sabato 31 maggio 2014

La rava, la fava, la Sava... e il Danubio a Belgrado

Il punto di confluenza della Sava nel Danubio

BELGRADO - Ha compiuto sette anni due giorni fa questo blog non solo itinerante, nella sua reincarnazione "googhliana" dopo la gloriosa epoca della piattaforma Spilnder, e aveva preso l'avvio in occasione del mio compleanno del 2007 che avevo trascorso anche allora nel cuore dei Balcani, tra Mostar e Sarajevo, secondo l'abitudine di regalarmi una breve escursione in luoghi che mi sono particolarmente congeniali per la ricorrenza, tanto più necessaria di questi tempi per disintossicarmi dall'aria che tira nella Terra dei Cachi, che sta confermandosi altresì anche dei macachi, considerato come continua a votare la stragrande maggioranza dei suoi abitanti. E' ben vero che, essendo quella del viaggio la dimensione in cui mi riconosco di più e che gradisco di per sé, difficilmente mi capita che un posto non mi piaccia (è successo però negli USA e a New York in particolare: niente di strano, considerato quanto mi ripugni quel Paese e il suo modus vivendi et operandi, ma anche in quel caso non mi hanno lasciato indifferente), però Belgrado occupa un posto particolare nel mio cuore, e sono contento di esserci tornato per una visita più approfondita  di quelle precedenti, sempre di passaggio e ormai remote. Sarebbe buona regola non svelare le isole felici e le "chicche" che si scoprono vagabondando, e questo non vale solo per quelle gastronomiche, per evitare che si sparga la voce e che vengano invase da profanatori che finiscono per rovinarle, però so che, salvo chi capiti da queste parti per caso, i mie lettori sono scelti oltre che rari, per cui si tratterebbe di rivelazioni fatte in via del tutto confidenziale. Nel caso di Belgrado, il primo e unico suggerimento è di venirci e semplicemente viverla, dedicandole due o tre giorni, sufficienti per farsene una buona idea mentre bastano poche ore per essere travolti dal suo spirito e dalla vitalità e simpatia dei suo abitanti, e seguire semplicemente l'onda: ce n'è per tutti i gusti, tutte le età e tutte le tasche, e anche il solo limitarsi agli acquisti dei più svariati prodotti può rivelarsi interessante oltre che conveniente. La città, affacciata da un lato sul Danubio, su cui domina la fortezza del Kalemagdan, e dall'altro sulla Sava, nel punto in cui quest'ultima vi confluisce, ha grosso modo gli abitanti di Milano, 1.300.000, mezzo milione in più con i sobborghi, anche se più estesa perché mediamente gli edifici sono più bassi e, essendo strutturata come una capitale con una sua funzione di rappresentanza, i viali sono più larghi e i parchi e giardini più numerosi: il suo centro lo si gira comodamente a piedi e comunque i mezzi pubblici sono numerosi e convenienti, come anche i taxi, numerosi e a ottimi prezzi sia di giorno sia di notte. Il segreto del suo fascino sta proprio nella sua eterogeneità: tra le più antiche città d'Europa, è stata distrutta e ricostruita a più riprese, anche negli ultimi due secoli (sono dell'Ottocento gli edifici più antichi e, sotto molti aspetti, è notevole la somiglianza con Vienna). Non mancano musei, gallerie, cinema, teatri, locali per tutti i gusti, negozi di ogni genere e soprattutto tantissime "kafane", concetto onnicomprensivo che sta per bar-ristorante-caffè-ritrovo, frequentate a ogni ora del giorno e disseminate in tutta la città, con le cucine in funzione non stop dal mattino fino almeno alle 10 di sera. Già ho accennato alla cattiva fama e ai pregiudizi che circondano la Serbia, e la sua capitale è il posto giusto per smentirli tutti in blocco: innanzitutto perché è una città multietnica, aperta, curiosa, accogliente; pulita e curata come mai ci si aspetterebbe dai famigerati e "temibili" balcanici, manco fossero dei selvaggi (o forse sì: nel senso che noialtri, ormai americanizzati e disumanizzati, siamo diventati degli alieni, pronti per farci sistemare un chip nel cervello), tra l'altro con una prevalenza di bella gente dalle facce intelligenti e sveglie. I serbi, in generale, poi, sono il popolo di gran lunga più simpatico, disponibile e accogliente di tutta l'area, e dunque il Paese quello in cui uno straniero si sente più a suo agio. Allegri, passionali, schietti, sono dotati di un umorismo sagace e di un forte senso dell'autoironia: popolo di carattere, non si è mai fatto mettere i piedi in testa da nessuno, come ben sanno turchi, tedeschi e, da ultimo gli americani, che non si piange addosso e reagisce nei momenti difficili che, nella sua storia, abbondano. Anche ora la situazione economica non è brillante (certo i danni alle strutture e infrastrutture causati dai criminali bombardamenti NATO su tutto il Paese e la capitale in particolare di 15 anni hanno contribuito in tal senso) e la gente ne parla apertamente, così come critica in gran parte una classe politica anche qui inetta e corrotta che non sa che pesci prendere, salvo rubare, e in questo tutto il mondo (globalizzato) è paese, però vanno avanti a vivere e a prenderla con lo spirito giusto e con energia, come testimonia la loro musica travolgente che scatena una voglia irresistibile di muoversi: una città energetica, come del resto la sua gastronomia. Zdravlje!


Il Danubio visto dalla Fortezza del Kalemagdan

2 commenti: