"Il mio capolavoro" (Mi obra maestra) di Gastón Duprat. Con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio, María Soldi, Mónica Duprat, Santiago Korovsky e altri. Argentina, Spagna 2018 ★★★★
Recuperato in extremis su SKY e su segnalazione di mi cuggino, dopo essermelo clamorosamente perso all'uscita in sala nel gennaio dell'anno scorso, Il mio capolavoro è un film spassoso e arguto, cosparso di umor nero e quel tocco di macabro tipicamente argentino che proviene dal lato spagnolo del Paese, mentre l'altro, quello italico, risale alla commedia e ai caratteri a cui danno vita i due protagonisti, due mostri sacri nel panorama attoriale delCono Sur: Guillermo Francella e Luis Brandoni. Il primo nei panni del narratore, Arturo Silva, il titolare di una prestigiosa galleria d'arte di Buenos Aires, che si confessa assassino e ne spiega il perché: ricco, educato, formalmente ineccepibile, è amico fraterno del secondo, il pittore Renzo Renzo Nervi, un pittore irascibile, sociopatico, donnaiolo e ubriacone, classico artista scapestrato, che ha goduto di grande fama negli anni Ottanta sperperando soldi, cui non dà alcuna importanza, e ridotto quasi in miseria. A sostenerlo sempre e comunque Arturo, che trova la maniera di farlo lavorare convincendolo a dipingere un grande quadro dei suoi per dare lustro all'atrio della sede di una prestigiosa azienda del Paese: incapace di tenere sotto controllo la propria vis polemica e l'odio congenito verso i padroni e i potenti, Renzo non si trattiene e rovina tutto. Non contento dei disastri che provoca, viene sfrattato dalla topaia nel barrio della Boca in cui vive in mezzo al bicherío di cani e gatti e viene investito da un furgone finendo in ospedale malconcio. Persa anche la memoria, è sempre Alfonso a sostenere le costose cure per recuperarla e sembra quasi che, immalinconitosi e rassegnatosi, Renzo chieda all'amico come ultimo favore quello di aiutarlo a morire e lo convince... Ma qui inizia il capolavoro e non ve lo sto a raccontare perché altrimenti vi perdereste il gusto della sorpresa. Frizzante, pieno di battute geniali e svolte imprevedibili, ha i punti di forza nell'agilità della sceneggiatura e nella forma strepitosa dei due attori principali, che giocano in casa, mentre in trasferta, da Madrid, si aggiunge come comprimario all'altezza Raúl Arévalo, nella parte del gallego pedante e conformista, per quanto "alternativo", che vorrebbe essere artista ma non ne possiede talento e attitudine mentale. Un ritratto azzeccato quanto spiritoso di alcuni tipi umani che si possono incontrare nella Reina del Plata (e non solo nel mondo dell'arte ma anche delle ONG) e che la rendono una città unica e affascinante per i suoi contrasti e le sue assurdità. E' sempre un piacere constatare che proprio lì (e non a caso) quella che è stata la migliora commedia italiana abbia trovato i suoi più brillanti epigoni. A chi conosce il castigliano, consiglio di gustarselo in lingua originale.
Nessun commento:
Posta un commento