Pur condividendo con Marco Travaglio soltanto il nome, e non certo la visione politico-economica, più di una volta sono rimasto stupito di quanto i suoi editoriali esprimessero esattamente il mio modo di vedere, ma mai come stamattina davanti al fondo del Fatto Quotidiano, che attacca con queste parole: Che palle questa storia del “populismo”. Ogni volta che qualcuno sgradito all’establishment vince le elezioni, i giornaloni innestano il pilota automatico e gli danno del “populista”: esattamente le stesse che avevo usato anch'io ieri mattina quando, poco prima delle 8, mi ero sintonizzato su Radio Capital (Gruppo Repubblica-L'Espresso) e, nel corso della rubrica mattutina "All News", ho ascoltato il solito banale, cloroformizzante Stefano Folli commentare pappagallescamente i risultati delle elezioni amministrative francesi che hanno visto il Front National di Marine e Marion Le Pen sfiorare, a livello nazionale, il 30% dei voti affermandosi come il primo partito, superando il cosiddetto centrodestra di Sarkozy e sotterrando i socialisti al governo e altri scampoli della "sinistra". Considerando che il FN ha ottenuto i maggiori successi laddove la crisi economica ha morso di più, e non nella regione dell'Île de France in cui si trova Parigi, si può dedurre che l'effetto "traino" della risposta al terrorismo in seguito ai recenti attacchi dell'Isis nella capitale abbiano pesato poco o nulla, mentre è stato decisivo, eccome, il tasso di disoccupazione. Folli è solo uno dei tanti tromboni, e neppure il capofila, di tutta una genìa di notisti politici che comprende i vari Ostellino, Cazzullo, Battista, Franco, Sorgi, Polito, e chi più ne ha più ne metta, che passano per esperti e "indipendenti" ma hanno trascorso tutta la loro esistenza da saprofiti a ridosso delle stanze del potere e che sistematicamente si schierano, a prescindere, dalla parte del governo in carica di qualunque colore esso sia, giustificandone ogni mossa in nome del "pragmatismo", della "concretezza", a fronte della velleitarietà di chi è bravo solo a fare opposizione "perché è facile quando non ci si assume la responsabilità del fare" anche quando, come nel caso del fanfarone fiorentino e prima di lui dell'imbonitore brianzolo, tutto l'attivismo si riduce all'annuncio e alla chiacchiera. Folli (nomen omen) vaneggia di vittoria populista equivocando sul termine corretto che sarebbe semplicemente "popolare" perché il Front National, piacendo o no, dà quelle risposte che, specie davanti a una crisi economica e sociale che covava da decenni ed è scoppiata globalmente nel 2008, nessuno dei governi europei, di destra, centro, sinistra o di ampia coalizione che fossero, in quanto a sovranità limitata e succubi dell'élite finanziaria e oligopolista che li manovrano, è stato in grado di fornire. Anzi: le loro politiche sono andate in senso opposto, facendone pagare gli effetti a chi già era stato vittima di diseguaglianze sempre più abissali. Medesima reazione pavloviana, con l'evocazione del "pericolo autoritario", ce l'hanno anche coloro che, su una sponda diversa, hanno visto nella sconfitta della Kirchner e di Maduro in Venezuela un "pericolo per le conquiste democratiche (?) dell'America Latina", come se peronismo e chavismo non fossero populismo fascistoide allo stato puro: mi viene in mente Maurizio Chierici che, massacrando sistematicamente la grammatica e la sintassi della lingua italiana, ci ammannisce da trent'anni la saga dei trionfi di ogni sedicente revolución sull'orbe terracqueo. Facendo equazioni a capocchia tra Front National e la Lega nostrana, si tralasciano le origini "federaliste" (si fa per dire) del movimento creato da Bossi nonché il fatto che questa sia stata al fianco di Berlusconi in tutti i suoi governi dal 1994 al 2011 nonché tuttora alla guida delle regioni italiane economicamente più "pesanti", e la sua versione salviniana, peraltro accreditata dai media nazionali in cerca di un finto avversario a fare da contraltare all'altro Matteo, non fa che confermarne la beceraggine. Credo che abbia ragione Marine le Pen a considerare il proprio partito il solo vero "Fronte Repubblicano", nella più schietta tradizione gollista, con cui l'ex UMP di Sarkozy, ribattezzato per l'occasione "Republicains", non ha nulla a che vedere, e a dire che i socialisti si sono suicidati da soli: la politica economico-sociale proposta del FN è sicuramente più progressista di quella messa in atto dal governo attuale e capace di convincere i lavoratori salariati che votavano la gauche. Così come non è del tutto sballata l'analisi che fa Gianfranco Fini (e ci si domanda perché, dato che l'uomo è tutt'altro che stupido, oltre a predicare - talvolta - bene abbia costantemente razzolato male) e meno ancora quella di Marcello Foa sul Giornale. Quanto ai "commenti" di Folli su Radio Capital e al fatto che potrei fare a meno di ascoltarne i notiziari, a favore dell'emittente diretta dal buon Vittorio Zucconi (con cui non sono quasi mai d'accordo) e della sua ecumenicità c'è che sono controbilanciati dalle lucide analisi di Massimo Rocca, di cui vi propongo l'ultimo "Contropelo", prodotto nella giornata di ieri: La costoletta della sinistra.
Ve lo ricordate quando il lider Massimo diceva che la Lega era una
costola della sinistra? Lui, paternalisticamente, pensava di aver
trovato la risposta al problema politico mangiando sardine con Bossi. E
invece il problema era quello sociale, che si sarebbe divorato lui, e
tutta la sinistra, come fosse un’acciughina. Perchè la costola non era
Bossi, così come oggi in Francia non lo è Marine-Marion-Marianne. La
costola sono gli spiazzati e gli spezzati dal fenomeno della
globalizzazione a tutti i livelli. Sono quelli che vorrebbero mettere in
mutande i vertici di Air France e non trovare il presidente socialista
della repubblica schierato con i licenziatori e non con i licenziandi,
così come vorremmo trovare presidenti del consiglio e sindaci di Roma
con i lavoratori del Colosseo senza stipendio, e non con chi quello
stipendio non ha pagato. Del resto se la Confindustria francese lancia
l’allarme democratico contro Marine, voi credete che voglia difendere la
democrazia o i profitti? Io qualche dubbio ce l’ho. Se tu butti il
lavoro e i lavoratori come fossero una costoletta mal cotta, non puoi
certo prendertela con il cane che la raccatta e se la porta via.
Resto sempre di stucco quando, a vittorie non gradite, l'apparato politico risponde con atteggiamenti incomprensibili. Ci sono ancora le elezioni, fino a prova contraria, che esprimono quello che la gente vota. Allora o le lezioni sono taroccate - e qui vanno prese misure drastiche - oppure la gente vota il partito che vuole e chi resta fuori se la "ciuccia" tutta invece di dare del "coglione" a chi non vota a sinistra.( Ricorda qualcuno?) Mandi. Ci vediamo domenica.
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