"Partizani - La Resistenza italiana in Montenegro" di Eric Gobetti. Italia, 2015 ★★★★★
Tappa a Udine, venerdì sera al Cinema Visionario, del giro di presentazione dell'interessantissimo documentario dello storico torinese Eric Gobetti alla presenza del regista, autore di numerosi studi e pubblicazioni sull'ex Jugoslavia e di Federico Tenca Montini, sociologo e dottorando all'università di Zagabria, anche lui studioso delle conseguenze dell'occupazione italiana in Jugoslavia tra il 1941 e il 1943, quando le nostre truppe vennero mandate nel Balcani per dar corpo, senza risultati, ai deliri espansionistici di Mussolini, presto tramontati, per poi renderle conniventi con nazisti, ustascia e cetnici nella persecuzione della Resistenza d'ispirazione comunista guidata da Tito. Ma ci furono ben ventimila militari italiani che non si resero complici e, dopo l'armistizio, volsero le armi contro i tedeschi alleandosi contro i partigiani titini contro cui erano stati obbligati a sparare fino al giorno prima. Si trattava di un caso, molto poco conosciuto, di adesione su base pienamente volontaria alla Resistenza in territorio d'occupazione, di militari dell'ex Regio Esercito Italiano appartenenti alla19ª Divisione fanteria "Venezia", alla 1ª Divisione alpina "Taurinense", al Gruppo artiglieria alpina "Aosta" e ai superstiti della 115ª Divisione fanteria "Emilia", raggruppati nel Battaglione "Bijela Gora" che, dopo l'8 settembre del 1943, si trovavano nel Montenegro, nella zona di Nikšić: insieme, il 2 dicembre dello stesso anno, nelle campagne di Pljevllja (dove in loro onore nel 1983 fu inaugurato un monumento commemorativo alla presenza del presidente italiano Sandro Pertini e di quello jugoslavo Mika Spilijak), formarono la Divisione italiana partigiana "Garibaldi", al comando del generale Oxilia, inquadrata nel II Korpus dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo come unità dell'Esercito Italiano. Il documentario racconta la loro storia attraverso filmati reperiti tra il materiale non di repertorio ma "amatoriale" conservato da un tenente delle divisione e quindi di eccezionale valore, alcuni dei quali girati con rarissime, per i tempi, pellicole a colori, e interviste con un gruppo di superstiti; solo per questo, la visione di Partizani è raccomandato a chiunque abbia interesse a ciò che la storia ufficiale non racconta: né quella che si studia sui libri, né quella di partito, e mi riferisco a quella del PCI, che della Resistenza si è sempre dichiarato portatore dei valori pretendendo di esserne pure l'unico interprete: sull'episodio in questione fu alquanto ambiguo e reticente. Per più di un motivo: l'adesione alla Resistenza jugoslava di ispirazione comunista non solo dimostrava che la conquista del potere armi in pugno era possibile, mettendo in discussione nei fatti la linea del PCI dopo la "svolta di Salerno" (per quanto i soldati della Garibaldi non si fossero dichiarati comunisti) ma, dopo la rottura tra Tito e Stalin del 1948, mise in serio imbarazzo Togliatti, da sempre appiattito sulla linea del PCUS: non a caso Valdo Magnani, che pure era cugino di Nilde Jotti, la compagna del cosiddetto "Migliore", già capitano del Regio Esercito in Montenegro e che della Divisione Garibaldi fu tra i fondatori nonché commissario politico, venne espulso dal PCI nel 1951 insieme ad Aldo Cucchi (cfr l'eresia dei magnacucchi per gli appassionati di storia del "partitone" nostrano) per aver osato criticare l'onnipotente segretario e rifiutato il ruolo dell'URSS come Stato-guida della rivoluzione: sono cose che le scuole non insegnano e su la cattiva coscienza degli ex comunisti preferisce stendere pietosi veli. Un grazie a Eric Gobetti, quindi, e una raccomandazione a chi legge di andare a vedere questo interessantissimo Partizani quando dovesse capitarne l'occasione.
Tappa a Udine, venerdì sera al Cinema Visionario, del giro di presentazione dell'interessantissimo documentario dello storico torinese Eric Gobetti alla presenza del regista, autore di numerosi studi e pubblicazioni sull'ex Jugoslavia e di Federico Tenca Montini, sociologo e dottorando all'università di Zagabria, anche lui studioso delle conseguenze dell'occupazione italiana in Jugoslavia tra il 1941 e il 1943, quando le nostre truppe vennero mandate nel Balcani per dar corpo, senza risultati, ai deliri espansionistici di Mussolini, presto tramontati, per poi renderle conniventi con nazisti, ustascia e cetnici nella persecuzione della Resistenza d'ispirazione comunista guidata da Tito. Ma ci furono ben ventimila militari italiani che non si resero complici e, dopo l'armistizio, volsero le armi contro i tedeschi alleandosi contro i partigiani titini contro cui erano stati obbligati a sparare fino al giorno prima. Si trattava di un caso, molto poco conosciuto, di adesione su base pienamente volontaria alla Resistenza in territorio d'occupazione, di militari dell'ex Regio Esercito Italiano appartenenti alla19ª Divisione fanteria "Venezia", alla 1ª Divisione alpina "Taurinense", al Gruppo artiglieria alpina "Aosta" e ai superstiti della 115ª Divisione fanteria "Emilia", raggruppati nel Battaglione "Bijela Gora" che, dopo l'8 settembre del 1943, si trovavano nel Montenegro, nella zona di Nikšić: insieme, il 2 dicembre dello stesso anno, nelle campagne di Pljevllja (dove in loro onore nel 1983 fu inaugurato un monumento commemorativo alla presenza del presidente italiano Sandro Pertini e di quello jugoslavo Mika Spilijak), formarono la Divisione italiana partigiana "Garibaldi", al comando del generale Oxilia, inquadrata nel II Korpus dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo come unità dell'Esercito Italiano. Il documentario racconta la loro storia attraverso filmati reperiti tra il materiale non di repertorio ma "amatoriale" conservato da un tenente delle divisione e quindi di eccezionale valore, alcuni dei quali girati con rarissime, per i tempi, pellicole a colori, e interviste con un gruppo di superstiti; solo per questo, la visione di Partizani è raccomandato a chiunque abbia interesse a ciò che la storia ufficiale non racconta: né quella che si studia sui libri, né quella di partito, e mi riferisco a quella del PCI, che della Resistenza si è sempre dichiarato portatore dei valori pretendendo di esserne pure l'unico interprete: sull'episodio in questione fu alquanto ambiguo e reticente. Per più di un motivo: l'adesione alla Resistenza jugoslava di ispirazione comunista non solo dimostrava che la conquista del potere armi in pugno era possibile, mettendo in discussione nei fatti la linea del PCI dopo la "svolta di Salerno" (per quanto i soldati della Garibaldi non si fossero dichiarati comunisti) ma, dopo la rottura tra Tito e Stalin del 1948, mise in serio imbarazzo Togliatti, da sempre appiattito sulla linea del PCUS: non a caso Valdo Magnani, che pure era cugino di Nilde Jotti, la compagna del cosiddetto "Migliore", già capitano del Regio Esercito in Montenegro e che della Divisione Garibaldi fu tra i fondatori nonché commissario politico, venne espulso dal PCI nel 1951 insieme ad Aldo Cucchi (cfr l'eresia dei magnacucchi per gli appassionati di storia del "partitone" nostrano) per aver osato criticare l'onnipotente segretario e rifiutato il ruolo dell'URSS come Stato-guida della rivoluzione: sono cose che le scuole non insegnano e su la cattiva coscienza degli ex comunisti preferisce stendere pietosi veli. Un grazie a Eric Gobetti, quindi, e una raccomandazione a chi legge di andare a vedere questo interessantissimo Partizani quando dovesse capitarne l'occasione.
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