"Conversazione su Tiresia" di e con Andrea Camilleri. Italia, 2018 ★★★★★
L'occasione di rendere il mio personale saluto all'autore siciliano recentemente deceduto mi si è presentata per puro caso: mi ero perso la proiezione al cinema, il 5, 6 e 7 novembre scorso presentata da NexoDigital, dello spettacolo tenuto da Andrea Camilleri l'11 giugno dell'anno scorso al Teatro Greco di Siracusa gremito, e caso ha voluto che la visione della pellicola, riproposta martedì scorso nell'ambito di Secret Garden, manifestazione di cinema all'aperto promossa dal Comune (nel cartellone di UdinEstate) e curata dal CEC, venisse spostata in una delle sale del Centrale (unico cinema rimasto aperto in città, non considerando i multisala inseriti negli orridi centri commerciali situati nei sobborghi) causa maltempo, in questo caso provvidenziale, al posto di un film che mi accingevo a vedere per pura disperazione. In sostanza "Conversazione su Tiresia" mi si è imposto ed è stato un bene, perché merita davvero. Chi conosce Camilleri anche solo come autore del Commissario Montalbano (e a prescindere dal suo essere stato, prima che romanziere, valente e riconosciuto sceneggiatore, regista sia teatrale sia televisivo nonché drammaturgo) sa quanto gusto avesse della narrazione, e in questi 75' da solo, seduto al centro del palcoscenico come se stesse di fronte a un caminetto, assistito da un ragazzo accoccolato ai suoi piedi chemai ha dovuto intervenire nel suo ruolo di suggeritore ma limitandosi a porgergli di tanto in tanto un bicchier d'acqua e accompagnato, in alcuni passaggi, da un flauto; alle spalle uno schermo dove vengono proiettate immagini classiche e alcuni testi in sovrimpressione, dà una prova dell'incredibile lucidità che avesse ai suoi 93 anni; della memoria intatta e vivida; del gusto di vivere e di raccontarla (per dirla con Gabriel García Márquez); dell'essere un uomo di vasta cultura e della capacità di comunicarla con semplicità, ma senza mai banalizzazioni, in modo che chiunque fosse messo in condizione di capire: un vero, autentico intellettuale, senza la spocchia che troppo spesso accompagna la categoria, merce rarissima e non soltanto nel nostro Paese. Nella sua conversazione, Camilleri racconta in prima persola la storia dell'indovino tebano, di come avesse sperimentato l'essere trasformato in femmina e poi di nuovo in uomo ma ridotto alla cecità (come del resto il cuntatore negli ultimi anni) facendo giustizia delle varie teorie su come fosse stato privato della vista e quindi del passaggio da Tiresia in quanto persona a personaggio, maschera, ossia di come fosse stato ritratto dagli autori che si sono occupati di lui nel corso di oltre due millenni, da Esiodo a Sofocle a Omero; da Ovidio a Seneca; da Dante ad Apollinaire, da Virginia Woolf a Ezra Pound, Da Primo Levi a Cesare Pavese a Pier Paolo Pasolini... Non un attimo di indecisione, nel massimo della naturalezza ed espresso con una grande umanità ed empatia, un gioiello prezioso, che andrebbe diffuso il più possibile, specie nelle scuole. Grazie, Maestro, ancora una volta.
L'occasione di rendere il mio personale saluto all'autore siciliano recentemente deceduto mi si è presentata per puro caso: mi ero perso la proiezione al cinema, il 5, 6 e 7 novembre scorso presentata da NexoDigital, dello spettacolo tenuto da Andrea Camilleri l'11 giugno dell'anno scorso al Teatro Greco di Siracusa gremito, e caso ha voluto che la visione della pellicola, riproposta martedì scorso nell'ambito di Secret Garden, manifestazione di cinema all'aperto promossa dal Comune (nel cartellone di UdinEstate) e curata dal CEC, venisse spostata in una delle sale del Centrale (unico cinema rimasto aperto in città, non considerando i multisala inseriti negli orridi centri commerciali situati nei sobborghi) causa maltempo, in questo caso provvidenziale, al posto di un film che mi accingevo a vedere per pura disperazione. In sostanza "Conversazione su Tiresia" mi si è imposto ed è stato un bene, perché merita davvero. Chi conosce Camilleri anche solo come autore del Commissario Montalbano (e a prescindere dal suo essere stato, prima che romanziere, valente e riconosciuto sceneggiatore, regista sia teatrale sia televisivo nonché drammaturgo) sa quanto gusto avesse della narrazione, e in questi 75' da solo, seduto al centro del palcoscenico come se stesse di fronte a un caminetto, assistito da un ragazzo accoccolato ai suoi piedi chemai ha dovuto intervenire nel suo ruolo di suggeritore ma limitandosi a porgergli di tanto in tanto un bicchier d'acqua e accompagnato, in alcuni passaggi, da un flauto; alle spalle uno schermo dove vengono proiettate immagini classiche e alcuni testi in sovrimpressione, dà una prova dell'incredibile lucidità che avesse ai suoi 93 anni; della memoria intatta e vivida; del gusto di vivere e di raccontarla (per dirla con Gabriel García Márquez); dell'essere un uomo di vasta cultura e della capacità di comunicarla con semplicità, ma senza mai banalizzazioni, in modo che chiunque fosse messo in condizione di capire: un vero, autentico intellettuale, senza la spocchia che troppo spesso accompagna la categoria, merce rarissima e non soltanto nel nostro Paese. Nella sua conversazione, Camilleri racconta in prima persola la storia dell'indovino tebano, di come avesse sperimentato l'essere trasformato in femmina e poi di nuovo in uomo ma ridotto alla cecità (come del resto il cuntatore negli ultimi anni) facendo giustizia delle varie teorie su come fosse stato privato della vista e quindi del passaggio da Tiresia in quanto persona a personaggio, maschera, ossia di come fosse stato ritratto dagli autori che si sono occupati di lui nel corso di oltre due millenni, da Esiodo a Sofocle a Omero; da Ovidio a Seneca; da Dante ad Apollinaire, da Virginia Woolf a Ezra Pound, Da Primo Levi a Cesare Pavese a Pier Paolo Pasolini... Non un attimo di indecisione, nel massimo della naturalezza ed espresso con una grande umanità ed empatia, un gioiello prezioso, che andrebbe diffuso il più possibile, specie nelle scuole. Grazie, Maestro, ancora una volta.
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