"Class Enemy" (Razredni sovražnik) di Rok Biček. Con Igor Samobor, Nataša Barbara Gračner, Tiaša Zeleznik, Vorank Bohj, Daša Cupevski, Doroteja Nadrah, Pia Korbar, Špela Novak. Slovenia 2013 ★★★★
Se il buongiorno si vede dal mattino, lunga e ricca di successo e soddisfazioni sarà la carriera di Rok Biček, ventinovenne regista sloveno, all'esordio nel lungometraggio con questo film che non è nuovo nella tematica, la scuola, e che racconta con la tensione di un noir i meccanismi che si scatenano all'interno di una singola classe di un liceo umanistico dopo l'arrivo del nuovo professore di lingua e letteratura tedesca, venuto a sostituire, anche come coordinatore della classe, la docente titolare in congedo di maternità. Abituati alla cedevole inconsistenza di quest'ultima, più sorella maggiore e amica che docente anche per nascondere le sue probabili deficienze culturali, e pertanto poco credibile come insegnante, si ritrovano di fronte a un uomo colto, preparato, severo ma giusto, serio, che dopo l'apparentemente inspiegabile suicidio di un'allieva palesemente infelice viene individuato come capo espiatorio e accusato da quasi tutta la classe di essere un nazista e di avere provocato, coi suoi comportamenti e osservazioni, la tragica decisione della ragazza. Le cose non stanno evidentemente così, e non tutto è così bianco o nero come credono i ragazzi e come è tipico dell'adolescenza, e pian piano se ne rendono conto anche loro, o almeno alcuni di essi, ignari del fatto che il nuovo professore, in confronto agli altri colleghi e soprattutto con la preside, non solo li capisce ma arriva a difenderli. E' sempre interessante vedere come una nuova generazione di autori, cinematografici, teatrali, scrittori raccontano le dinamiche che hanno vissuto a scuola (vi sono aspetti autobiografici nella pellicola) perché questo ambito è un sismografo infallibile di quel che accade nella società, e pur non essendo, evidentemente, la scuola slovena divelta e ridotta al lumicino come quella italiana, comuni sono la spaccatura del Paese in due (che risale ancora alle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale) nonché i danni irreparabili causati dall'inadeguatezza e dalla mollezza degli insegnanti, alla loro compiacenza nei confronti degli allievi, cui anelano di somigliare per conquistarne la benevolenza e l'affetto, per non parlare della invadenza e deleteria presenza dei genitori nel mondo scolastico. Il risultato sono lo scadimento qualitativo dell'insegnamento e culturale, la totale confusione di ruoli, la mancanza di modelli, fossero anche apparentemente negativi, contro cui è giusto e doveroso che i ragazzi si scontrino perché ciò fa parte della crescita, la loro deresponsabilizzazione: alla fine è questa la vera mancanza di rispetto da parte di tanti, troppi insegnanti delle scuole medie e superiori, il cui ruolo è decisivo nella formazione degli allievi: da questo punto di vista il professori universitari che verranno in seguito non conteranno pressoché nulla. Il film tutto questo lo spiega molto bene, con una sceneggiatura efficace, una bella fotografia, un'ambientazione tutta in interni, una validissima interpretazione da parte di tutto il cast, con una tensione che non cala mai, degna di un buon noir. Complimenti e alla prossima!
Se il buongiorno si vede dal mattino, lunga e ricca di successo e soddisfazioni sarà la carriera di Rok Biček, ventinovenne regista sloveno, all'esordio nel lungometraggio con questo film che non è nuovo nella tematica, la scuola, e che racconta con la tensione di un noir i meccanismi che si scatenano all'interno di una singola classe di un liceo umanistico dopo l'arrivo del nuovo professore di lingua e letteratura tedesca, venuto a sostituire, anche come coordinatore della classe, la docente titolare in congedo di maternità. Abituati alla cedevole inconsistenza di quest'ultima, più sorella maggiore e amica che docente anche per nascondere le sue probabili deficienze culturali, e pertanto poco credibile come insegnante, si ritrovano di fronte a un uomo colto, preparato, severo ma giusto, serio, che dopo l'apparentemente inspiegabile suicidio di un'allieva palesemente infelice viene individuato come capo espiatorio e accusato da quasi tutta la classe di essere un nazista e di avere provocato, coi suoi comportamenti e osservazioni, la tragica decisione della ragazza. Le cose non stanno evidentemente così, e non tutto è così bianco o nero come credono i ragazzi e come è tipico dell'adolescenza, e pian piano se ne rendono conto anche loro, o almeno alcuni di essi, ignari del fatto che il nuovo professore, in confronto agli altri colleghi e soprattutto con la preside, non solo li capisce ma arriva a difenderli. E' sempre interessante vedere come una nuova generazione di autori, cinematografici, teatrali, scrittori raccontano le dinamiche che hanno vissuto a scuola (vi sono aspetti autobiografici nella pellicola) perché questo ambito è un sismografo infallibile di quel che accade nella società, e pur non essendo, evidentemente, la scuola slovena divelta e ridotta al lumicino come quella italiana, comuni sono la spaccatura del Paese in due (che risale ancora alle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale) nonché i danni irreparabili causati dall'inadeguatezza e dalla mollezza degli insegnanti, alla loro compiacenza nei confronti degli allievi, cui anelano di somigliare per conquistarne la benevolenza e l'affetto, per non parlare della invadenza e deleteria presenza dei genitori nel mondo scolastico. Il risultato sono lo scadimento qualitativo dell'insegnamento e culturale, la totale confusione di ruoli, la mancanza di modelli, fossero anche apparentemente negativi, contro cui è giusto e doveroso che i ragazzi si scontrino perché ciò fa parte della crescita, la loro deresponsabilizzazione: alla fine è questa la vera mancanza di rispetto da parte di tanti, troppi insegnanti delle scuole medie e superiori, il cui ruolo è decisivo nella formazione degli allievi: da questo punto di vista il professori universitari che verranno in seguito non conteranno pressoché nulla. Il film tutto questo lo spiega molto bene, con una sceneggiatura efficace, una bella fotografia, un'ambientazione tutta in interni, una validissima interpretazione da parte di tutto il cast, con una tensione che non cala mai, degna di un buon noir. Complimenti e alla prossima!
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