"Serenity - L'isola dell'inganno" (Serenity) di Steven Knight. Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Djimon Hounsou, Diane Lane, Jason Clarke, Jeremy Strong e altri. USA 2019 ★★★
Clamoroso flop al botteghino negli USA, non ha trovato una grande accoglienza nemmeno da questa sponda dell'Atlantico, specialmente da parte della critica; per atmosfere, personaggi e luoghi vagamente hemingwayani (siamo a Plymouth, un'isola che non c'è e si suppone dalle parti dei Caraibi; in realtà la location non si trovava in una delle Keys al largo della Florida, bensì in una delle Mauritius) ci si aspetta un noir di quelli hard boiled anni Quaranta, ma dopo metà film si comincia a capire che qualcosa non quadra e l'inganno (rivelatore l'occhiello aggiunto all'edizione italiana del titolo) che frega sia i suddetti personaggi sia lo spettatore viene pienamente svelato nel finale: siamo in un gioco, anche di parole, per dirla con Edoardo Bennato, per la precisione in un videogioco creato dalla mente di un adolescente "difficile", rimasto a sei anni orfano di padre, morto in Irak in una delle tante missioni USA a portare la loro idea di democrazia in giro per il mondo. Eppure il torrido mondo tropicale e la strana fauna umana che popola l'isola sembrano all'inizio più che reali: il collerico e indebitato Baker Dill (McConaughey) proprietario e capitano della barca con cui porta a pesca i ricchi turisti che giungono a Plymouth, ossessionato dalla caccia a un tonno gigante; il suo saggio e prudente secondo di colore (Djimon Hounsou); la ex moglie di Baker, Karen (Anne Hathaway incredibilmente virata in biondo), che riappare dal passato per fargli una proposta che non può rifiutare in nome dell'antico amore adolescenziale e del figlio che Patrick che hanno avuto in comune e con cui il padre sembra essere in contatto telepatico: uccidere il nuovo marito, il bastardo della situazione interpretato da un cattivo per definizione come Jason Clarke, il quale la picchia e maltratta il ragazzino, simulando un incidente di pesca. Accetterà o non accetterà? In attesa del momento della verità e della fatidica decisione tra bene e male Baker-McConaughey, tra uno shottino di rum e un altro si sollazza con Constance, la Milf di turno (Diane Lane), non trascurando un ripassino all'ex consorte stoppato sul più bello, per la gioia delle spettatrici in sala esibisce abbondanti porzioni del suo corpo muscoloso ma asciutto, soprattutto le terga ma mai l'arnese (il film è pur sempre USA) e gli altri personaggi fanno da corollario, compreso un gatto nero, l'attore più in parte dell'intero cast. Che è di prim'ordine ma parte anch'esso della parodia: McConaughey, l'improbabile bionda Anne Hathaway, Jason Clarke e la stessa Diane Lane la fanno di sé stessi (ignoro quanto ne fossero consapevoli quando hanno girato il film e se fossero al corrente di come Steven Knight, di cui peraltro ricordo l'ottimo Locke, lo avrebbe montato). Ecco, se vi aspettate un vero e proprio thriller, come lo ha presentato la casa di produzione, rimanete pure a casa; se prendete Serenity per la farsa che in effetti è, e probabilmente voleva essere nelle intenzioni del regista, potreste trovarlo perfino buono. Così come, in un impeto di generosità, faccio io.
Clamoroso flop al botteghino negli USA, non ha trovato una grande accoglienza nemmeno da questa sponda dell'Atlantico, specialmente da parte della critica; per atmosfere, personaggi e luoghi vagamente hemingwayani (siamo a Plymouth, un'isola che non c'è e si suppone dalle parti dei Caraibi; in realtà la location non si trovava in una delle Keys al largo della Florida, bensì in una delle Mauritius) ci si aspetta un noir di quelli hard boiled anni Quaranta, ma dopo metà film si comincia a capire che qualcosa non quadra e l'inganno (rivelatore l'occhiello aggiunto all'edizione italiana del titolo) che frega sia i suddetti personaggi sia lo spettatore viene pienamente svelato nel finale: siamo in un gioco, anche di parole, per dirla con Edoardo Bennato, per la precisione in un videogioco creato dalla mente di un adolescente "difficile", rimasto a sei anni orfano di padre, morto in Irak in una delle tante missioni USA a portare la loro idea di democrazia in giro per il mondo. Eppure il torrido mondo tropicale e la strana fauna umana che popola l'isola sembrano all'inizio più che reali: il collerico e indebitato Baker Dill (McConaughey) proprietario e capitano della barca con cui porta a pesca i ricchi turisti che giungono a Plymouth, ossessionato dalla caccia a un tonno gigante; il suo saggio e prudente secondo di colore (Djimon Hounsou); la ex moglie di Baker, Karen (Anne Hathaway incredibilmente virata in biondo), che riappare dal passato per fargli una proposta che non può rifiutare in nome dell'antico amore adolescenziale e del figlio che Patrick che hanno avuto in comune e con cui il padre sembra essere in contatto telepatico: uccidere il nuovo marito, il bastardo della situazione interpretato da un cattivo per definizione come Jason Clarke, il quale la picchia e maltratta il ragazzino, simulando un incidente di pesca. Accetterà o non accetterà? In attesa del momento della verità e della fatidica decisione tra bene e male Baker-McConaughey, tra uno shottino di rum e un altro si sollazza con Constance, la Milf di turno (Diane Lane), non trascurando un ripassino all'ex consorte stoppato sul più bello, per la gioia delle spettatrici in sala esibisce abbondanti porzioni del suo corpo muscoloso ma asciutto, soprattutto le terga ma mai l'arnese (il film è pur sempre USA) e gli altri personaggi fanno da corollario, compreso un gatto nero, l'attore più in parte dell'intero cast. Che è di prim'ordine ma parte anch'esso della parodia: McConaughey, l'improbabile bionda Anne Hathaway, Jason Clarke e la stessa Diane Lane la fanno di sé stessi (ignoro quanto ne fossero consapevoli quando hanno girato il film e se fossero al corrente di come Steven Knight, di cui peraltro ricordo l'ottimo Locke, lo avrebbe montato). Ecco, se vi aspettate un vero e proprio thriller, come lo ha presentato la casa di produzione, rimanete pure a casa; se prendete Serenity per la farsa che in effetti è, e probabilmente voleva essere nelle intenzioni del regista, potreste trovarlo perfino buono. Così come, in un impeto di generosità, faccio io.
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