mercoledì 1 febbraio 2023

Il primo giorno della mia vita

"Il primo giorno della mia vita" di Paolo Genovese. Con Toni Servillo, Margherita Buy, Valerio Mastandrea, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Antonio Girardi, Elena Lietti, Lino Guanciale, Giorgio Tirabassi, Thomas Trabacchi, Vittoria Puccini e altri. Italia 2023 ★★★1/2

Adattamento dell'omonimo romanzo il cui autore era stato il regista stesso, Il primo giorno della mia vita viaggia tra fantasia e realtà, in un'atmosfera sospesa e leggermente perturbante, cifra costante del cinema di Genovese, e presenta molti tratti in comune con The Place, altro film che aveva lasciato perplessa la critica e che invece avevo apprezzato (e questo ancora di più) con cui ha in comune anche un personaggio ambiguo, quasi fantasmatico, un po' demoniaco e un po' in odore di santità, che è una sorta di arbitro della situazione. Anche in questa storia in gioco c'è una scelta da compiere: qui si tratta di Toni Servillo, più nella veste di angelo custode il quale, in una Roma notturna, costantemente piovosa, pressoché deserta, inconsuetamente silenziosa, a bordo di una vecchia Volvo Station Wagon, raccatta quattro personaggi nel momento stesso in cui stanno per suicidarsi e chiede loro sette giorni di tempo per motivarli a desistere dal loro intento: trascorsi i quali torneranno allo status quo ante, pochi secondi prima della decisione finale... I quattro sono Arianna (la Buy) una poliziotta che non ha superato la morte della figlia sedicenne, Napoleone (Mastandrea), un "motivatore" caduto in depressione; Emilia, un'ex ginnasta eternamente seconda e finita su una sedia a rotelle (Serraiocco) e Daniele (il bravo Gabriele Cristini), un adolescente sovrappeso e diabetico costretto dai genitori a ingozzarsi di ciambelle e altre porcherie per mostrarsi all'opera in video e diventare uno youtuber il cui successo dipende dal numero di follower e l'Uomo Misterioso li porta in un un albergo un po' demodé che fa da base all'esperimento, privo di acqua e di cibo: ché tanto non servono,  trovandosi i "pazienti" in una sorta di limbo, dove non sono né vivi né morti ma una sorta di fantasmi che, durante i giorni successivi, vengono portati in giro attraverso la città per sondare la loro capacità di trovare ancora un senso alla loro esistenza dando uno sguardo a dei possibili scenari futuri, di cui però devono diventare soggetto e parte attiva, e non soltanto spettatori sopraffatti dagli eventi e dalle situazioni. Insomma, trovare le motivazioni in sé stessi immaginandosi un domani fuori dai percorsi che li hanno portati all'attuale punto... morto. Riuscirà nell'intento? La risposta, anch'essa immersa nel dubbio, si avrà nel finale, e non è scontata. A parte che il film è girato con accuratezza, esteticamente valido e bene interpretato e a suo modo avvincente tenendo desta l'attenzione dello spettatore nonostante l'atmosfera vagamente irreale e inquietante, proprio quest'ultima produce in chi guarda quel distacco necessario per riflettere sulle dinamiche che portano alla decisione di togliersi la vita, sulla possibilità o meno di vincere il dolore grazie a una diversa prospettiva di osservazione e, non ultimo, sul libero arbitrio e altre tematiche che possono essere alla base della difficoltà di vivere, quali il bullismo, l'incapacità di accettarsi, la competitività, ovviamente i rapporti famigliari, e lo fa in modo non banale. Alla fine il risultato mi pare convincente. 

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