"L'amore bugiardo" (Gone Girl) di David Fincher. Con Benjamin Affleck, Rosamund Pike, Kim Dickens, Neil Patrick Harris, Tyler Perry e altri. USA 2014 ★★★★½
Pochi ma buoni, i film in uscita durante il periodo natalizio quest'anno: fra questi segnalo e consiglio vivamente quest'ultimo lavoro di David Fincher, maestro di inquietanti, complessi e mai scontati noir, sorretti da sceneggiature solide (in questo caso l'ha curata la stessa autrice del bel romanzo omonimo da cui è tratto, Gillian Flynn): una conferma dopo Seven, Fight Club, Zodiac, Panic Room, Millennium. Anzi: un passo avanti. Amy e Nick sono la coppia perfetta: belli, intelligenti (lei è una ex ragazza prodigio, laureata ad Harvard, la cui immagine viene ancora sfruttata dalla famiglia), estremamente complici, entrambi appassionati di scrittura e lavorano nel campo dell'editoria a New York, ma la crisi economica colpisce duro e finiscono per trasferirsi nel Missouri, da dove proviene Nick, anche per stare vicini alla madre di lui che sta soccombendo a un tumore e dove lui gestisce un bar assieme a Margot, la sorella gemella. Ma il giorno del loro quinto anniversario di nozze Amy scompare. Sebbene sia Nick a chiamare la polizia e a non volersi avvalere di un avvocato, i sospetti man mano cadono su di lui, che finisce per essere bersagliato anche da una campagna mediatica a caccia del potenziale serial killer, occasione ottima per riempire vieppiù di merda notiziari e talk show, che negli USA sono se possibile ancora più invasivi, infami e deleteri che da noi, e la situazione degenera quando Nick deve ammettere di avere una relazione con una sua allieva del corso di scrittura creativa che tiene al college locale e si scopre che Amy era incinta. Ma non tutto è come sembra e nella seconda parte del film, che dura in totale 2 ore e 20' ma di cui non c'è un solo minuto che "stroppi", si racconta la storia anche dal punti di vista di Amy. Siccome il film mi è piaciuto parecchio e altrettanto spero che piaccia a chi andrà a vederlo, non svelo altro, tranne che ci saranno alcuni notevoli colpi di scena. Oltre all'ottima sceneggiatura, alla fotografia cruda ed efficace, alla struttura del racconto articolata su diversi livelli temporali ma logica e perfettamente comprensibile, la riuscita del film è dovuta anche alla grande bravura degli interpreti, specialmente i due protagonisti, perfettamente adatti ad interpretare personaggi non molto gradevoli nonostante la bella presenza e a dare espressione alle mille sfumature di un intenso rapporto tra uomo e donna e del "patto matrimoniale" nello specifico, e quello tra Nick ed Amy è decisamente particolare. Altro merito del film è quello di denunciare il ruolo nefando di un'informazione abietta e le degenerazioni tipiche di una società profondamente malata come quella yankee, ma sono soprattutto la manipolazione sistematica a cui siamo ormai assuefatti nonché le innumerevoli sfaccettature di un rapporto d'amore (e odio) che emergono da questa vicenda così intricata ma esemplare che lasciano spunti non banali di riflessione. Bravi tutti.
Pochi ma buoni, i film in uscita durante il periodo natalizio quest'anno: fra questi segnalo e consiglio vivamente quest'ultimo lavoro di David Fincher, maestro di inquietanti, complessi e mai scontati noir, sorretti da sceneggiature solide (in questo caso l'ha curata la stessa autrice del bel romanzo omonimo da cui è tratto, Gillian Flynn): una conferma dopo Seven, Fight Club, Zodiac, Panic Room, Millennium. Anzi: un passo avanti. Amy e Nick sono la coppia perfetta: belli, intelligenti (lei è una ex ragazza prodigio, laureata ad Harvard, la cui immagine viene ancora sfruttata dalla famiglia), estremamente complici, entrambi appassionati di scrittura e lavorano nel campo dell'editoria a New York, ma la crisi economica colpisce duro e finiscono per trasferirsi nel Missouri, da dove proviene Nick, anche per stare vicini alla madre di lui che sta soccombendo a un tumore e dove lui gestisce un bar assieme a Margot, la sorella gemella. Ma il giorno del loro quinto anniversario di nozze Amy scompare. Sebbene sia Nick a chiamare la polizia e a non volersi avvalere di un avvocato, i sospetti man mano cadono su di lui, che finisce per essere bersagliato anche da una campagna mediatica a caccia del potenziale serial killer, occasione ottima per riempire vieppiù di merda notiziari e talk show, che negli USA sono se possibile ancora più invasivi, infami e deleteri che da noi, e la situazione degenera quando Nick deve ammettere di avere una relazione con una sua allieva del corso di scrittura creativa che tiene al college locale e si scopre che Amy era incinta. Ma non tutto è come sembra e nella seconda parte del film, che dura in totale 2 ore e 20' ma di cui non c'è un solo minuto che "stroppi", si racconta la storia anche dal punti di vista di Amy. Siccome il film mi è piaciuto parecchio e altrettanto spero che piaccia a chi andrà a vederlo, non svelo altro, tranne che ci saranno alcuni notevoli colpi di scena. Oltre all'ottima sceneggiatura, alla fotografia cruda ed efficace, alla struttura del racconto articolata su diversi livelli temporali ma logica e perfettamente comprensibile, la riuscita del film è dovuta anche alla grande bravura degli interpreti, specialmente i due protagonisti, perfettamente adatti ad interpretare personaggi non molto gradevoli nonostante la bella presenza e a dare espressione alle mille sfumature di un intenso rapporto tra uomo e donna e del "patto matrimoniale" nello specifico, e quello tra Nick ed Amy è decisamente particolare. Altro merito del film è quello di denunciare il ruolo nefando di un'informazione abietta e le degenerazioni tipiche di una società profondamente malata come quella yankee, ma sono soprattutto la manipolazione sistematica a cui siamo ormai assuefatti nonché le innumerevoli sfaccettature di un rapporto d'amore (e odio) che emergono da questa vicenda così intricata ma esemplare che lasciano spunti non banali di riflessione. Bravi tutti.
questo genere di film può piacere solo a menti corrotte
RispondiEliminaInfatti: la mia lo è dalla nascita.
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