sabato 4 gennaio 2025

Diamanti

"Diamanti" di Ferzan Ozpetek. Di Ferzan Ozpetek. Con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Valessa Scalera, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Carlotta Tingitrice, Milena Mancini, Stefano Accorsi, Vinicio Marchioni, Paola Minaccioni, Lunetta Savino, Carla Signoris, Kasia Smutnjak, Milena Vukotić, Elena Sofia Ricci e altri. Italia 2024 ★★★★1/2

Avevo seguito la carriera di Ferzan Ozpetek, turco di nascita, più precisamente "costantinopolitano", e da tempo naturalizzato italiano, fin dai suoi esordi e più o meno fino all'inaugurazione di questo blog, nel 2011, dopododiché mi ero stufato di andare a vedere i suoi film in sala, trovandoli sempre più ripetitivi e manieristici, recuperandoli semmai, e non tutti, in televisione e quindi non ne ho più parlato tranne che dell'ultimo che avevo visto sul grande schermo e mi era piaciuto: Napoli velata, uscito nel 2017. Sono rimasto dunque molto gradevolmente sorpreso da questo suo ultimo lavoro, per il quale ha convocato le 18 attrici, oltre ad alcune presenze maschili, ossia coloro con cui ha lavorato nel corso del tempo e che più apprezza, la scorsa estate a Roma, per leggere e sottoporre al loro giudizio un copione. Parte di queste sessioni vengono filmate e si alternano alla trama, facendo intendere che il risultato sarà dovuto alla stretta interazione tra attori e regista, quasi un'opera in progress, e dove l'intervento degli interpreti nella forgiatura dei personaggi è fondamentale e fortissima: Elena Sofia Ricci, scelta per la parte della fondatrice di una rinomata sartoria romana che sforna splendide creazioni per cinema e teatro, per motivi personali ha dovuto rinunciare alla parte (ma non alla sua presenza nel film) e così i personaggi principali sono diventati la figlia maggiore, l'altera Alberta (Luisa Ranieri), che dirige con piglio deciso, a tratti autoritario, la sartoria Canova, e quella minore, Gabriella (Jasmine Trinca), più flessibile e fragile, a causa di un dramma patito di cui si avrà conoscenza nell'evolversi della vicenda. Stessa cosa accade per tutti gli altri personaggi: i "diamanti" di cui al titolo, ossia le sarte che operano "sul campo" e che devono tradurre in autentiche opere d'arte le idee, spesso vaghe e arzigoglolate, di registi capricciosi (qui Stefano Accorsi) e costumiste già vincitrici di Premi Oscar (Vanessa Scalera), e nonostante ciò insicure. Mentre seguiamo, tra prove, sceneggiate, bozzetti, scelta e tagli di stoffe le attività dell'azienda, che si trova in una villa d'epoca, guidate nell'azione dall'onnipresente Alberta, nonché ristorate e accudite dalla cucina sovrintesa dalla materna presenza della tuttofare Mara Venier (una lode particolare, detta da uno che odia la TV) si delineano man mano i retroscena, le storie e i drammi personali della vita privata di questi "diamanti" al femminile, un autentico gineceo (un "vaginodromo" lo aveva definito la sempre acuita e brillante Geppi Cucciari alla presentazione del copione). Siamo negli anni Settanta, così come di quell'epoca è l'azzeccata colonna sonora, mentre il film oggetto delle diatribe su come concepire il vestito della sua protagonista (che sarà Kasia Smutniak) sarà ambientato nel '700. Il regista gioca quindi sul tempo, oltre che sulle differenze tra cinema e teatro (esilarante il duetto tra la "cinematografara" Smutniak e Carla Signoris, animale da palcoscenico), entrambi ambiti in cui Ozpetek è attivo; il concetto di arte e bellezza; la realtà e la sua interpretazione e, in questo caso, l'artigianato di alto livello che ci sta dietro e la vita quotidiana di chi lo mette in opera, nonché, ovviamente, l'universo e la solidarietà tutta femminile che Ozpetek sa esprimere come pochi altri, forse solo François Ozon, a mio giudizio: un mondo che noi maschi abbiamo così occasione di sbirciare sia dietro sia davanti le quinte. Racconto fluido, quel tocco di mélo che non guasta, però mai stucchevole; amori e disamori; felicità e paure ma anche ironia e gioco: alcune battute sono folgoranti; fotografia di alto livello; un insieme di belle storie di donne e dei loro rapporti che stanno alle spalle di una vicenda artistica che fa da pretesto, e due ore e un quarto che volano via, tra la bellezza delle creazioni della premiata ditta Canova e l'autenticità delle vite delle persone che le creano, e soprattutto la bravura di tutte le interpreti e di chi le ha lasciate esprimersi al meglio. Diamanti mi è piaciuto molto e mi sento di consigliarlo, a maggior ragione perché l'ho affrontato con un certo scetticismo. 

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