martedì 13 maggio 2014

EXPO 2015 - Non ci voleva un genio...

Pubblicato su Abasto, allora su piattaforma Splinder, all'indomani dell'assegnazione a Milano dell'Expo 2015

MARTEDI' 1° APRILE 2008

Milano: è qui la festa!

Letizia Brichetto detta Moratti alias Donna Nequizia, al tempo sindaco di Milano balla con Roberto Formigoni, detto "Il Celeste", allora governatore della Regione Lombardia

Già qualche giorno fa avevo scritto che mi sarebbe dispiaciuto  se la scelta come sede dell'Expo del 2015 fosse caduta su Milano anziché su Smirne, ma ormai è fatta, e non rimane che stare a vedere cosa saranno capaci di fare gli amministratori milanesi, a parte esternare il loro entusiasmo in forme non esattamente austere e in contrasto con quelle un po' calviniste che sarebbero nell'indole dei meneghini autentici: questi sì una rarità, che andrebbero tutelati dall'UNESCO in quanto patrimonio dell'umanità. Rientro dunque in Italia sulle ali di un entusiasmo smodato, con manifestazioni di tifo da stadio da parte di tutti i personaggi coinvolti, da Prodi a Formigoni, da Dalemullah alla sindachessa Letizia Brichetto. Spettacoli davvero indecorosi, per una manifestazione che peraltro ha un po' il sapore di un premio di consolazione, perché scorrendo la lista delle città che hanno ospitato l'Expo Universale negli ultimi decenni troviamo sì città come Siviglia o Lisbona che hanno saputo sfruttare l'occasione per rilanciarsi, ma anche altre non esattamente di primo piano. 1970 - Osaka, Giappone - Expo '70 (Esposizione mondiale del Giappone) 1974 - Spokane, Stati Uniti - Expo '74 (Esposizione internazionale dell'ambiente); 1975 - Okinawa, Giappone - Expo '75 (Esposizione internazionale degli oceani); 1982 - Knoxville, Stati Uniti - Esposizione mondiale 1982 (International Energy Exposition) - Sunsphere1984 - New Orleans, Stati Uniti - Esposizione mondiale della Louisiana 1984; 1985 - Tsukuba, Giappone - Expo '85; 1986 - Vancouver, Canada Expo '86; 1988 - Brisbane, Australia - Expo '88; 1992 - Siviglia, Spagna - Seville Expo 92, 1992 - Genova, Italia - Genova Expo 92 (entrambe in occasione del cinquecentenario della scoperta dell'America. Sul diverso impatto della manifestazione fra Siviglia e Genova lascio giudicare a voi); 1993 - Daejeon, Corea del Sud - Expo '93; 1998 - Lisbona, Portogallo - Expo '98; 2000 - Hannover, Germania - Expo 2000; 2002 - Bienne, Murten, Neuchâtel e Yverdon-les-Bains in Svizzera - Expo 2002; 2005 - Aichi, Giappone Expo 2005; 2008 - Zaragoza, Spagna Expo 2008; 2010 - Shanghai, Cina - Expo 2010; 2012 - Yeosu, Korea - Expo 2012; fino al 2015, appunto: Milano, Italia - Expo 2015. Per usare dei termini calcistici, tanto cari ai nostri politicanti che in queste occasioni si lasciano andare a un pecoreccio tifo da curva, è un po' come partecipare all'Intertoto dopo avere puntato alla Champions League. Sarebbe quindi il caso di moderare l'entusiasmo. Per una volta sono d'accordo con quanto ha scritto "prezzemolo" Michele Serra su Repubblica di oggi, secondo il quale questa scelta forse indurrà la città a scuotersi, perché la costringe a cambiare, dopo trenta e passa anni di immobilismo e disfacimento. Come ho già ricordato più volte è un record mondiale quello di una città che in tre decenni perde un terzo dei propri abitanti. Tra cui me (che ci sono nato, cresciuto, vissuto e infine fuggito) e Serra (che il milanese lo fa da romano-bolognese): che però sbaglia quando afferma che la città è talmente fossilizzata che "un londinese partito nel 1990 e tornato in città non la riconoscerebbe più. Un milanese ritroverebbe, oltre al solito bar, anche il barista". Magari: si vede che non li frequenta più, per sua fortuna, i bar milanesi. Dove i baristi del nuovo corso, oltre che inetti e discompiacenti riescono perfino ad essere più sgradevoli di quello che ti mettono nel bicchiere e della somma che scrivono sul conto. A questo proposito, per ironia della sorte, l'Expo 2015 ha come tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita", che mi pare perfetto per una città che ha prima dimenticato come mangiava e quindi come parlava (parla come mangi è un detto tipicamente milanese), poi inventato la Milano da bere di craxiana memoria negli Ottanta, quindi è stata la capitale della nouvelle couisine alla meneghina, con le pietanze evanescenti ma dal nome esoticamente evocativo del nulla, e infine della oramai mondializzata "Happy Hour", che in realtà è un geniale e bieco sistema di riciclaggio dell'immondizia propinata come cibo proveniente dalle paninerie del centro, ad uso dei disgraziati schiavi del buono pasto presso i bar-tavole calde per la pausa pranzo, agli stessi sfigati però in ora (e versione) serale in zona Ticinese o Brera o in quelle che si stanno ticinesizzando come le metamorfosi di un cancro: Porta Romana-Vittoria, ad esempio. Dove vanno a riempirsi di alcol scadente per dimenticare la giornata di merda appena trascorsa e non avendo soldi per la cena la saltano accontentandosi dei loro stessi avanzi del mezzogiorno. Se rimane qualche euro, meglio investirlo in qualche tiro di "bamba", che in città si trova con la frequenza degli escrementi dei cani sui marciapiedi o le buche nelle strade. Serra si riferiva, in realtà, alla skyline, immutabile da decenni a parte i palazzoni in stile ligrestiano soppalcati abusivamente di quattro o cinque piani, magari a cupola o con elementi assiro-babilonesi, che hanno dato la mazzata definitiva a un panorama già raccapricciante. Personalmente non ho nulla in contrario ai grattacieli progettati dagli architetti di fama mondiale di cui si parla in zona ex "Portello": ho qualche perplessità in più sul quartiere Santa Giulia presso San Donato (fermo per mancanza di fondi) progettato da Norman Foster dopo aver visto con i miei occhi il sostanziale buco nell'acqua del decantato maestro a Puerto Madero, a Buenos Aires; mi chiedo però che senso ha parlare di riscoprire le vie d'acqua, scoperchiando i Navigli, dopo aver prosciugato la Darsena per creare parcheggi il più possibile vicino al centro che, al contempo, si dice di voler svuotare dal traffico veicolare; pavoneggiarsi prospettando  una ridicola riduzione del 15% di biossido di carbonio nell'aria da qui al 2015, che a spanne si otterrebbe automaticamente adeguando le emissioni delle automobili alla ultima normativa Euro 4 o 5; blaterare di quinta linea della metropolitana quando ancora non è stata costruita la quarta: il tutto in sette anni, dopo un immobilismo durato oltre trenta. Intanto in televisione scene di giubilo, manco si fossero vinti i Mondiali, e tutti a fare a gara, squallidamente, per accaparrarsi il merito della bella riuscita, in stile perfettamente Veltrusconiano: questo sì in linea con un futuro che ritengo assai probabile per i prossimi cinque anni. Politici, finanzieri, costruttori, modaioli e merdaioli pronti al banchetto, e a far baldoria, amplificata dal sottobosco dell'informazione-spettacolo che campa di aria fritta, incensamenti e pettegolezzo, mentre il cittadino medio se ne frega ed è anche piuttosto incazzato per quello che va avanti a non funzionare e con una esistenza grama in una città di zombie dediti al suicidio lento da lavoro inconcludente. Testimoni oculari mi hanno riferito che all'ora del fatidico annuncio, ieri pomeriggio tardi, sotto l'Arengario, e in Piazza del Duomo, non c'era nessuno che si fermasse e i passanti non degnavano nemmeno di un 'occhiata l'annuncio che passava sui tabelloni luminosi. Ma loro ballano, fanno i trenini e cantano vittoria. Perché, come sempre, è festa.

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