"Noi e la Giulia" di Edoardo Leo. Con Edoardo Leo, Luca Argentero, Claudio Amendola, Stefano Fresi, Anna Foglietta, Carlo Buccirosso. Itala 2015 ★★½
Non è la prima volta che Edoardo Leo, attore di buon talento e ottime intenzioni, passa dall'altra parte della cinepresa, ma è la prima in cui si cimenta nella commedia e anche in questa occasione, come nello spassoso Smetto quando voglio che l'aveva visto stralunato protagonista, il film tratta della sua generazione: in quel caso un gruppo di ricercatori universitari precarizzati a vita, qui quattro personaggi eterogenei che in comune hanno un fallimento, personale, politico, finanziario o sentimentale, e che uniscono le loro forze 8 e debolezze) per rilevare un casolare con terreno nel Napoletano con l'idea di trasformarlo in un agriturismo, quasi un luogo comune come tentativo di mettersi in proprio e prendere in mano la propria esistenza senza dipendere dal prossimo. I loro destini si incrociano per puro caso e più diversi di così non potrebbero essere: un coatto fascistoide, un ex sessantottino rimasto a 50 anni fa, un timido venditore di automobili, l'ex proprietario della gastronomia di famiglia che ha chiuso l'attività, più una svalvolata che si improvvisa cuoca, cameriera e domestica, ma li unisce in desiderio di riscattarsi e combinare qualcosa di buono da soli, ma è un'impresa impossibile in Italia, dove prima ancora di fare i conti con una burocrazia demenziale in alcune zone si debbono farli con la malavita, in questo caso con la camorra che, prima ancora che l'attività abbia inizio, manda un suo emissario a chiedere il "pizzo" a questo gruppo eterogeneo paracadutato dalla capitale in un universo che gli è totalmente ignoto, impersonato da Carlo Buccirosso, che è anche il personaggio più azzeccato del film e che giunge al casolare a bordo di una vecchia Giulia 1300 perfettamente tenuta che, in qualche modo, sarà il filo conduttore della storia, o almeno la sua autoradio che si mette a suonare l'unica cassetta di musica classica a suo capriccio. La pellicola è gradevole, alcuni spunti e trovate tutt'altro che banali (come la presa per i fondelli del tipo di pubblico "new age" che accorre a frotte quando si diffonde il passaparola che il terreno su cui sorge l'agriturismo "suoni") ma qualcosa nella chimica tra i vari interpreti non funziona, tanto che, per l'appunto, il personaggio più riuscito è quello estraneo al gruppo di "falliti", interpretato da Carlo Buccirosso che, sugli altri, si erge di una buona spanna, seguito dal generoso Leo, un po' troppo caricaturale, mentre sugli altri è meglio stendere un velo di pietà, almeno nell'occasione. Ammetto che mi aspettavo qualcosa di più: personalmente ritengo che Leo abbia le qualità e l'intelligenza per diventare il Carlo Verdone degli anni Dieci, ma probabilmente come l'originale patisce di alti e bassi, anche all'interno dello stesso film. Che comunque è quello del suo esordio nel genere e, almeno nello squallore e nel vuoto del momento attuale, dovuto anche alla stagione, si fa vedere pur senza entusiasmare.
Non è la prima volta che Edoardo Leo, attore di buon talento e ottime intenzioni, passa dall'altra parte della cinepresa, ma è la prima in cui si cimenta nella commedia e anche in questa occasione, come nello spassoso Smetto quando voglio che l'aveva visto stralunato protagonista, il film tratta della sua generazione: in quel caso un gruppo di ricercatori universitari precarizzati a vita, qui quattro personaggi eterogenei che in comune hanno un fallimento, personale, politico, finanziario o sentimentale, e che uniscono le loro forze 8 e debolezze) per rilevare un casolare con terreno nel Napoletano con l'idea di trasformarlo in un agriturismo, quasi un luogo comune come tentativo di mettersi in proprio e prendere in mano la propria esistenza senza dipendere dal prossimo. I loro destini si incrociano per puro caso e più diversi di così non potrebbero essere: un coatto fascistoide, un ex sessantottino rimasto a 50 anni fa, un timido venditore di automobili, l'ex proprietario della gastronomia di famiglia che ha chiuso l'attività, più una svalvolata che si improvvisa cuoca, cameriera e domestica, ma li unisce in desiderio di riscattarsi e combinare qualcosa di buono da soli, ma è un'impresa impossibile in Italia, dove prima ancora di fare i conti con una burocrazia demenziale in alcune zone si debbono farli con la malavita, in questo caso con la camorra che, prima ancora che l'attività abbia inizio, manda un suo emissario a chiedere il "pizzo" a questo gruppo eterogeneo paracadutato dalla capitale in un universo che gli è totalmente ignoto, impersonato da Carlo Buccirosso, che è anche il personaggio più azzeccato del film e che giunge al casolare a bordo di una vecchia Giulia 1300 perfettamente tenuta che, in qualche modo, sarà il filo conduttore della storia, o almeno la sua autoradio che si mette a suonare l'unica cassetta di musica classica a suo capriccio. La pellicola è gradevole, alcuni spunti e trovate tutt'altro che banali (come la presa per i fondelli del tipo di pubblico "new age" che accorre a frotte quando si diffonde il passaparola che il terreno su cui sorge l'agriturismo "suoni") ma qualcosa nella chimica tra i vari interpreti non funziona, tanto che, per l'appunto, il personaggio più riuscito è quello estraneo al gruppo di "falliti", interpretato da Carlo Buccirosso che, sugli altri, si erge di una buona spanna, seguito dal generoso Leo, un po' troppo caricaturale, mentre sugli altri è meglio stendere un velo di pietà, almeno nell'occasione. Ammetto che mi aspettavo qualcosa di più: personalmente ritengo che Leo abbia le qualità e l'intelligenza per diventare il Carlo Verdone degli anni Dieci, ma probabilmente come l'originale patisce di alti e bassi, anche all'interno dello stesso film. Che comunque è quello del suo esordio nel genere e, almeno nello squallore e nel vuoto del momento attuale, dovuto anche alla stagione, si fa vedere pur senza entusiasmare.
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