domenica 10 gennaio 2016

Thanks for vaselina


"Thanks for vaselina" di Gabriele Di Luca/Carrozzeria Orfeo. Regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi. Con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Ciro Masella, Francesca Turrini. Musiche di Massimilano Setti; luci di Diego Sacchi; costumi e scene di Nicole Marsano e Diego Ferrara. Produzione Carrozzeria Orfeo; Fondazione Pontedera Teatro; La Corte Ospitale; Festival Internazionale Castel dei Mondi Andria e *dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari.
Al teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 10 gennaio
Sapevo del successo avuto da questo spettacolo di "Carrozzeria Orfeo" e, avendolo perso a suo tempo, ho colto al volo l'occasione di vederlo riproposto in attesa del loro nuovo lavoro, "Animali da bar", che andrà in scena, sempre all'Elfo/Puccini", da domani al 17 gennaio. Convinto sostenitore delle tesi di David Cooper, non potevo che apprezzare la dedica * dello spettacolo e il suo argomento di fondo: gli effetti dirompenti dell'istituzione famigliare, microcosmo in cui si scatenano tutte le contraddizioni che inevitabilmente derivano dalle gabbie in cui l'esistenza umana viene "canalizzata" fin dalla nascita. Nel mio modo di vedere, che mi pare sia anche quello degli ideatori dello spettacolo, l'unica maniera di sopravvivervi è prenderne coscienza e sviluppare anticorpi sufficienti per non rimanerne vittime. Da questo punto di vista assistere a "Thanks for vaselina" ha un effetto catartico e liberatorio: sboccato delirio su una famiglia sui generis, con due amici sui trent'anni coltivatori di marijuana a domicilio, con il contorno della madre ludopatica di uno dei due, la bravissima Beatrice Schiros, che distribuisce pillole di buon senso pur non mancando di mendicare appena ne coglie l'occasione qualche spicciolo da giocare alle slot machine, e l'arrivo di Wanda, una ragazza con seri problemi di sovrappeso e di autostima, la cui apparizione casuale nel ménage ispira l'idea di utilizzarla come insospettabile corriere della droga in un traffico in senso inverso dalla rotta tradizionale, ossia dall'Italia al Messico, in segno di solidarietà coi fratelli latinoamericani vittime della forsennata politica USA di "lotta al narcotraffico" in casa dei produttori di cui sono essi stessi i massimi consumatori al mondo (segno inequivocabile, assieme a quello dell'uso di psicofarmaci, del tasso di criminalità e di omicidi, di un sistema malato di cui pure sono paladini ed esportatori in nome di una democrazia a dir poco malintesa). In questo caos (il plot ha aspetti decisamente tarantiniani) non poteva mancare il ritorno, proprio dal Messico, del padre di Fil e marito di Lucia, già tossicodipendente, dopo 15 anni di "terapia" in una comunità che si rivelerà essere una setta religiosa. Troppa carne al fuoco in quanto a tema trattato e una dizione non esattamente scolastica, secondo una parte del pubblico più agé e tradizionalista, ma la stragrande maggioranza di chi ha assistito a questa performance piena di energia, passione, entusiasmo ne ha decretato il gradimento con 5 minuti di applausi finali e un paio di battimani a scena aperta, a testimonianza del fatto che il gruppo di "Carrozzeria Orfeo" ha colto decisamente nel segno frugando nel disagio quotidiano e mettendolo in scena. Ferdinando Bruni, cofondatore con Elio De Capitani di quella splendida e viva realtà che è il "Teatro dell'Elfo", confuso ma riconosciuto dai più e alla mano come sempre, in fianco al quale, ho avuto il piacere di assistere a questa replica, sghignazzava soddisfatto dall'inizio alla fine. Qualcosa in più di una garanzia.

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