"Non dico altro" (Enough Said) di Nicole Holofcener. Con Julia Louis-Dreyfus, James Gandolfini, Catherine Keener, Toni Collette e altri. USA 2014 ★★
Mah! Come credo sia il caso di molti, ciò che mi ha spinto a vedere questo film è stata l'ultima interpretazione di James Gandolfini prima della sua morte avvenuta quasi un anno fa nonché l'accoglienza positiva ricevuta dalla pellicola, che però ho trovato banale e piuttosto sciatta, e dove l'unica cosa davvero convincente è stata la recitazione dell'attore italo-americano, la cui fama rimarrà per sempre legata al protagonista della fortunatissima serie TV de "I Soprano", e specializzato in ruoli cinematografici di gangster o poliziotto hard boiled: meritava una chance migliore di quella offertagli da questa regista incerta e poco convincente. Eppure qui dimostra tutto il suo talento e la sua sensibilità di attore fuori dal comune per la finezza con cui si mette nei panni di Albert, un single di ritorno di mezza età, che comincia una relazione con Eva, una massaggiatrice coetanea, che come lui è divorziata e ha una figlia in procinto di andare al college, conosciuta a una festa. Le cose sembrano andare bene, ma Eva scoprirà che una sua cliente, Marianne, che è anche una sua amica, una donna che le elenca tutte le pecche del proprio ex marito, è proprio l'ex moglie di Albert, e invece di chiarire subito la questione, tiene nascosta a entrambi la circostanza e lascia avvelenare il nuovo rapporto con l'uomo dalle parole dell'ex moglie, che lo definisce un disordinato, inetto a letto, un uomo senza pregi, in definitiva un perdente. Ovviamente alla fine il sotterfugio viene a galla, anche se Albert si era già accorto che man mano la loro storia si stava inceppando, tanto che gli sembrava di uscire con la sua ex consorte. Insomma, per stupidità, ipocrisia e per il diffuso desiderio di cambiare l'altro, non accettandolo in definitiva per quello che è ma volendolo trasformare in ciò che "gli altri" ritengono che debba essere, la relazione va incontro all'inevitabile fine, ma siccome siamo negli USA, o meglio, a Santa Monica, California, non lontano da Hollywood, l'ultima scena lascia spazio a un possibile Happy End. Il film sta a galla unicamente per le prove di Gandolfini, che mi ha ricordato il John Belushi di "Chiamami Aquila" per l'anomalia del suo personaggio rispetto a quelli che interpretava solitamente, e quella di Catherine Keene, di ben altro spessore rispetto a quella di una disorientata Julia-Louise Dreyfus, tutta mossette e smorfie (e poi dicono che sono gli italiani a gesticolare...), un'attrice che non sembra capace di uscire dalla dimensione meramente televisiva, mentre la pur brava Toni Collette si limita a fare la macchietta di una psicologa nevrotica alle prese con una colf latinoamericana furba e impertinente (questo sì un personaggio azzeccato). Insomma, niente di che. Peccato.
Mah! Come credo sia il caso di molti, ciò che mi ha spinto a vedere questo film è stata l'ultima interpretazione di James Gandolfini prima della sua morte avvenuta quasi un anno fa nonché l'accoglienza positiva ricevuta dalla pellicola, che però ho trovato banale e piuttosto sciatta, e dove l'unica cosa davvero convincente è stata la recitazione dell'attore italo-americano, la cui fama rimarrà per sempre legata al protagonista della fortunatissima serie TV de "I Soprano", e specializzato in ruoli cinematografici di gangster o poliziotto hard boiled: meritava una chance migliore di quella offertagli da questa regista incerta e poco convincente. Eppure qui dimostra tutto il suo talento e la sua sensibilità di attore fuori dal comune per la finezza con cui si mette nei panni di Albert, un single di ritorno di mezza età, che comincia una relazione con Eva, una massaggiatrice coetanea, che come lui è divorziata e ha una figlia in procinto di andare al college, conosciuta a una festa. Le cose sembrano andare bene, ma Eva scoprirà che una sua cliente, Marianne, che è anche una sua amica, una donna che le elenca tutte le pecche del proprio ex marito, è proprio l'ex moglie di Albert, e invece di chiarire subito la questione, tiene nascosta a entrambi la circostanza e lascia avvelenare il nuovo rapporto con l'uomo dalle parole dell'ex moglie, che lo definisce un disordinato, inetto a letto, un uomo senza pregi, in definitiva un perdente. Ovviamente alla fine il sotterfugio viene a galla, anche se Albert si era già accorto che man mano la loro storia si stava inceppando, tanto che gli sembrava di uscire con la sua ex consorte. Insomma, per stupidità, ipocrisia e per il diffuso desiderio di cambiare l'altro, non accettandolo in definitiva per quello che è ma volendolo trasformare in ciò che "gli altri" ritengono che debba essere, la relazione va incontro all'inevitabile fine, ma siccome siamo negli USA, o meglio, a Santa Monica, California, non lontano da Hollywood, l'ultima scena lascia spazio a un possibile Happy End. Il film sta a galla unicamente per le prove di Gandolfini, che mi ha ricordato il John Belushi di "Chiamami Aquila" per l'anomalia del suo personaggio rispetto a quelli che interpretava solitamente, e quella di Catherine Keene, di ben altro spessore rispetto a quella di una disorientata Julia-Louise Dreyfus, tutta mossette e smorfie (e poi dicono che sono gli italiani a gesticolare...), un'attrice che non sembra capace di uscire dalla dimensione meramente televisiva, mentre la pur brava Toni Collette si limita a fare la macchietta di una psicologa nevrotica alle prese con una colf latinoamericana furba e impertinente (questo sì un personaggio azzeccato). Insomma, niente di che. Peccato.
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