giovedì 10 marzo 2016

Suffragette

"Suffragette" di Sarah Gavron. Con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Anne Marie Duff, Romola Garai, Brendan Gleeson, Natalie Press, Ben Winshaw, Meryl Streep e altri. Gran Bretagna 2015 ★★★½
Il merito principale del film di Sarah Gavron è di aver ricostruito la lotta delle donne per il diritto al voto nell'Inghilterra dell'inizio del secolo scorso con uno sguardo diverso da quello tutto sommato condiscendente della "narrazione" ufficiale, che la vedeva condotta da un gruppo di donne borghesi che tutto sommato avevano "del bel tempo" da dedicare a questa battaglia, guidate da una loro rappresentante di alto rango e grande capacità ed energia, Emmeline Pankhurst, inquadrandola nell'insieme delle rivendicazioni per l'emancipazione femminile, che riguardavano non solo i diritti civili, come si direbbe oggi, ma anche le condizioni di lavoro e di salute e il ruolo delle donne sia davanti alla legge sia all'interno delle famiglie, cui parteciparono, come è emerso da documenti e lettere consultati dalla regista assieme alla sceneggiatrice Abi Morgan, anche un buon numero di donne di tutte le condizioni sociali, in buon numero di estrazione proletaria. In mezzo a una serie di personaggi realmente esistiti come la Pankhurst (a cui, proprio per sottolineare il punto di vista delle autrici, è riservato un cameo interpretato da Meryl Streep, non a caso l'unica delle attrici a non essere britannica), la farmacista ed esperta in arti marziali Edith Garrud (Helena Bonham Carter) coadiuvata dal marito "collaborazionista" ed Emily Davison, che sacrificò la sua vita nel derby di Epsom facendosi travolgere dal cavallo di Re Giorgio V mentre tentava di attaccargli la bandiera bianco-viola e verde del movimento (Natalie Press), il film  centrala sua attenzione sulla figura inventata, ma più che credibile, di Maud Watts (Carey Mulligan), 24 enne moglie e madre, figlia naturale di una lavandaia, rimasta orfana a 4 anni, che ha vissuto tutta la sua vita all'interno della lavanderia industriale di cui è proprietario Mr Taylor, che non solo sfrutta le proprie operaie ma ne abusa pure sessualmente, che rimane coinvolta per caso in un'azione delle suffragette, come venivano sarcasticamente definite dalla stampa dell'epoca, in cui sfondavano a sassate le vetrine del centro di Londra. Pur timida e rispettosa del suo ruolo in famiglia, proprio pensando a come sarebbe stato il futuro del suo bimbo se fosse nato femmina, e facendo conoscenza con altre donne della Women's Social and Political Union, tra cui la sua compagna di lavoro Violet, splendida figura resa intensamente da Anne Marie Duff, prende man man coscienza e, durante il suo percorso di avvicinamento alla militanza attiva fino alla sua pratica, viene presa di mira dalla polizia e arrestata più volte (subendo anche l'alimentazione forzata), perde prima il lavoro, poi il figlio (fatto adottare dal marito codardo a una famiglia abbiente) e la casa, e infine, nel 1913, la sua compagna di lotta Emily Davison, la cui morte e i funerali, che videro la partecipazione massiccia di donne e popolo, attirarono finalmente sul movimento quell'attenzione da parte della stampa, che fino ad allora si era autocensurata per compiacere, guarda che novità, il potere politico. Su un documento filmato d'epoca relativo alle esequie della Davison si chiude questo film onesto, ben scritto, non esente da qualche ingenuità ma sincero, mai noioso e ambientato con molta cura e ben interpretato da tutto il cast.

1 commento:

  1. Hanno inventato le lavatrici ma non è cambiato molto. Se nelle nostre fabbriche i padroni non abusano più sessualmente delle operaie è perché da una parte le fabbriche le hanno chiuse o trasferite in paesi a manodopera più conveniente; dall'altra nulla sappiamo su cosa succede appunto in quelle fabbriche convenienti.
    Di certo nei paesi poveri del sud-est asiatico le donne vengono ancora vednute dalle stesse famiglie, finendo prima nei bordelli e poi nelle fabbriche, così da usare bene e fino in fondo l'investmento iniziale.
    Senza parlare dei paesi sauditi dove finiscono a fare letteralmente le schiave per le ricche famiglie che le considerano meno di uno zerbino per il cane.
    Nessun passo avanti, solo di lato. tanto mica siamo colpiti da ciò che non sappiamo e non vediamo, no?

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