"I due volti del gennaio" (The Two Faces of January) di Hossein Amini. Con Viggo Mortensen, Kirsten Dunst, Oscar Isaac, Daisy Bevan, Dabid Warschofski, Nikos Mavrakis e altri. GB, USA, Francia 2014 ★★½
Sembra un noir d'epoca, questo film tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, di cui non si capisce il senso del titolo, girato com'è tra Atene, Creta e Istanbul (dove a gennaio si gela e spesso c'è la neve) sotto il cocente sole estivo, che sembra prodotto, oltre che ambientato (in maniera assai credibile, e questo è uno degli aspetti positivi della pellicola), agli inizi degli anni Sessanta, e che vede in azione un duo di attori pessimi accomunati dall'espressione stolida (già visti all'opera insieme abbastanza di recente nel dimenticabile On the Road) e dalla faccia da cazzo, Viggo Mortensen e Kirsten Dunst, che interpretano una coppia di turisti americani e un terzo, senza grande talento ma che rispetto ai primi due giganteggia, che ha la parte di un giovane connazionale espatriato che vive in Grecia facendo la guida e, nel caso, la cresta sugli acquisti fatti per conto dei clienti dopo averli affascinati col suo savoir faire. Succede anche ai due di passaggio ad Atene, Chester e la più giovane Colette, con cui intreccia un rapporto ambiguo: con lei, perché ne viene attratto, ma anche da lui che, dopo essersi fatto passare per ricco finanziere e uomo di mondo, è in realtà un truffatore che si trova scoperto da un investigatore privato sulle sue tracce. Questo viene ucciso da Chester, e ad aiutarlo nella fuga è proprio Rydal, la giovane guida, che scorta la coppia a Creta in attesa di procura loro una nuova identità coni relativo passaporto. Da qui in poi un susseguirsi di colpi di scena in un'atmosfera sempre più torbida, che ha un suo perché, tutto sommato, e che è non è il caso di svelare. Per la mia soddisfazione, sia Colette-Duns sia, soprattutto Chester-Motensen fanno, almeno nel film, le fine che si meritano e si tira fuori dalle pesti il giovane Rydal-Isaac. Per chi non ha niente di meglio da vedere, si può fare...
Sembra un noir d'epoca, questo film tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, di cui non si capisce il senso del titolo, girato com'è tra Atene, Creta e Istanbul (dove a gennaio si gela e spesso c'è la neve) sotto il cocente sole estivo, che sembra prodotto, oltre che ambientato (in maniera assai credibile, e questo è uno degli aspetti positivi della pellicola), agli inizi degli anni Sessanta, e che vede in azione un duo di attori pessimi accomunati dall'espressione stolida (già visti all'opera insieme abbastanza di recente nel dimenticabile On the Road) e dalla faccia da cazzo, Viggo Mortensen e Kirsten Dunst, che interpretano una coppia di turisti americani e un terzo, senza grande talento ma che rispetto ai primi due giganteggia, che ha la parte di un giovane connazionale espatriato che vive in Grecia facendo la guida e, nel caso, la cresta sugli acquisti fatti per conto dei clienti dopo averli affascinati col suo savoir faire. Succede anche ai due di passaggio ad Atene, Chester e la più giovane Colette, con cui intreccia un rapporto ambiguo: con lei, perché ne viene attratto, ma anche da lui che, dopo essersi fatto passare per ricco finanziere e uomo di mondo, è in realtà un truffatore che si trova scoperto da un investigatore privato sulle sue tracce. Questo viene ucciso da Chester, e ad aiutarlo nella fuga è proprio Rydal, la giovane guida, che scorta la coppia a Creta in attesa di procura loro una nuova identità coni relativo passaporto. Da qui in poi un susseguirsi di colpi di scena in un'atmosfera sempre più torbida, che ha un suo perché, tutto sommato, e che è non è il caso di svelare. Per la mia soddisfazione, sia Colette-Duns sia, soprattutto Chester-Motensen fanno, almeno nel film, le fine che si meritano e si tira fuori dalle pesti il giovane Rydal-Isaac. Per chi non ha niente di meglio da vedere, si può fare...
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