"La La Land" di Damien Chazelle. Con Ryan Gosling, Emma Stone, J. K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko, Sonoya Mizuno, John Legend, Mhemky Madera, Ana Flavia Gavlak, Callie Hernandez. USA 2016 ★★★★★
E' buona regola diffidare di un film che viene incensato unanimemente dalla critica ufficiale, di cui si sottolineano i premi vinti (a Venezia in settembre, ben sette Golden Globe, pluricandidato agli imminenti Oscar dove gli si pronosticano statuette a man bassa), ma quando mantiene ampiamente tutte le aspettative già notevoli, anche in considerazione che Whiplash, il precedente lavoro del giovane regista Damien Chazelle, aveva ampiamente convinto, siamo di fronte a una pellicola che fa epoca, una delle migliori in assoluto dell'ultimo decennio. E questo utilizzando un genere considerato desueto, ma al contempo quello che aveva contraddistinto Hollywood nel suo periodo del massimo splendore, il Musical. Ed è nella "Mecca del Cinema", nella fabbrica dei sogni californiana che si svolge la vicenda che vede protagonisti Mia, una giovane attrice e drammaturga che, tra un provino e l'altro, lavora nella caffetteria di uno dei mitici studios, e Sebastian, un talentuoso pianista jazz costretto a suonare brani natalizi per campare e che sogna di rilevare e dare nuovo lustro a uno storico locale di jazz trasformato in un orripilante ristorante fusion, perfettamente adatto ai nefasti tempi che corrono. Tra i due scocca la scintilla, dopo une serie di battibecchi iniziali a sottolinearne le differenze e contraddizioni, proprio sulla base della comune determinazione a inseguire i loro sogni, e nonostante tutte le difficoltà riescono a darsi la forza a vicenda per continuare a crederci e a lottare, senza pentirsene mai. Riusciranno a realizzare i loro sogni, pur prendendo strade diverse ma ricorderanno da dove erano partiti e riconoscendo la profondità del sentimento che stava alla base del sodalizio che li legava, un amore profondo fatto di comprensione e rispetto del talento e della personalità dell'altro. Il tutto a suon di musica di qualità e balletti mozzafiato. Nonostante i richiami al musical classico e i rimandi anche ad alcuni film di Woody Allen siano evidenti, non è un film citazionista. Parla di talento, di disillusioni, di caparbietà, di coerenza con sé stessi e di memoria: della capacità di non rinnegare chi e cosa si era, e perché. Chazelle, uno che la musica la ama, la capisce e ne conosce il mondo dall'interno, si conferma un regista di qualità superiori, innanzitutto nella capacità di scegliere gli interpreti (tra i quali J.K Simmons in un ruolo opposto a quello che aveva in Whiplash) e nel montare un suggestivo spettacolo a tutto tondo dove il genere non ha il sopravvento, in un misto di fantasia e realtà che riesce a renderlo credibile e comunque a coinviolgere lo spettatore anche più restìo. Una considerazione a parte meritano i due interpreti: quella femminile, Emma Stone, un talento naturale e una bellezza non omogeneizzata che non ha alcun bisogno di passare sotto le mani di un chirurgo plastico, e Ryan Gosling, senz'altro il miglior attore della sua generazione, che si conferma in grado di interpretare in modo convincente qualsiasi ruolo gli affidino, e che ha l'intelligenza e ormai la forza contrattuale di scegliersi quelli che preferisce, anche dei copioni da realizzare dietro la macchina da presa.
E' buona regola diffidare di un film che viene incensato unanimemente dalla critica ufficiale, di cui si sottolineano i premi vinti (a Venezia in settembre, ben sette Golden Globe, pluricandidato agli imminenti Oscar dove gli si pronosticano statuette a man bassa), ma quando mantiene ampiamente tutte le aspettative già notevoli, anche in considerazione che Whiplash, il precedente lavoro del giovane regista Damien Chazelle, aveva ampiamente convinto, siamo di fronte a una pellicola che fa epoca, una delle migliori in assoluto dell'ultimo decennio. E questo utilizzando un genere considerato desueto, ma al contempo quello che aveva contraddistinto Hollywood nel suo periodo del massimo splendore, il Musical. Ed è nella "Mecca del Cinema", nella fabbrica dei sogni californiana che si svolge la vicenda che vede protagonisti Mia, una giovane attrice e drammaturga che, tra un provino e l'altro, lavora nella caffetteria di uno dei mitici studios, e Sebastian, un talentuoso pianista jazz costretto a suonare brani natalizi per campare e che sogna di rilevare e dare nuovo lustro a uno storico locale di jazz trasformato in un orripilante ristorante fusion, perfettamente adatto ai nefasti tempi che corrono. Tra i due scocca la scintilla, dopo une serie di battibecchi iniziali a sottolinearne le differenze e contraddizioni, proprio sulla base della comune determinazione a inseguire i loro sogni, e nonostante tutte le difficoltà riescono a darsi la forza a vicenda per continuare a crederci e a lottare, senza pentirsene mai. Riusciranno a realizzare i loro sogni, pur prendendo strade diverse ma ricorderanno da dove erano partiti e riconoscendo la profondità del sentimento che stava alla base del sodalizio che li legava, un amore profondo fatto di comprensione e rispetto del talento e della personalità dell'altro. Il tutto a suon di musica di qualità e balletti mozzafiato. Nonostante i richiami al musical classico e i rimandi anche ad alcuni film di Woody Allen siano evidenti, non è un film citazionista. Parla di talento, di disillusioni, di caparbietà, di coerenza con sé stessi e di memoria: della capacità di non rinnegare chi e cosa si era, e perché. Chazelle, uno che la musica la ama, la capisce e ne conosce il mondo dall'interno, si conferma un regista di qualità superiori, innanzitutto nella capacità di scegliere gli interpreti (tra i quali J.K Simmons in un ruolo opposto a quello che aveva in Whiplash) e nel montare un suggestivo spettacolo a tutto tondo dove il genere non ha il sopravvento, in un misto di fantasia e realtà che riesce a renderlo credibile e comunque a coinviolgere lo spettatore anche più restìo. Una considerazione a parte meritano i due interpreti: quella femminile, Emma Stone, un talento naturale e una bellezza non omogeneizzata che non ha alcun bisogno di passare sotto le mani di un chirurgo plastico, e Ryan Gosling, senz'altro il miglior attore della sua generazione, che si conferma in grado di interpretare in modo convincente qualsiasi ruolo gli affidino, e che ha l'intelligenza e ormai la forza contrattuale di scegliersi quelli che preferisce, anche dei copioni da realizzare dietro la macchina da presa.
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