lunedì 11 maggio 2020

Cronache dalla clausura / 18 - La Sindrome di Stoccolma di massa


In un Paese come l'Italia così autoindulgente, accomodante, eticamente flessibile e disposto alla sottomissione, dove non solo ci si adatta, ma quasi si è felici di vivere da reclusi e da malati per morire senza contagio da Coronavirus, la spettacolarizzazione del rilascio della cooperante Silvia Romano e la bagarre sulla sua conversione sulla via di Mogadiscio alla Vera Fede erano prevedibilI quanto inevitabili, utili a distrarre ancora una volta l’attenzione da questioni più serie. Con relative strumentalizzazioni e scatenamento di furiose polemiche tra fazioni che si contrappongono per partito preso, in maniera ideologica, scambiando il dito per la Luna e non fermandosi mai un attimo a farsi un minimo di esame di coscienza e pensare prima di emettere sentenze che lasciano il tempo che trovano. Irrimediabilmente facinorosi, carenti di memoria e condizionati da una visione binaria e semplicistica, incapaci di cogliere le sfumature, tanto radicali nel prendere posizione quanto incoerenti e ondivaghi nel mantenerle e, sempre, pronti a giudicare il prossimo quanto incapaci di assumersi la responsabilità di ciò che si afferma e di quel che si fa, si guarda all'apparenza senza voler vedere la sostanza. Niente di nuovo sotto il Sole della Terra dei Cachi, pandemia o no: il solito teatrino desolante.

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