Già nel 2008, quando Obama conquistò la presidenza degli USA, scrissi che avrei preferito la vittoria del candidato repubblicano John McCain: non per motivi ideologici (sono distante da entrambi anni luce) ma perché l'attuale presidente mi sembrava un parolaio inconcludente, ricattabile e pure ipocrita: nel corso di due mandati, non mi ha mai smentito; quanto a pronostici, non ne avevo fatti. Questa volta invece mi sbilancio e, insieme a Michael Moore, che qui ne spiega i motivi, dico Donald Trump. Le ragioni addotte dal buon Michael sono assolutamente valide: quanto alle sue sconfortate valutazioni, lui ragiona da cittadino statunitense liberal, io da europeo e da anarchico, e tendo a far mie quelle di Sergio Di Cori Modigliani: uno a cui ogni tanto "parte l'embolo", come si suol dire, e finisce per perdersi in deliri solipsistici, ma non in questo caso, dove oltre a dar mostra di un'inconsueta concisione risulta particolarmente convincente perché, avendo vissuto e lavorato nel concreto per anni negli Stati Uniti, sa di cosa sta parlando a differenza dei vari corrispondenti nostrani, frequentatori al più delle varie sale e uffici stampa delle varie istituzioni e di politici e Corporation e che poco o niente sanno di politica estera e men che meno di storia. A prescindere dal fatto che trovo comunque esagerato lo spazio e il tempo dedicati alle presidenziali d'oltreoceano, per quanto pagliaccesco, volgare, ignorante, razzista possa essere Donald Trump, lo trovo mille volte meno pericoloso, per l'umanità, di Hillary Rodham Clinton, di cui basta ricordare l'azione come segretario di Stato e l'espressione che aveva nella Situation Room il 2 maggio del 2011, nel corso dell'esecuzione (con relativo occultamento di cadavere) di Osama Bin Laden, accompagnata dalle sue grida di giubilo: semplicemente disgustoso. Da europeo, poi, l'elezione di Donald Trump sarebbe una benedizione: farebbe saltare il TTIP, tenderebbe a disimpegnarsi dalla NATO, come Ronald Reagan troverebbe un accordo con i russi (fu Bill Clinton a tradire gli accordi presi con Gorbaciov ai tempi della caduta del Muro di Berlino e poi del tracollo dell'URSS spingendogli la NATO alle porte di casa) e da bravo repubblicano cercherebbe di chiudere le guerre graziosamente iniziate dai "democratici" (solo di nome); un ritorno a un po' di sano isolazionismo USA potrebbe forse contribuire a dare la sveglia qui in Europa facendo prendere coscienza che i nostri interessi vanno in direzione opposta a quelli a stelle e strisce, a meno che non vogliamo appiattirci ancora di più sul loro modello e i loro "valori". Che personalmente mi risultano non solo estranei, ma repulsivi. Se poi si imbottiscono sempe più di psicofarmaci e di droghe per affrontare un'esistenza da alienati, se cadono in un'altra grande depressione come quella del 1929 o anche peggio, se vanno avanti a scannarsi tra di loro perché amano girare armati, se i neri e magari anche i latinos si ribellano e scoppia un'altra guerra civile, finché se ne stanno dall'altra parte dello "stagno" e se la vedono tra di loro, detto molto sinceramente non me ne può fregare di meno; e se poi una crisi del commercio mondiale facesse abbassare un po' la cresta anche ai tedeschi, tanto meglio. E comunque rimango convinto che, per quanto velleitario, solo Sanders avrebbe potuto battere Trump oppure, ultima ratio, Michelle Obama, che ha introdotto la Convention demorcatica l'altro giorno, dando così il via all'ennesima dinastia presidenziale americana. Del resto è o non è il Paese delle soap opera? Ma Hillary Clinton, please not.
mercoledì 27 luglio 2016
Trump: il male minore
Già nel 2008, quando Obama conquistò la presidenza degli USA, scrissi che avrei preferito la vittoria del candidato repubblicano John McCain: non per motivi ideologici (sono distante da entrambi anni luce) ma perché l'attuale presidente mi sembrava un parolaio inconcludente, ricattabile e pure ipocrita: nel corso di due mandati, non mi ha mai smentito; quanto a pronostici, non ne avevo fatti. Questa volta invece mi sbilancio e, insieme a Michael Moore, che qui ne spiega i motivi, dico Donald Trump. Le ragioni addotte dal buon Michael sono assolutamente valide: quanto alle sue sconfortate valutazioni, lui ragiona da cittadino statunitense liberal, io da europeo e da anarchico, e tendo a far mie quelle di Sergio Di Cori Modigliani: uno a cui ogni tanto "parte l'embolo", come si suol dire, e finisce per perdersi in deliri solipsistici, ma non in questo caso, dove oltre a dar mostra di un'inconsueta concisione risulta particolarmente convincente perché, avendo vissuto e lavorato nel concreto per anni negli Stati Uniti, sa di cosa sta parlando a differenza dei vari corrispondenti nostrani, frequentatori al più delle varie sale e uffici stampa delle varie istituzioni e di politici e Corporation e che poco o niente sanno di politica estera e men che meno di storia. A prescindere dal fatto che trovo comunque esagerato lo spazio e il tempo dedicati alle presidenziali d'oltreoceano, per quanto pagliaccesco, volgare, ignorante, razzista possa essere Donald Trump, lo trovo mille volte meno pericoloso, per l'umanità, di Hillary Rodham Clinton, di cui basta ricordare l'azione come segretario di Stato e l'espressione che aveva nella Situation Room il 2 maggio del 2011, nel corso dell'esecuzione (con relativo occultamento di cadavere) di Osama Bin Laden, accompagnata dalle sue grida di giubilo: semplicemente disgustoso. Da europeo, poi, l'elezione di Donald Trump sarebbe una benedizione: farebbe saltare il TTIP, tenderebbe a disimpegnarsi dalla NATO, come Ronald Reagan troverebbe un accordo con i russi (fu Bill Clinton a tradire gli accordi presi con Gorbaciov ai tempi della caduta del Muro di Berlino e poi del tracollo dell'URSS spingendogli la NATO alle porte di casa) e da bravo repubblicano cercherebbe di chiudere le guerre graziosamente iniziate dai "democratici" (solo di nome); un ritorno a un po' di sano isolazionismo USA potrebbe forse contribuire a dare la sveglia qui in Europa facendo prendere coscienza che i nostri interessi vanno in direzione opposta a quelli a stelle e strisce, a meno che non vogliamo appiattirci ancora di più sul loro modello e i loro "valori". Che personalmente mi risultano non solo estranei, ma repulsivi. Se poi si imbottiscono sempe più di psicofarmaci e di droghe per affrontare un'esistenza da alienati, se cadono in un'altra grande depressione come quella del 1929 o anche peggio, se vanno avanti a scannarsi tra di loro perché amano girare armati, se i neri e magari anche i latinos si ribellano e scoppia un'altra guerra civile, finché se ne stanno dall'altra parte dello "stagno" e se la vedono tra di loro, detto molto sinceramente non me ne può fregare di meno; e se poi una crisi del commercio mondiale facesse abbassare un po' la cresta anche ai tedeschi, tanto meglio. E comunque rimango convinto che, per quanto velleitario, solo Sanders avrebbe potuto battere Trump oppure, ultima ratio, Michelle Obama, che ha introdotto la Convention demorcatica l'altro giorno, dando così il via all'ennesima dinastia presidenziale americana. Del resto è o non è il Paese delle soap opera? Ma Hillary Clinton, please not.
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A proposito di "...appiattirci ancora di più sul loro modello e i loro "valori"...", eccoti servita la scontata risposta dei servi...
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