giovedì 5 marzo 2015

Vizio di forma

"Vizio di forma" (Inherent Vice) di Paul Thomas Anderson. Con Joaquin Phoenix, Katherine Waterston, Josh Brolin, Reese Witherspoon, Benicio Del Toro, Eric Roberts, Owen Wilson, Sasha Pieterse. USA 2014 ★★★★
A prescindere dal titolo che sembra tradotto da Matteo Renzi per la totale incomprensione dell'inglese (giuridicamente, e usato specialmente in campo assicurativo, il rischio intrinseco è quello inevitabile, inerente a una determinata attività, e qui allude a quello di ogni sistema di deflagrare sotto le spinte delle sue componenti interne) e dall'essere, almeno apparentemente, senza trama, per cui chi si attende un giallo dallo svolgimento lineare e una conclusione logica è meglio che lo eviti, è un film che suscita impressioni che,  nel mio caso, già positive in partenza, lasciate decantare ne fanno aumentare spessore e senso. Doc Sportello, un sorprendentemente bravo e intenso Joaquin Phoenix, è un Philip Marlowe trasportato nel 1970, sempre in California, e sempre in un periodo di cambio epocale: quello del tramonto del sogno hippie e libertario e i prodromi degli sciagurati anni Ottanta che avrebbero portato al trionfo quell'Edonismo Reaganiano, termine genialmente inventato qui da noi, che ne è il fondamento ideologico e che, con qualche variante, domina tuttora. Costantemente avvolto nei fumi della cannabis, Doc è incaricato dall'ex convivente Shasta, di cui è ancora innamorato, di ritrovare il suo attuale fidanzato, il palazzinaro  Wolfmann, che si sospetta sia stato rapito per farlo ricoverare in una clinica psichiatrica al fine di sottrargli il patrimonio, e nonostante sia costantemente intronato e apparentemente sfasato rispetto alla realtà, ha intuito e acume sufficienti per rintracciarlo, nonostante gli intralci postigli dalla sua "nemesi", il tenente Bigfoot Bjornsen, interpretato dall'altrettanto bravo Josh Brolin, che inizialmente lo accusa di omicidio, e da una banda di Hell's Angels nazistizzati in combutta con frange del Black Power (il tutto e il contrario di tutto). Senza un filo logico e, come accennato, senza una trama vera e propria ma che può contare su una sceneggiatura impeccabile, è una pellicola tutta sensazioni che si insinuano sotto traccia grazie alle vivide atmosfere rétro che rende grazie a una fotografia strepitosa e una grande attenzione ai particolari; una colonna sonora puntuale e di prima qualità tra cui spiccano alcuni "pezzi forti" di Neil Young; un ritmo vagamente allucinogeno e comunque coinvolgente che alterna accelerazioni a momenti onirici, colpi a sorpresa e fasi d riflessioni non banali; l'immedesimazione che suscitano i personaggi, tutti azzeccati e affidati ad attori in gran forma: per certi versi, oltre ad alcuni adattamenti dei noir di Chandler, mi ha ricordato "China Town" e perfino "Professione Reporter". Un film singolare, da assaporare, che mi ha pienamente soddisfatto. 

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