"Ammore e malavita" di Antonio e Marco Manetti. Con Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Giampaolo Morelli, Raiz, Serena Rossi, Franco Ricciardi e altri. Italia 2017 ★★★★½
Tre anni di attesa e i Manetti Bros, fratelli registi romani che danno il meglio di sé in trasferta armi e bagagli in quel di Napoli, hanno stravinto la scommessa, conquistando la Serie A con un film che è un caleidoscopio di generi di Serie B: il pur ottimo e sorprendente Song 'e Napule che lo ha preceduto è stata la prova generale di una pellicola che una giuria un minimo più spregiudicata e per una volta al passo con il gusto del pubblico e della critica meno conformista ed esterofila di quella del Festival di Venezia avrebbe premiato con un meritatissimo Leone d'Oro. E invece niente, però avrà l'apprezzamento di chi, attraverso il passaparola, si convincerà a recarsi nelle sale per due ore e passa di divertimento garantito, fin dalla prima scena: un tour a Scampia, con visita alle "Vele": The Ultimate Touristic Experience, con scippo incluso, per gruppi di turisti, in questo caso statunitensi, con tanto di balletto (e siccome la realtà supera la fantasia, i tour a Scampia, nella location di Gomorra, vengono organizzati davvero). Ecco, l'unico appunto è la durata forse eccessiva: una sforbiciata di una ventina di minuti avrebbe valso, da parte mia, un punteggio massimo come quello che avevo attribuito a La La Land ma a quelle altezze comunque siamo, con la differenza che, trattandosi di un musical criminale ispirato alla sceneggiata napoletana con riferimenti alla realtà partenopea come viene percepita dagli italiani (perché così proposta, e non solo da Saviano & Co), non è così universalmente comprensibile e dunque esportabile, ma non è detto che non venga apprezzato a dovere anche all'estero. La vicenda ruota attorno alla falsa morte di un capobastone della Camorra, O' re do pesce di Pozzuoli, Vincenzo Strozzalone, a seguito di un attentato fallito, inscenata su ispirazione della moglie Maria (Carlo Buccirosso, strepitoso, e Claudia Gerini all'altezza: una vera donna di spettacolo a tutto tondo) che "risolve problemi" traendo ispirazione dalle trame dei film, in questo caso Si vive solo due volte, per cui ad andarci di mezzo è un povero commesso di un negozio di scarpe che per sua sfortuna somiglia al boss che, in attesa dei funerali e di una fuga all'estero con la gentile consorte, si rifugia nella Panic Room di famiglia. Peccato che testimone della sostituzione di cadavere, all'ospedale, sia un'infermiera avventizia, Fatima (la bravissima Serena Rossi di Un posto al sole) che va eliminata. A darle la caccia la coppia fraterna di feroci sicari di Don Vincenzo, chiamati "Le tigri", Raiz (cfr Almamegretta) e Ciro (lo statuario e glacialmente afasico Ciro (Giampaolo Morelli, già protagonista di Song e' Napule: fenomenale), un Daniel Craig in versione Posillipo, primo e unico amore di Fatima, persa e ritrovata in questa sfortunata occasione. Costretto a tradire il clan per difendere la ragazza, scatenerà una strage con l'inesorabilità di un film dei Coen, citazioni tarantinane e trame internazionali nonché uso di tecnologie e intrecci internazionali da 007. Impossibile non sghignazzare dal primo all'ultimo minuto, oltre a rimanere ammirati per la bravura di tutti gli interpreti, tutti capaci di recitare, cantare e ballare come si deve; la precisione della regia e della fotografia, che spazia volutamente dall'autentico (il Rione Sanità, Posillipo, Pozzuoli, Torre del Greco, Scampia per l'appunto, ma come luogo turistico) al cartolinesco più scontato; una sceneggiatura solida in grado di reggere anche la durata forse eccessiva del film. Un grazie a tutti, e soprattutto alla non ancora premiata ditta Manetti Bros per avere inferto un colpo mortale al gomorrismo, ridicolizzandolo, oltre che sbertucciato come si deve gli americani e demolito una serie di luoghi comuni non indifferente, giocandoci. Da non mancare.
Tre anni di attesa e i Manetti Bros, fratelli registi romani che danno il meglio di sé in trasferta armi e bagagli in quel di Napoli, hanno stravinto la scommessa, conquistando la Serie A con un film che è un caleidoscopio di generi di Serie B: il pur ottimo e sorprendente Song 'e Napule che lo ha preceduto è stata la prova generale di una pellicola che una giuria un minimo più spregiudicata e per una volta al passo con il gusto del pubblico e della critica meno conformista ed esterofila di quella del Festival di Venezia avrebbe premiato con un meritatissimo Leone d'Oro. E invece niente, però avrà l'apprezzamento di chi, attraverso il passaparola, si convincerà a recarsi nelle sale per due ore e passa di divertimento garantito, fin dalla prima scena: un tour a Scampia, con visita alle "Vele": The Ultimate Touristic Experience, con scippo incluso, per gruppi di turisti, in questo caso statunitensi, con tanto di balletto (e siccome la realtà supera la fantasia, i tour a Scampia, nella location di Gomorra, vengono organizzati davvero). Ecco, l'unico appunto è la durata forse eccessiva: una sforbiciata di una ventina di minuti avrebbe valso, da parte mia, un punteggio massimo come quello che avevo attribuito a La La Land ma a quelle altezze comunque siamo, con la differenza che, trattandosi di un musical criminale ispirato alla sceneggiata napoletana con riferimenti alla realtà partenopea come viene percepita dagli italiani (perché così proposta, e non solo da Saviano & Co), non è così universalmente comprensibile e dunque esportabile, ma non è detto che non venga apprezzato a dovere anche all'estero. La vicenda ruota attorno alla falsa morte di un capobastone della Camorra, O' re do pesce di Pozzuoli, Vincenzo Strozzalone, a seguito di un attentato fallito, inscenata su ispirazione della moglie Maria (Carlo Buccirosso, strepitoso, e Claudia Gerini all'altezza: una vera donna di spettacolo a tutto tondo) che "risolve problemi" traendo ispirazione dalle trame dei film, in questo caso Si vive solo due volte, per cui ad andarci di mezzo è un povero commesso di un negozio di scarpe che per sua sfortuna somiglia al boss che, in attesa dei funerali e di una fuga all'estero con la gentile consorte, si rifugia nella Panic Room di famiglia. Peccato che testimone della sostituzione di cadavere, all'ospedale, sia un'infermiera avventizia, Fatima (la bravissima Serena Rossi di Un posto al sole) che va eliminata. A darle la caccia la coppia fraterna di feroci sicari di Don Vincenzo, chiamati "Le tigri", Raiz (cfr Almamegretta) e Ciro (lo statuario e glacialmente afasico Ciro (Giampaolo Morelli, già protagonista di Song e' Napule: fenomenale), un Daniel Craig in versione Posillipo, primo e unico amore di Fatima, persa e ritrovata in questa sfortunata occasione. Costretto a tradire il clan per difendere la ragazza, scatenerà una strage con l'inesorabilità di un film dei Coen, citazioni tarantinane e trame internazionali nonché uso di tecnologie e intrecci internazionali da 007. Impossibile non sghignazzare dal primo all'ultimo minuto, oltre a rimanere ammirati per la bravura di tutti gli interpreti, tutti capaci di recitare, cantare e ballare come si deve; la precisione della regia e della fotografia, che spazia volutamente dall'autentico (il Rione Sanità, Posillipo, Pozzuoli, Torre del Greco, Scampia per l'appunto, ma come luogo turistico) al cartolinesco più scontato; una sceneggiatura solida in grado di reggere anche la durata forse eccessiva del film. Un grazie a tutti, e soprattutto alla non ancora premiata ditta Manetti Bros per avere inferto un colpo mortale al gomorrismo, ridicolizzandolo, oltre che sbertucciato come si deve gli americani e demolito una serie di luoghi comuni non indifferente, giocandoci. Da non mancare.
Nessun commento:
Posta un commento