"Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà" (Jimmy's Hall) di Ken Loach. Con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott, Francis Magee e altri. Gran Bretagna, Irlanda, Francia 2014 ★★★½
Fedele alla linea, maestro nel raccontare storie di riscatto sociale, di dignità, di impegno, di lotta, sempre dalla parte dei lavoratori e dei diseredati, Ken Loach è una certezza e questo film non fa eccezione. Non riserva grandi sorprese a chi conosce e apprezza il regista inglese, la cui cifra sta nella chiarezza, nella profonda onestà, nell'empatia verso i suoi personaggi che trasmette invariabilmente al pubblico e nella bravura nello scovare sempre i volti giusti per i suoi interpreti. Con questo film Ken Loach torna in Irlanda dopo "Il vento che accarezza l'erba", che raccontava della scelta di un giovane e promettente studente di medicina di rimanere sull'isola e combattere contro il trattato con gli inglesi che nel 1921 chiuse la Guerra d'Indipendenza e partecipare alla sanguinosa Guerra Civile; dalla stessa parte stava Jimmy Gralton, militante socialista realmente esistito, che in quell'epoca aveva dato vita alla "Pearse-Connolly Hall", una specie di centro sociale ante litteram alloggiato in una baracca di lamiera nel bel mezzo della campagna della contea di Leitrim, al confine con l'Ulster, che fungeva da scuola popolare, sala da ballo e luogo di riunione fuori dal controllo ossessivo dell'invadente chiesa cattolica irlandese. Costretto a chiuderla e a emigrare negli USA, ritorna in patria una decina di anni dopo, in seguito allo scoppio della Grande Depressione, e viene convinto dai più giovani, tra cui il suo nome era rimasto una leggenda, a riaprirla. Oltre ai vecchi amici e all'amore di gioventù, ritroverà gli avversari di sempre: la chiesa cattolica, come sempre dalla parte della conservazione e del controllo sui possibili sovvertitori dell'ordine costituito, ma soprattutto con i veri vincitori della Guerra Civile, che ipocritamente se ne fanno scudo per difendere gli interessi dei proprietari terrieri e dei padroni e senza alcuna remora utilizzano leggi opportunamente redatte e difese con la forza di cui hanno il monopolio. Jimmy Gralton uscirà nuovamente sconfitto, ma con onore, a cominciare da quello "delle armi" (intellettuali) resogli dal suo più acerrimo nemico, il vecchio monsignore locale. Fu anche l'unico caso che si conosca di irlandese espulso dalla propria patria come immigrato clandestino (con la scusa che era anche in possesso del passaporto statunitense): morì poi a New York nel 1945. Onore a Jimmy Galton, a quelli come lui e a Ken Loach che ce ne racconta la storia, per non dimenticare.
Fedele alla linea, maestro nel raccontare storie di riscatto sociale, di dignità, di impegno, di lotta, sempre dalla parte dei lavoratori e dei diseredati, Ken Loach è una certezza e questo film non fa eccezione. Non riserva grandi sorprese a chi conosce e apprezza il regista inglese, la cui cifra sta nella chiarezza, nella profonda onestà, nell'empatia verso i suoi personaggi che trasmette invariabilmente al pubblico e nella bravura nello scovare sempre i volti giusti per i suoi interpreti. Con questo film Ken Loach torna in Irlanda dopo "Il vento che accarezza l'erba", che raccontava della scelta di un giovane e promettente studente di medicina di rimanere sull'isola e combattere contro il trattato con gli inglesi che nel 1921 chiuse la Guerra d'Indipendenza e partecipare alla sanguinosa Guerra Civile; dalla stessa parte stava Jimmy Gralton, militante socialista realmente esistito, che in quell'epoca aveva dato vita alla "Pearse-Connolly Hall", una specie di centro sociale ante litteram alloggiato in una baracca di lamiera nel bel mezzo della campagna della contea di Leitrim, al confine con l'Ulster, che fungeva da scuola popolare, sala da ballo e luogo di riunione fuori dal controllo ossessivo dell'invadente chiesa cattolica irlandese. Costretto a chiuderla e a emigrare negli USA, ritorna in patria una decina di anni dopo, in seguito allo scoppio della Grande Depressione, e viene convinto dai più giovani, tra cui il suo nome era rimasto una leggenda, a riaprirla. Oltre ai vecchi amici e all'amore di gioventù, ritroverà gli avversari di sempre: la chiesa cattolica, come sempre dalla parte della conservazione e del controllo sui possibili sovvertitori dell'ordine costituito, ma soprattutto con i veri vincitori della Guerra Civile, che ipocritamente se ne fanno scudo per difendere gli interessi dei proprietari terrieri e dei padroni e senza alcuna remora utilizzano leggi opportunamente redatte e difese con la forza di cui hanno il monopolio. Jimmy Gralton uscirà nuovamente sconfitto, ma con onore, a cominciare da quello "delle armi" (intellettuali) resogli dal suo più acerrimo nemico, il vecchio monsignore locale. Fu anche l'unico caso che si conosca di irlandese espulso dalla propria patria come immigrato clandestino (con la scusa che era anche in possesso del passaporto statunitense): morì poi a New York nel 1945. Onore a Jimmy Galton, a quelli come lui e a Ken Loach che ce ne racconta la storia, per non dimenticare.
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