"Un posto sicuro" di Francesco Ghiaccio. Con Marco D'Amore, Giorgio Colangeli, Madtilde Gioli. Italia 2015 ★★★+
Il "posto sicuro" è quello che Eduardo, aspirante attore della provincia di Napoli, ha accettato in cambio di un lavoro al Nord, come operaio alla Eternit di Casale Monferrato, che assicurasse a lui e alla sua famiglia un livello di vita dignitoso. Dopo una vita in fabbrica, vedovo in pensione, da anni ha interrotto i rapporti col figlio Luca, a sua volta attore in crisi che si arrangia facendo il pagliaccio alle feste, quando quest'ultimo viene a sapere che il padre ha contratto il mesotelioma, un tumore alla pleura causato dalla polvere d'amianto presente non solo nello stabilimento ma nel resto del territorio, che ha provocato una strage nel Casalese, oggetto di un processo-simbolo di questi anni, e che gli rimangono pochi mesi di vita. Ha appena conosciuto Raffaella, una ragazza con cui ha avuto un vero e proprio colpo di fulmine, ma la allontana senza spiegazioni decidendo di dedicarsi all'assistenza del padre, con cui il rapporto, aspro e conflittuale, si ammorbidisce man mano che l'uomo, che aveva trascurato moglie e figlio dedicandosi ossessivamente al lavoro, si apre e gli racconta delle vicende della fabbrica, delle polveri che erano ovunque e della cui pericolosità nessuno era al corrente, tranne i massimi dirigenti dell'azienda, e nemmeno quelli locali, che vivevano nei pressi dello stabilimento. E così ne prende coscienza anche Luca, che inizia studiare l'ampia documentazione su tutta la vicenda e, con l'aiuto del padre, rimette in sesto un teatrino della città con l'intento di allestire uno spettacolo sull'argomento coinvolgendo anche i famigliari delle vittime (che partecipano anche al film oltre ai tre bravi protagonisti), gli stessi che abbiamo visto in azione al processo di Torino. Fra alti e bassi, tra cui crisi depressive con eccessi alcolici, riuscirà nell'intento, grazie anche a Raffaella, che riesce a riallacciare il rapporto con lui e a dargli fiducia. Film di denuncia e di riflessione che intreccia le vicende personali di due solitudini, un uomo vecchio stampo e per bene e un precario di oggi privato dei suoi sogni, con un'altra più grande e orribile, con processi che durano all'infinito (quanto i danni dei manufatti cancerogeni prodotti dall'Eternit, guarda caso così difficili da smaltire) e una presa di consapevolezza collettiva dopo anni di silenzi e di inganni da parte di chi sapeva e non ha fatto nulla, soffre di qualche lungaggine e di spunti melodrammatici che possono apparire eccessivi ma è rigoroso, efficace, con una fotografia e un'ambientazione accurate. Francesco Ghiaccio, alla sua prima regìa, essendo casalese sa di cosa parla e l'esordio alla scenografia di D'Amore è altrettanto incoraggiante, così come la sua interpretazione e quella della brava, bella e intensa Matilde Gioli, già protagonista ne Il capitale Umano di Virzì in un ruolo simile, ma su tutti spicca Giorgio Colangeli, attore che finalmente comincia a trovare lo spazio che si merita ampiamente da anni.
Il "posto sicuro" è quello che Eduardo, aspirante attore della provincia di Napoli, ha accettato in cambio di un lavoro al Nord, come operaio alla Eternit di Casale Monferrato, che assicurasse a lui e alla sua famiglia un livello di vita dignitoso. Dopo una vita in fabbrica, vedovo in pensione, da anni ha interrotto i rapporti col figlio Luca, a sua volta attore in crisi che si arrangia facendo il pagliaccio alle feste, quando quest'ultimo viene a sapere che il padre ha contratto il mesotelioma, un tumore alla pleura causato dalla polvere d'amianto presente non solo nello stabilimento ma nel resto del territorio, che ha provocato una strage nel Casalese, oggetto di un processo-simbolo di questi anni, e che gli rimangono pochi mesi di vita. Ha appena conosciuto Raffaella, una ragazza con cui ha avuto un vero e proprio colpo di fulmine, ma la allontana senza spiegazioni decidendo di dedicarsi all'assistenza del padre, con cui il rapporto, aspro e conflittuale, si ammorbidisce man mano che l'uomo, che aveva trascurato moglie e figlio dedicandosi ossessivamente al lavoro, si apre e gli racconta delle vicende della fabbrica, delle polveri che erano ovunque e della cui pericolosità nessuno era al corrente, tranne i massimi dirigenti dell'azienda, e nemmeno quelli locali, che vivevano nei pressi dello stabilimento. E così ne prende coscienza anche Luca, che inizia studiare l'ampia documentazione su tutta la vicenda e, con l'aiuto del padre, rimette in sesto un teatrino della città con l'intento di allestire uno spettacolo sull'argomento coinvolgendo anche i famigliari delle vittime (che partecipano anche al film oltre ai tre bravi protagonisti), gli stessi che abbiamo visto in azione al processo di Torino. Fra alti e bassi, tra cui crisi depressive con eccessi alcolici, riuscirà nell'intento, grazie anche a Raffaella, che riesce a riallacciare il rapporto con lui e a dargli fiducia. Film di denuncia e di riflessione che intreccia le vicende personali di due solitudini, un uomo vecchio stampo e per bene e un precario di oggi privato dei suoi sogni, con un'altra più grande e orribile, con processi che durano all'infinito (quanto i danni dei manufatti cancerogeni prodotti dall'Eternit, guarda caso così difficili da smaltire) e una presa di consapevolezza collettiva dopo anni di silenzi e di inganni da parte di chi sapeva e non ha fatto nulla, soffre di qualche lungaggine e di spunti melodrammatici che possono apparire eccessivi ma è rigoroso, efficace, con una fotografia e un'ambientazione accurate. Francesco Ghiaccio, alla sua prima regìa, essendo casalese sa di cosa parla e l'esordio alla scenografia di D'Amore è altrettanto incoraggiante, così come la sua interpretazione e quella della brava, bella e intensa Matilde Gioli, già protagonista ne Il capitale Umano di Virzì in un ruolo simile, ma su tutti spicca Giorgio Colangeli, attore che finalmente comincia a trovare lo spazio che si merita ampiamente da anni.
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