"La ragazza nella nebbia" di Donato Carrisi. Con Toni Servillo, Alessio Boni, Galatea Ranzi, Antonio Gerardi, Lorenzo Richelmy, Michela Cescon, Lucrezia Guidone, Jean Reno, Thierry Toscan, Greta Scacchi, Daniela Piazza. Italia, Francia, Germania 2017 ★★★★½
Pur essendo da sempre lettore di noir, con predilezione per quelli sudamericani, come usa sottolineare qualcuno di mia conoscenza, fino a quando qualche mese fa non ho letto una lunga, doviziosa e spiritosa intervista a Donato Carrisi, ero convinto che si trattasse di un italo-americano, e non dell'autore di thriller italiano, pugliese di Martina Franca, più letto al mondo, tradotto in 24 lingue; non avendone mai letto uno ero nelle condizioni migliori per gustarmi senza pregiudizi il suo esordio dietro la macchina da presa, che ha del miracoloso se si pensa che si dichiara sì appassionato di cinema da sempre (e autore di sceneggiature, anche per la TV: lo si nota anche dalle citazioni, puntuali ma mai eccessive) e di esservisi ispirato per elaborare le trame dei suoi libri, ma senza esperienza specifica. Intanto per come è riuscito a mettere insieme un cast di prim'ordine convincendo gli attori della bontà dell'idea e facendolo funzionare come un'orologio di precisione; poi per come ha girato il film, coi tempi e le inquadrature, ambientazioni giuste e una fotografia ineccepibile: la tensione rimane alta fino all'ultimo fotogramma e la vicenda, nonostante la sua complessità e i colpi di scena, raccontata con linearità nonostante alcuni balzi temporali avanti e indietro, risulta perfettamente comprensibile. Siamo all'altezza dei migliori prodotti statunitensi e dei registi più celebrati: di primo acchito mi sono venuti in mente i fratelli Coen. La trama ruota attorno alla sparizione di Anna Lou, una ragazzina sedicenne dai capelli rossi, la sera di un nebbioso 23 dicembre davanti alla porta di casa: l'ambiente famigliare è cattolico tradizionalista e ruota attorno a una confraternita che ha tratti di setta; quello fisico Achevot, un paese montano di fantasia collocato in una valle senza sbocco, un tempo florido centro turistico ora decaduto. A condurre le indagini l'esperto ispettore Vogel, già al centro del caso del "Mutilatore" (il richiamo esplicito è a Unabomber e alla relativa montatura mediatica), tanto abile quanto propenso a suscitare l'attenzione di stampa e TV per coprire le lacune della polizia facendo capire che potrebbe trattarsi di un rapimento da parte di un maniaco e individuando in un insegnante di letteratura del liceo locale, Loris Martini, privo di alibi per quel giorno, il mostro da dare indirettamente in pasto alle belve dell'informazione-spettacolo. Oltre a questi due personaggi vi sono un anziano psichiatra, Flores, chiamato a interrogare l'ispettore ricapitato sul luogo qualche tempo dopo i fatti, ritrovato in stato catatonico dopo un incidente in auto e con cui ricostruisce gli avvenimenti del Caso Anna Lou in flash back; Stella, una giornalista televisiva cinica e spregiudicata quanto Vogel; un avvocato che conosce alla perfezione il gioco che si sta giocando; tutti ambigui, vanesi, inquietanti, cinici: a nessuno di essi interessano davvero la verità e la giustizia né sapere chi sia stato realmente il responsabile della sparizione della ragazza, tranne che all'ispettore Vogel, ma solo perché ormai caduto in disgrazia e per ripicca personale, non per consegnarlo alla giustizia. Detto altrimenti, come nella realtà, nessuno che controlli il controllore e creazione sistematica del caso mediatico con relativo circo che vi ruota attorno e sicura fonte di guadagno per tutti, oltre che di distrazione per le masse da rincoglionire: il messaggio di Carrisi è chiarissimo e ce n'è per tutti senza che la denuncia prenda il sopravvento sul racconto e senza che questo si trasformi in un cervellotico esercizio intellettualoide e in una masturbazione ideologica. Complimenti vivissimi a lui, a tutti indistintamente gli interpreti e a chi ha lavorato e prodotto questo anomalo thriller di impianto sostanzialmente teatrale e di rara efficacia. Da non perdere
Pur essendo da sempre lettore di noir, con predilezione per quelli sudamericani, come usa sottolineare qualcuno di mia conoscenza, fino a quando qualche mese fa non ho letto una lunga, doviziosa e spiritosa intervista a Donato Carrisi, ero convinto che si trattasse di un italo-americano, e non dell'autore di thriller italiano, pugliese di Martina Franca, più letto al mondo, tradotto in 24 lingue; non avendone mai letto uno ero nelle condizioni migliori per gustarmi senza pregiudizi il suo esordio dietro la macchina da presa, che ha del miracoloso se si pensa che si dichiara sì appassionato di cinema da sempre (e autore di sceneggiature, anche per la TV: lo si nota anche dalle citazioni, puntuali ma mai eccessive) e di esservisi ispirato per elaborare le trame dei suoi libri, ma senza esperienza specifica. Intanto per come è riuscito a mettere insieme un cast di prim'ordine convincendo gli attori della bontà dell'idea e facendolo funzionare come un'orologio di precisione; poi per come ha girato il film, coi tempi e le inquadrature, ambientazioni giuste e una fotografia ineccepibile: la tensione rimane alta fino all'ultimo fotogramma e la vicenda, nonostante la sua complessità e i colpi di scena, raccontata con linearità nonostante alcuni balzi temporali avanti e indietro, risulta perfettamente comprensibile. Siamo all'altezza dei migliori prodotti statunitensi e dei registi più celebrati: di primo acchito mi sono venuti in mente i fratelli Coen. La trama ruota attorno alla sparizione di Anna Lou, una ragazzina sedicenne dai capelli rossi, la sera di un nebbioso 23 dicembre davanti alla porta di casa: l'ambiente famigliare è cattolico tradizionalista e ruota attorno a una confraternita che ha tratti di setta; quello fisico Achevot, un paese montano di fantasia collocato in una valle senza sbocco, un tempo florido centro turistico ora decaduto. A condurre le indagini l'esperto ispettore Vogel, già al centro del caso del "Mutilatore" (il richiamo esplicito è a Unabomber e alla relativa montatura mediatica), tanto abile quanto propenso a suscitare l'attenzione di stampa e TV per coprire le lacune della polizia facendo capire che potrebbe trattarsi di un rapimento da parte di un maniaco e individuando in un insegnante di letteratura del liceo locale, Loris Martini, privo di alibi per quel giorno, il mostro da dare indirettamente in pasto alle belve dell'informazione-spettacolo. Oltre a questi due personaggi vi sono un anziano psichiatra, Flores, chiamato a interrogare l'ispettore ricapitato sul luogo qualche tempo dopo i fatti, ritrovato in stato catatonico dopo un incidente in auto e con cui ricostruisce gli avvenimenti del Caso Anna Lou in flash back; Stella, una giornalista televisiva cinica e spregiudicata quanto Vogel; un avvocato che conosce alla perfezione il gioco che si sta giocando; tutti ambigui, vanesi, inquietanti, cinici: a nessuno di essi interessano davvero la verità e la giustizia né sapere chi sia stato realmente il responsabile della sparizione della ragazza, tranne che all'ispettore Vogel, ma solo perché ormai caduto in disgrazia e per ripicca personale, non per consegnarlo alla giustizia. Detto altrimenti, come nella realtà, nessuno che controlli il controllore e creazione sistematica del caso mediatico con relativo circo che vi ruota attorno e sicura fonte di guadagno per tutti, oltre che di distrazione per le masse da rincoglionire: il messaggio di Carrisi è chiarissimo e ce n'è per tutti senza che la denuncia prenda il sopravvento sul racconto e senza che questo si trasformi in un cervellotico esercizio intellettualoide e in una masturbazione ideologica. Complimenti vivissimi a lui, a tutti indistintamente gli interpreti e a chi ha lavorato e prodotto questo anomalo thriller di impianto sostanzialmente teatrale e di rara efficacia. Da non perdere
Nessun commento:
Posta un commento