mercoledì 18 novembre 2020

Il mio capolavoro

"Il mio capolavoro" (Mi obra maestra) di Gastón Duprat. Con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio, María Soldi, Mónica Duprat, Santiago Korovsky e altri. Argentina, Spagna 2018 ★★★★

Recuperato in extremis su SKY e su segnalazione di mi cuggino, dopo essermelo clamorosamente perso all'uscita in sala nel gennaio dell'anno scorso, Il mio capolavoro è un film spassoso e arguto, cosparso di umor nero e quel tocco di macabro tipicamente argentino che proviene dal lato spagnolo del Paese, mentre l'altro, quello italico, risale alla commedia e ai caratteri a cui danno vita i due protagonisti, due mostri sacri nel  panorama attoriale delCono Sur: Guillermo Francella e Luis Brandoni. Il primo nei panni del narratore, Arturo Silva, il titolare di una prestigiosa galleria d'arte di Buenos Aires, che si confessa assassino e ne spiega il perché: ricco, educato, formalmente ineccepibile, è amico fraterno del secondo, il  pittore Renzo Renzo Nervi, un pittore irascibile, sociopatico, donnaiolo e ubriacone, classico artista scapestrato, che ha goduto di grande fama negli anni Ottanta sperperando soldi, cui non dà alcuna importanza, e ridotto quasi in miseria. A sostenerlo sempre e comunque Arturo, che trova la maniera di farlo lavorare convincendolo a dipingere un grande quadro dei suoi per dare lustro all'atrio della sede di una prestigiosa azienda del Paese: incapace di tenere sotto controllo la propria vis polemica e l'odio congenito verso i padroni e i potenti, Renzo non si trattiene e rovina tutto. Non contento dei disastri che provoca, viene sfrattato dalla topaia nel barrio della Boca in cui vive in mezzo al bicherío di cani e gatti e viene investito da un furgone finendo in ospedale malconcio. Persa anche la memoria, è sempre Alfonso a sostenere le costose cure per recuperarla e sembra quasi che, immalinconitosi e rassegnatosi, Renzo chieda all'amico come ultimo favore quello di aiutarlo a morire e lo convince... Ma qui inizia il capolavoro e non ve lo sto a raccontare perché altrimenti vi perdereste il gusto della sorpresa. Frizzante, pieno di battute geniali e svolte imprevedibili, ha i punti di forza nell'agilità della sceneggiatura e nella forma strepitosa dei due attori principali, che giocano in casa, mentre in trasferta, da Madrid, si aggiunge come comprimario all'altezza Raúl Arévalo, nella parte del gallego pedante e conformista, per quanto "alternativo", che vorrebbe essere artista ma non ne possiede talento e attitudine mentale. Un ritratto azzeccato quanto spiritoso di alcuni tipi umani che si possono incontrare nella Reina del Plata (e non solo nel mondo dell'arte ma anche delle ONG) e che la rendono una città unica e affascinante per i suoi contrasti e le sue assurdità. E' sempre un piacere constatare che proprio lì (e non a caso) quella che è stata la migliora commedia italiana abbia trovato i suoi più brillanti epigoni. A chi conosce il castigliano, consiglio di gustarselo in lingua originale. 

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