"Lettere da Berlino" (Jeder stirbt für sich allein) di Vincent Perez. Con Emma Thompson, Brendan Gleeson, Daniel Brühl, Mikael Persbrandt, Katharina Schüttle, Uwe Preuss, Hans Quangel e altri. Germania, Francia, GB 2016 ★★★+
Diretto e sceneggiato dall'attore e regista svizzero Vincent Perez, "Lettere da Berlino" è fedelmente tratto dall'ultimo romanzo di Hans Fallada Ognuno muore solo (edito in Italia da Sellerio), scritto nel 1946 poco prima di morire e considerato da Primo Levi "Il libro più bello sulla resistenza tedesca al nazismo", che si rifà a sua volta su una storia vera, basandosi su un'inchiesta della Gestapo per identificare gli autori di 287 cartoline dal contenuto antinazista che vennero rinvenute nella capitale e consegnate all'autorità tra il 1940 e il 1943 e che portò al gigliottinamento di una coppia di coniugi di mezza età. Otto e Anna Quangel, lui capo officina in una fabbrica di falegnameria, lei casalinga, decidono che è giunto il momento di reagire al torpore generalizzato dopo aver ricevuto dalla Wehrmacht la lettera che comunica la scomparsa del loro unico figlio sul fronte francese, proprio nei giorni in cui l'esercito tedesco conquista Parigi e Berlino è in festa, ed escogitano un modo per denunciare le menzogne del regime, la sua inumanità e la follia della guerra, pur consapevoli di quanto il loro sforzo sia inutile considerato il clima di terrore e l'ottundimento delle coscienze, se non altro per sentirsi a posto con la loro e non avendo più nulla di più importante da perdere di chi abbiano già perso: infatti soltanto 18 delle cartoline che seminano nei punti più disparati della città non vengono consegnate all'ufficio dell'ispettore della Gestapo Escherich che, a differenza dei pezzi grossi delle SS cui è sottoposto e che hanno scatenato una caccia all'uomo sproporzionata, ragiona da poliziotto e cerca di ricostruire un ritratto psicologico dell'autore, riuscendo a individuarlo anche dopo che era stato acciuffato e ucciso il presunto responsabile. A parte il significato della storia, il film ha il ritmo e le tensioni di un thriller ben costruito, coi tempi giusti, che fa venire in mente quelli ispirati alle opere di Le Carré, e si avvale di ottimi interpreti, a cominciare dai tre principali, Thompson, Gleeson e Brühl, che si muovono in maniera del tutto credibile in una serie di ambienti ricostruiti perfettamente quando si tratta di spazi chiusi, purtroppo molto meno per quelli quelli esterni, chiaramente girati in studio con fondali di cartapesta purtroppo nemmeno molto ben fatti, ma pazienza, anche se contrasta con l'accuratezza dei primi e a mio parere questo inficia un po' il risultato, per il resto all'altezza, della pellicola. In ogni caso, l'esito è più che discreto.
Diretto e sceneggiato dall'attore e regista svizzero Vincent Perez, "Lettere da Berlino" è fedelmente tratto dall'ultimo romanzo di Hans Fallada Ognuno muore solo (edito in Italia da Sellerio), scritto nel 1946 poco prima di morire e considerato da Primo Levi "Il libro più bello sulla resistenza tedesca al nazismo", che si rifà a sua volta su una storia vera, basandosi su un'inchiesta della Gestapo per identificare gli autori di 287 cartoline dal contenuto antinazista che vennero rinvenute nella capitale e consegnate all'autorità tra il 1940 e il 1943 e che portò al gigliottinamento di una coppia di coniugi di mezza età. Otto e Anna Quangel, lui capo officina in una fabbrica di falegnameria, lei casalinga, decidono che è giunto il momento di reagire al torpore generalizzato dopo aver ricevuto dalla Wehrmacht la lettera che comunica la scomparsa del loro unico figlio sul fronte francese, proprio nei giorni in cui l'esercito tedesco conquista Parigi e Berlino è in festa, ed escogitano un modo per denunciare le menzogne del regime, la sua inumanità e la follia della guerra, pur consapevoli di quanto il loro sforzo sia inutile considerato il clima di terrore e l'ottundimento delle coscienze, se non altro per sentirsi a posto con la loro e non avendo più nulla di più importante da perdere di chi abbiano già perso: infatti soltanto 18 delle cartoline che seminano nei punti più disparati della città non vengono consegnate all'ufficio dell'ispettore della Gestapo Escherich che, a differenza dei pezzi grossi delle SS cui è sottoposto e che hanno scatenato una caccia all'uomo sproporzionata, ragiona da poliziotto e cerca di ricostruire un ritratto psicologico dell'autore, riuscendo a individuarlo anche dopo che era stato acciuffato e ucciso il presunto responsabile. A parte il significato della storia, il film ha il ritmo e le tensioni di un thriller ben costruito, coi tempi giusti, che fa venire in mente quelli ispirati alle opere di Le Carré, e si avvale di ottimi interpreti, a cominciare dai tre principali, Thompson, Gleeson e Brühl, che si muovono in maniera del tutto credibile in una serie di ambienti ricostruiti perfettamente quando si tratta di spazi chiusi, purtroppo molto meno per quelli quelli esterni, chiaramente girati in studio con fondali di cartapesta purtroppo nemmeno molto ben fatti, ma pazienza, anche se contrasta con l'accuratezza dei primi e a mio parere questo inficia un po' il risultato, per il resto all'altezza, della pellicola. In ogni caso, l'esito è più che discreto.
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