"Le occasioni dell'amore" (Hors Saison) di Stéphane Brizé. Con Guillaume Canet, Alba Rohrwacher, Marie Drucker, Sharif Andoura, Emmy Baussard Paumelle, Lucelle Beudin, Hugo Dillon e altri. Francia 2023 ★★★★
Film estremamente francese, se vogliamo un mélo molto raffinato, un po' fuori dal tempo (in originale il titolo originale suona come "fuori stagione": è inverno in una piccola località termale in Bretagna, sull'Oceano, dove si svolge la vicenda), per una volta la titolazione nostrana è più coerente con l'intreccio, di per sé molto semplice. Mathieu, parigino, cinquantenne attore di cinema di grande successo si rifugia in un asettico albergo con spa e annessi per rilassarsi e cercare di ritrovare sé stesso dopo aver abbandonato la compagnia poco prima del suo debutto a teatro: una sfida con sé stesso a cui ha rinunciato all'ultimo momento non sentendosi all'altezza. Per puro caso, o forse no, lì vive Alice, sua compagna una quindicina di anni prima, in "un'altra vita", nella capitale: dopo aver preso strade diverse lei, italiana e promettente pianista e compositrice, si è rifugiata lì, formando famiglia e scegliendo di fare una vita tranquilla (insegna pianoforte ai ragazzini) invece di coltivare le proprie ambizioni, a cui a sua volta si sente inadeguata. Il motivo vero della loro rottura, ossia il desiderio di affermarsi professionalmente e socialmente di Mathieu che cozza contro l'insicurezza e la scarsa determinazione carrieristica di lei, emergono durante i loro incontri, prima imbarazzati e poi sempre più intensi: poche parole ma piuttosto pregnanti, che significano una ripresa di contatto con sé stessi e con quello che erano per entrambi, più che una "resa dei conti", anche se emergono, almeno in parte e all'inizio, delle piccole recriminazioni soprattutto da parte di Alice. Non è un film consolatorio e dal lieto fine all'americana anche se i due finiscono a letto insieme, per un'unica e ultima volta, ma di riflessione, anche in questo caso, sulle relazioni personali e su come la vita reale, il lavoro dell'attore, peraltro sposato con una stella del giornalismo televisivo, una donna volitiva e sbrigativa per Mathieu; l'esistenza ritirata e fatta di piccole cose, come l'amicizia di Alice con una signora anziana che vive in una casa di riposo e che dopo la morte del marito sposato perché "così ai miei tempi si faceva" si innamora di una sua compagna di "degenza", per la timida insegnante di pianoforte. Fiim diviso abbastanza nettamente in due parti: nella prima il protagonista è quasi soltanto Mathieu che, arrivato per "staccare la spina" e rimettersi in sesto, si trova alle prese con gente che lo riconosce e lo assilla per dei selfie, telefonate con il regista bidonato e con la moglie che non lo sta ad ascoltare per davvero, infine alle prese con le diavolerie meccaniche in un albergo dove tutto è automatizzato e lui immensamente solo; nella seconda parte lo schermo è sempre più occupat dalla presenza di Alice, Alba Rohrwacher in splendida forma e perfettamente nella parte, come del resto il bravissimo Guillaume Canet. Due persone adulte che hanno percorso strade diverse, le quali più che rivedere il loro rapporto di un tempo, ritrovano un equilibrio e un'intimità e confidenza profonda proprio nel momento in cui entrambi riflettono e prendono coscienza del percorso fatto da entrambi, frutto delle loro scelte, inevitabili, di quindici anni prima e questo loro incontro non è un revival o la ripresa di una storia ormai passata, e un po' malinconicamente rievocata (però senza alcuna melensaggine da parte di Brizé) ma, forse, la riconnessione con sé stessi, e questo vale per tutt'e due. Film elegante, dove non mancano tratti di sottile ironia, formalmente ineccepibile, una gran bella fotografia e una colonna sonora davvero notevole, curata da Vincent Delerm: una certa lentezza alla fine non guasta, perché serve a far sedimentare le sensazioni dello spettatore e a osservare con attenzione i dettagli. Brizé non delude mai.
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