"Cosa sarà" di Francesco Bruni. Con Kim Rossi Stuart, Barbara Ronchi, Lorenza Indovina, Fotinì Peluso, Giuseppe Pambieri, Raffaella Lebboroni, Nicola Nocella, Tancredi Galli, Ninni Bruschetta e altri. Italia 2020 ★★★★½
Francesco Bruni, ne ero già convinto, migliora col passare del tempo come il buon vino: lo conferma questo quarto film da regista, di cui ha curato come sempre anche la sceneggiatura (coadiuvato dall'attore protagonista Kim Rossi Stuart, mai così convincente), per non parlare delle altre, tutte di qualità, che hanno costellato la sua carriera: quelle per Paolo Virzì, per Mimmo Calopresti, quelle dei romanzi di Camilleri per il Commissario Montalbano. L'uscita in sala della pellicola, bloccata dal primo lockdown da Covid19, era prevista fin da marzo con l'infausto titolo Andrà tutto bene: opportunamente cambiato in Cosa sarà in previsione della seconda uscita programmata per due settimane fa, proprio il giorno in cui l'ennesimo DCPM ha disposto nuovamente la chiusura di cinema e teatri sul territorio nazionale, ma questa volta è stata resa disponibile la visione in streaming. Un peccato, perché è così ben fatto, intelligente, delicato nel raccontare una storia che prende lo spunto dall'esperienza personale di Bruni, da meritare una diffusione più ampia e un ampio successo che sicuramente avrebbe in condizioni normali. Il suo alter ego è Bruno Salvati, un regista cinematografico autore di "commedie che non fanno ridere" (o almeno non soltanto, perché un tocco di ironia non manca mai nei film di Bruni, capace di affrontare col lievità anche temi scabrosi come la malattia e la morte) che scopre all'improvviso e per caso di essere affetto da mielodisplasia, una grave malattia del sangue che rischia di sfociare in leucemia se non si provvede in tempo utile a un trapianto di midollo osseo, e la ricerca dei possibili donatori parte dai consanguinei, ossia i due figli, la giudiziosa e determinata Adele e il più giovane e fragile Tito (rispettivamente Fotinì Peluso e Tancredi Galli), avuti dalla moglie da cui si è separato di recente e controvoglia, ma sono incompatibili causa allergia: non risultandogliene altri, deve mettersi in lista d'attesa, ma a trovare una possibile soluzione provvede il padre, confessandogli che a Livorno ha una sorella "a sua insaputa" (di lei oltre che di Bruno), avuta da una relazione extraconiugale, di poco più giovane. Bruno, padre e figli si spostano così nella città toscana (che peraltro ha dato i natali al regista) per cercare di convincere Fiorella (Barbara Ronchi, per una volta non nel ruolo di mamma anni Settanta), che era rimasta orfana da qualche anno, con la premessa di doverle rivelare la paternità... Il racconto si alterna fra la degenza in ospedale, dalle prima analisi, al contatto con la dottoressa che lo segue, una donna energica quanto empatica (Raffaella Lebboroni, moglie di Bruni), alla chemioterapia preventiva, al trapianto dall'esito positivo, e i flash-back prevalentemente incentrati sulle conseguenze della malattia nelle relazioni famigliari e nella vita quotidiana ma soprattutto nella psicologia dei vari personaggi, risalendo fino a episodi dell'infanzia di Bruno, in modo da fornire allo spettatore un quadro esaustivo della sua indole, coi suoi punti di forza e le sue tante debolezze e fragilità, che emergono più nei personaggi maschili che in quelle femminili di questa bella storia, narrata con molto garbo, sensibilità e una buona dose di autoironia. Funziona tutto in un equilibrio pressoché perfetto: il ritmo, l'alternanza dei livelli temporali, gli interpreti: finché vengono prodotti film di questo livello, il cinema italiano ha ancora qualcosa da dire.
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