"Spaghetti Story" di Ciro De Caro. Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Santo, Sara Tosti, Rossella D'Andrea, Deng Xueying. Italia 2013 ★★★★
Ottimo, sorprendente film, di estrema attualità, girato in soli 11 giorni con un budget di 15 mila euro raccolti in rete, con quella che può definirsi una "colletta a progetto" che racconta, attraverso una semplice storia di quattro trentenni romani le cui vite sono intrecciate tra loro, meglio di tanti articoli, indagini sociologiche o pellicole pretenziose ma per lo più infarcite di luoghi comuni, un'intera generazione di italiani che vive forzatamente bloccata in una sorta di limbo fatto di immobilità, impotenza e frustrazione il passaggio all'età adulta, obbligata per sopravvivere a elemosinare lavoretti precari che al più producono l'equivalente di una "paghetta", sottoporsi a umilianti colloqui per sperare di realizzare le proprie aspirazioni, costretti a dover dimostrare sempre qualcosa a qualcuno sempre pronto a giudicarli però mai a capirli. Di fatto, degli invisibili. A meno di non adeguarsi all'andazzo e vendere l'anima, oppure scappare, come sempre più stanno facendo a migliaia, da un Paese che li rifiuta. Qui ci sono Valerio, aspirante attore, che tra un provino e l'altro si arrabatta con lavoretti, il suo amico d'infanzia "Scheggia", spacciatore di erba (commerciante al minuto, precisa lui), più semplice e popolaresco, che a trent'anni vive con la nonna, apparentemente cinico ma in realtà un cuore d'oro; la ragazza e convivente di Valerio, Serena, combattuta tra il desiderio di un figlio, mettere su famiglia e un'ardua carriera da ricercatrice universitaria; Giovanna, sorella "saggia" di Valerio e sua "coscienza critica" dopo la morte della madre, massoterapista nevrotica e frustrata, aspirante cuoca di cucina cinese: le loro vicende si intrecciano, come le rispettive confidenze e la difficoltà a trovare la propria dimensione, alla fine uniscono i propri sforzi, prima diretti in direzioni diverse se non contrastanti, per aiutare una giovane prostituta cinese a liberarsi dal giogo di un connazionale che la sfrutta, picchia e costringe a una moderna forma di schiavitù, che oltre a rifornire di "merce" Scheggia, esercita anche l'attività di lenone. Insicuri, intimiditi, persi e anche rassegnati ma non indifferenti e sprovvisti di valori nonostante il marasma morale in cui sono stati cresciuti e in cui vivono, sono gli stessi che hanno girato e recitato in questo film, tutti bravi e convincenti. Un grazie a tutti loro e a chi li ha aiutati, credendogli: ne ė valsa la pena.
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