandioso dalla magistrale fotografia di Emmanuel Lubezki, e inesorabilmente quanto incredibilmente il destino, dopo una serie di peripezie, si compie. Nonostante l'intensità e anche la crudezza di molte scene (dalle cure d'emergenza da parte di cerusici non professionali all'alimentazione da sopravvivenza) la mano di Iñarritu è sempre sicura e perfino lieve, senza strappi e drammatizzazioni eccessive, come se tutto venisse attutito dall'atmosfera incantata e maestosa dei paesaggi innevati e silenziosi, per quanto la tensione non venga mai meno nelle oltre due ore e mezzo di durata della pellicola. Oltre a quella di DiCaprio all'altezza anche gli altri interpreti, a cominciare dal "cattivo" Tom Hardy. Non è esattamente il genere che prediligo né lo Iñarritu che preferisco, però rimane un gran bel film.
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