"The Stag - Se sopravvivo mi sposo" (The Stag) di John Butler. Con Andrews Scott, Hugh O'Conor, Peter McDonald, Brian Gleeson, Andrew Bennet, Michael Legge, Amy Huberman, Amy De Bhrün. Irlanda 2013 ★★★½
Campione d'incassi nell'Isola di Smeraldo, è una divertente, briosa, facile ma allo stesso tempo intelligente commedia molto irlandese, così come gli attori e il regista, all'esordio, che l'ha scritta assieme a Peter MacDonald, che interpreta il più squinternato di un gruppo di amici che festeggiano un addio al celibato. L'idea viene a Ruth, la futura sposa, che convince Davin, docente d lettura al Trinity College di Dublino e amico fraterno nonché testimone di nozze di Fionnan, il subendo un nevrotico e pignolissimo sceneggiatore teatrale, a organizzare per l'occasione un'escursione in montagna del gruppo di amici più stretti per distrarre Fionnan dai preparativi di matrimonio e toglierselo momentaneamente dai piedi. Cosa che Davin accetta benché controvoglia, soprattutto perché è ancora segretamente innamorato di lei. Radunato il gruppo dei cinque partecipanti, tutti appartenenti alle classe media urbana "europeizzata", che tutto sono fuorché dei trekker, le disavventure cominciano già con l'acquisto delle attrezzature necessarie, ma quelle vere si scatenano quando a loro si aggiunge The Machine, il fratello di Ruth, un autentico flagello umano, che erano riusciti in un primo tempo a tenere lontano, interpretato da Peter MacDonald, noto in patria come il Depardieu irlandese ma che ha una straordinaria somiglianza con George Bush junior da giovane: buzzurro uguale, scatenatore di eventi catastrofici, ma dotato di un istinto animale e di un animo buono. Sarà lui a "curare" la depressione di uno dei cinque, un imprenditore "dot.com" angosciato da debiti che sono niente rispetto a quelli che affliggono The Machine; a fare in modo che Davin e Fionnan si chiariscano quanto non detto a proposito di Ruth e consentire che al matrimonio partecipi anche il compagno del fratello di Davin, cerimonia da cui era stato escluso per il timore che i genitori non accettassero l'omosessualità della coppia. Dopo una serie di spassose peripezie innescate più o meno volontariamente da The Machine, che nel suo candore è in fondo la coscienza e la cartina di tornasole del gruppo, inevitabile lo happy end, ma non in salsa hollywoodiana, perché nel sottofondo c'è proprio una satira dei problemi dell'Irlanda attuale, dal suo adeguamento forzato ai "dogmi" della europeizzazione globalizzante alla perdita della propria identità. Divertimento sano e intelligente, insomma, e degna chiusura con l'unica canzone degli U2 che mi smuova qualcosa dentro, One, interpretata, benissimo, da The Machine durante il pranzo di matrimonio.
Campione d'incassi nell'Isola di Smeraldo, è una divertente, briosa, facile ma allo stesso tempo intelligente commedia molto irlandese, così come gli attori e il regista, all'esordio, che l'ha scritta assieme a Peter MacDonald, che interpreta il più squinternato di un gruppo di amici che festeggiano un addio al celibato. L'idea viene a Ruth, la futura sposa, che convince Davin, docente d lettura al Trinity College di Dublino e amico fraterno nonché testimone di nozze di Fionnan, il subendo un nevrotico e pignolissimo sceneggiatore teatrale, a organizzare per l'occasione un'escursione in montagna del gruppo di amici più stretti per distrarre Fionnan dai preparativi di matrimonio e toglierselo momentaneamente dai piedi. Cosa che Davin accetta benché controvoglia, soprattutto perché è ancora segretamente innamorato di lei. Radunato il gruppo dei cinque partecipanti, tutti appartenenti alle classe media urbana "europeizzata", che tutto sono fuorché dei trekker, le disavventure cominciano già con l'acquisto delle attrezzature necessarie, ma quelle vere si scatenano quando a loro si aggiunge The Machine, il fratello di Ruth, un autentico flagello umano, che erano riusciti in un primo tempo a tenere lontano, interpretato da Peter MacDonald, noto in patria come il Depardieu irlandese ma che ha una straordinaria somiglianza con George Bush junior da giovane: buzzurro uguale, scatenatore di eventi catastrofici, ma dotato di un istinto animale e di un animo buono. Sarà lui a "curare" la depressione di uno dei cinque, un imprenditore "dot.com" angosciato da debiti che sono niente rispetto a quelli che affliggono The Machine; a fare in modo che Davin e Fionnan si chiariscano quanto non detto a proposito di Ruth e consentire che al matrimonio partecipi anche il compagno del fratello di Davin, cerimonia da cui era stato escluso per il timore che i genitori non accettassero l'omosessualità della coppia. Dopo una serie di spassose peripezie innescate più o meno volontariamente da The Machine, che nel suo candore è in fondo la coscienza e la cartina di tornasole del gruppo, inevitabile lo happy end, ma non in salsa hollywoodiana, perché nel sottofondo c'è proprio una satira dei problemi dell'Irlanda attuale, dal suo adeguamento forzato ai "dogmi" della europeizzazione globalizzante alla perdita della propria identità. Divertimento sano e intelligente, insomma, e degna chiusura con l'unica canzone degli U2 che mi smuova qualcosa dentro, One, interpretata, benissimo, da The Machine durante il pranzo di matrimonio.
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