"In guerra per amore" di Pierfrancesco Diliberto (Pif). Con Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Samuele Segreto, Stella Egitto, Maurizio Marchetti, Vincent Riotta e altri. Italia 2016 ★★★+
Seconda pellicola di Pif, come regista sceneggiatore e attore che troviamo nei panni del personaggio principale. Come nel fortunato La mafia uccide solo d'estate, si chiama Arturo Giammarese e anche in questo caso racconta un percorso di presa di coscienza del fenomeno mafioso che, pur attraverso toni favolistici e solo apparentemente giocosi, avviene nel contesto di fatti storici realmente accaduti (lo sbarco delle truppe USA in Sicilia, nel luglio del 1943) e di retroscena ampiamente documentati quanto disconosciuti (e volutamente fatti passare sotto silenzio), e già per questo il film merita un'ampia sufficienza, oltre che per il fatto di raggiungere, attraverso la leggerezza e l'ironia, un ampio pubblico , specie giovane, altrimenti ignaro, benché alla fine riesca meno convincente del precedente, di cui in qualche modo può considerarsi un prequel. Arturo è un palermitano che a New York lavora in un ristorante italiano ed è innamorato della bella Flora (une radiosa Cinzia Leone), nipote del proprietario che l'ha però promessa a Carmelo,a sua volta figlio di un mafioso braccio destro di Lucky Luciano: l'unico modo per uscirne, è che Arturo vada in Sicilia a chiedere personalmente la mano della figlia al padre della fanciulla, ed è qui che l'amore contrastato tra i due si innesta nella storia, ossia negli antecedenti dello sbarco degli americani in Sicilia, che avvenne pressoché senza colpo ferire, da una parte e dall'altra, per i noti accordi sottostanti fra Stato Maggiore e governo USA proprio con Lucky Luciano, il quale propiziò l'amichevole accoglienza delle truppa da parte delle famiglie mafiose dell'isola: è in questo scenario che Arturo decide di arruolarsi per raggiungere il suo obiettivo. Che rimane quello di coronare il suo sogno d'amore raggiungendo il padre di Flora, passando attraverso una serie di vicissitudini in cui spunti reali si mischiano alla fantasia, indifferente a tutto fino all'uccisione al suo posto, per mano mafiosa, del tenente italoamericano Philip Catelli, di cui aveva conquistato l'amicizia e che aveva redatto una lettere a Roosevelt per denunciare gli esiti esiziali della collaborazione tra alleati e mafia, che avrebbe avuto l'effetto di consegnare l'isola nelle mani di quest'ultima per gli anni a venire. Come in effetti avvenne e gli ultimi minuti della pellicola documentano, presentando tutta una serie di personaggi che avrebbero dominato le cronache negli anni a venire., da Calogero Vizzini e Vito Ciancimino a Michele Sindona, tutti messi in rampa di lancio col pretesto della loro funzione anticomunista delle autorità americane, che non tennero in alcun conto i rapporti del vero capitano Scotten, opportunamente secretati per anni. Rispetto a quella che l'ha preceduta, la pellicola ha una trama un po' troppo dispersiva affidandosi meno al lato surreale e perdendo un po' del mordente a cui ci aveva abituato Pif, che comunque si circonda di un gruppo di caratteristi di grande bravura confezionando un prodotto insieme gradevole e istruttivo.
Seconda pellicola di Pif, come regista sceneggiatore e attore che troviamo nei panni del personaggio principale. Come nel fortunato La mafia uccide solo d'estate, si chiama Arturo Giammarese e anche in questo caso racconta un percorso di presa di coscienza del fenomeno mafioso che, pur attraverso toni favolistici e solo apparentemente giocosi, avviene nel contesto di fatti storici realmente accaduti (lo sbarco delle truppe USA in Sicilia, nel luglio del 1943) e di retroscena ampiamente documentati quanto disconosciuti (e volutamente fatti passare sotto silenzio), e già per questo il film merita un'ampia sufficienza, oltre che per il fatto di raggiungere, attraverso la leggerezza e l'ironia, un ampio pubblico , specie giovane, altrimenti ignaro, benché alla fine riesca meno convincente del precedente, di cui in qualche modo può considerarsi un prequel. Arturo è un palermitano che a New York lavora in un ristorante italiano ed è innamorato della bella Flora (une radiosa Cinzia Leone), nipote del proprietario che l'ha però promessa a Carmelo,a sua volta figlio di un mafioso braccio destro di Lucky Luciano: l'unico modo per uscirne, è che Arturo vada in Sicilia a chiedere personalmente la mano della figlia al padre della fanciulla, ed è qui che l'amore contrastato tra i due si innesta nella storia, ossia negli antecedenti dello sbarco degli americani in Sicilia, che avvenne pressoché senza colpo ferire, da una parte e dall'altra, per i noti accordi sottostanti fra Stato Maggiore e governo USA proprio con Lucky Luciano, il quale propiziò l'amichevole accoglienza delle truppa da parte delle famiglie mafiose dell'isola: è in questo scenario che Arturo decide di arruolarsi per raggiungere il suo obiettivo. Che rimane quello di coronare il suo sogno d'amore raggiungendo il padre di Flora, passando attraverso una serie di vicissitudini in cui spunti reali si mischiano alla fantasia, indifferente a tutto fino all'uccisione al suo posto, per mano mafiosa, del tenente italoamericano Philip Catelli, di cui aveva conquistato l'amicizia e che aveva redatto una lettere a Roosevelt per denunciare gli esiti esiziali della collaborazione tra alleati e mafia, che avrebbe avuto l'effetto di consegnare l'isola nelle mani di quest'ultima per gli anni a venire. Come in effetti avvenne e gli ultimi minuti della pellicola documentano, presentando tutta una serie di personaggi che avrebbero dominato le cronache negli anni a venire., da Calogero Vizzini e Vito Ciancimino a Michele Sindona, tutti messi in rampa di lancio col pretesto della loro funzione anticomunista delle autorità americane, che non tennero in alcun conto i rapporti del vero capitano Scotten, opportunamente secretati per anni. Rispetto a quella che l'ha preceduta, la pellicola ha una trama un po' troppo dispersiva affidandosi meno al lato surreale e perdendo un po' del mordente a cui ci aveva abituato Pif, che comunque si circonda di un gruppo di caratteristi di grande bravura confezionando un prodotto insieme gradevole e istruttivo.
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