sabato 9 giugno 2012

Un fine settimana "Qui e oltre"...


...e' quello che consiglio vivamente di fare nel Collio friulano da qui al 23 settembre, quando chiuderà questa interessantissima mostra-installazione, aperta ogni venerdì, sabato e domenica dalle 17 alle 21 presso la "filiale" di Rosazzo di Manzano (Via Abate Colonna, 2, ingresso gratuito), terzo spazio espositivo della Fondazione Ado Furlan di cui mi onoro di far parte, oltre alla sede di Spilimbergo la "Casa Furlan" di Pordenone. Lo spunto di "Qui e oltre" nasce da un abboccamento avuto dal presidente della Fondazione, mio cugino Italo Furlan, con il pittore e artista a tutto-tondo udinese Federico Rizzi avvenuto proprio in un fabbricato recuperato negli ultimi anni, adiacente alla Abbazia di Rosazzo, e da cui si domina la vista fino al mare dalle ultime propaggini dei Colli Orientali del Friuli e del Collio propriamente detto, con alle spalle, dalla parte slovena, le montagne che furono teatro delle carneficine della Grande Guerra. Si pensava inizialmente alla esposizione di una serie di opere di Rizzi il quale, colpito dal luogo, ha però ritenuto che questo meritava di più che qualche quadro appeso, cosa a cui si presta meglio una galleria cittadina, e che ispirasse qualcosa di più complesso e organico, e dall'accordo in questo senso è nato questo lavoro che ha coinvolto anche i fotografi Giulia Iacolutti e Alberto Moretti e la musicista Agnese Toniutti. Scrive Giuseppe Borsoi, che se ne è occupato un paio di settimane fa sul suo interessante blog quando il lavoro era ancora in pieno allestimento: "Il Gruppo propone il proprio lavoro di ricerca creativa come superamento della collettiva di artisti: in una contemporaneità dominata da un’arte centrata sul mercato del Nome, è parso interessante decidere di assegnare allo Spazio ospitante, progettato e trasformato dai Nomi, il senso e il ruolo di Opera. I volumi, e i muri da cui sono definiti, che trattengono in loro centenarie invisibili Storie, acquisiscono storie nuove e nuovi sensi grazie al lavoro di lettura del sito e al conseguente processo di restituzione creativa delle idee del Gruppo. Ogni opera esposta diventa allora esente da paternità, essendo principalmente il risultato dell’osmosi dialettica e dello sviluppo collettivo di idee, che ogni artista ha poi indirizzato nel proprio ambito di competenza". Il risultato è stato una sorta di viaggio suggestivo, emozionante, intenso, che riguarda il diverso destino che, in base alle nostre scelte, tutti abbiamo in questo mondo ma anche una dimensione che ci unisce, quella dell'Oltre e che qui è risulta in maniera sorprendente, che coinvolge in pieno tre dei cinque sensi. Se decidete di venire da queste parti, e vi assicuro che vale la pena di passarci qualche giorno (Rosazzo è raggiungibile in mezz'ora sia da Udine sia da Trieste, sulla A4 l'uscita è Palmanova), potete approfittarne per fare un giro tra le innumerevoli cantine fare rifornimento dei pregiatissimi vini di una zona particolarmente da secoli e tenete presente che il Collio si estende per la maggior parte in Solvenia il cui  confine dista da Rosazzo appena 7 chilometri e dove potete fare un conveniente pieno di carburante: 1,427 la super e 1,309 il gasolio. Alla faccia di Monti e del suo governo.
L'Abbazia di Rosazzo vista da Casa Furlan


4 commenti:

  1. Il fotografo in questione è
    ALBERTO MORETTI (www.albertomoretti.it)
    grazie

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  2. Mi scuso per la svista e provvedo alla correzione. Grazie.

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  3. Prajñā pāramitā

    Nel buddhismo tibetano esiste una dottrina, la Prajñā pāramitā, che tratta dell’ “andare oltre”.
    Prajñā pāramitā è un termine sanscrito che significa la saggezza eccellente, la saggezza più alta, la migliore.

    Nel trascrivere la parola paramitā nella loro lingua i tibetani tralasciano la a lunga finale, scrivono cioè parậmita.
    Hanno stabilito che non si tratta di una sola parola, ma di un’espressione composta da “oltre” e “andare” (pāram ita).
    I cinesi da parte loro traducono pậram ita come “andare alla riva opposta”.

    A convalidare la correttezza della traduzione tibetana e cinese c’è un mantra, che è il più diffuso nel buddhismo mahayana, praticato nel Tibet, in Cina, in Giappone, in Mongolia, ect:

    Gaté, gaté paramgaté, parasamgaté Bodhi, Swaha!

    Cioè : “O saggezza che vai oltre, che vai oltre l’aldilà, ti sia reso omaggio”.

    Da notare che mentre nel mantra troviamo la “saggezza che va oltre”, la traduzione tibetana di “prājna paramita” (senza la a lunga finale), è “andare oltre la saggezza” (shésrab kyi pharol tou tchinpa).

    Qui e…Oltre, quindi, non può che essere la traduzione artistica del mantra
    Gaté, gaté paramgaté, parasamgaté Bodhi, Swaha!

    (E forse gli artisti che l’hanno ideata pensavano/conoscono questo mantra)

    Il mantra tratta infatti della saggezza dell’andare da Qui...cioè dalla quotidianità, dal visibile, dal conosciuto, dalla materia...all’Oltre il visibile, il percepibile, oltre anche l'intuizione.
    E non è poi un “andare”, ma piuttosto di un “aprire”, cioè un consentire alla nostra mente di “vedere oltre”, di togliere il velo con il quale separiamo artificiosamente il visibile dall’invisibile, il passato dal presente, il materiale dall’immateriale...separati solo (infine) dalla non "apertura" delle famose "porte della percezione consapevole".
    Perché l’invisibile non è altro dal visibile, ma qualcosa che sta solo oltre... la nostra capacità di visione cosciente.

    Namasté.

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