"La ragazza del dipinto" (Belle) di Amma Asante. Con Gugu Mbatha Raw, Tom Wilkinson, Sam Reid, Sarah Gadon, Miranda Richardson, Penelope Wilton, Tom Felton, James Norton e altri. GB 2013 ★★★★
Solitamente diffido dei film in costume, specie se ambientati nel '7/800, spesso occasione per prodursi in stucchevoli feuilleton su grande schermo infarciti di svenevolezze, affettazione e ruffianerie e senza alcun rispetto per la realtà storica e cura per l'ambientazione, ma non è il caso di questo bel film biografico di Emma Asante, regista inglese di origine ghanese, che racconta la vicenda vera, svoltasi sul finire del XVIII secolo, di Dido Elizabeth Belle, figlia illegittima del capitano della marina inglese Sir John Lindsay e di una donna di colore che, alla morte della madre, viene affidata dal padre allo zio Lord Mansfield, il più altro magistrato britannico, presidente della Corte Suprema. Cresce dunque nella tenuta di Hampstead come un'autentica aristocratica, insieme alla cugina Elizabeth, figlia ripudiata di un altro nipote del giudice. Tutto bene salvo il colore della pelle che, per le convenzioni dell'epoca, non le consente di occupare in società la stessa posizione della cugina che però, a differenza sua, si ritrova sfornita di dote e dunque pressoché impossibilitata a trovare un marito all'altezza del suo rango. Inoltre, le vicende amorose delle due cugine si intrecciano con un famoso caso giudiziario, decisivo per la fine della schiavitù, nelle mani di Lord Mansfield: quello della nave Zong, in cui un intero carico di schiavi africani venne affogato con la scusa della scarsità d'acqua, "Incidente" per cui venne richiesto il risarcimento alle assicurazioni per "perdita del carico", mentre venne invece dimostrato che si trattò di frode perché furono soppressi in quanto malati, e quindi "merce avariata" che aveva perso buona parte del suo valore commerciale: fu in tal senso la sentenza del giudice supremo, che avviò un radicale cambiamento delle basi giuridiche della schiavitù. Ma non si tratta di un film soltanto sulla schiavitù di stampo razzista, ma anche su quella che colpiva le donne, in balia di matrimoni per lo più non desiderati e quindi dei maschi, esemplificata dal caso delle due cugine: la mulatta con dote che però non può partecipare in quanto nera alle cene sociali della sua stessa famiglia, e la cugina bianca ma spiantata, rifiutata per questo dal suo aristocratico spasimante, a sua volta a caccia di dote in quanto cadetto. Ma anche Dido rifiuterà il nobile pretendente (fratello maggiore dell'altro) per sposare, per amore, il giovane Davinier, figlio del vicario di Hampstead, studente di legge progressista che già ebbe uno screzio con Lord Manfield che per un periodo fu suo insegnante ma con cui si riconcilia dopo la coraggiosa decisione giudiziaria. Oltre alla bravura degli interpreti, su tutti Miranda Richardson, Tom Wilkinson e la dolce Gugu Mbatha Raw nei panni di Dido, apprezzabili la cura del contesto, la sceneggiatura puntuale e l'equilibrio generale, che rende il prodotto finale ben più gradito e digeribile del temibile polpettone che che sarebbe stato in mani diverse, magari hollywoodiane.
Solitamente diffido dei film in costume, specie se ambientati nel '7/800, spesso occasione per prodursi in stucchevoli feuilleton su grande schermo infarciti di svenevolezze, affettazione e ruffianerie e senza alcun rispetto per la realtà storica e cura per l'ambientazione, ma non è il caso di questo bel film biografico di Emma Asante, regista inglese di origine ghanese, che racconta la vicenda vera, svoltasi sul finire del XVIII secolo, di Dido Elizabeth Belle, figlia illegittima del capitano della marina inglese Sir John Lindsay e di una donna di colore che, alla morte della madre, viene affidata dal padre allo zio Lord Mansfield, il più altro magistrato britannico, presidente della Corte Suprema. Cresce dunque nella tenuta di Hampstead come un'autentica aristocratica, insieme alla cugina Elizabeth, figlia ripudiata di un altro nipote del giudice. Tutto bene salvo il colore della pelle che, per le convenzioni dell'epoca, non le consente di occupare in società la stessa posizione della cugina che però, a differenza sua, si ritrova sfornita di dote e dunque pressoché impossibilitata a trovare un marito all'altezza del suo rango. Inoltre, le vicende amorose delle due cugine si intrecciano con un famoso caso giudiziario, decisivo per la fine della schiavitù, nelle mani di Lord Mansfield: quello della nave Zong, in cui un intero carico di schiavi africani venne affogato con la scusa della scarsità d'acqua, "Incidente" per cui venne richiesto il risarcimento alle assicurazioni per "perdita del carico", mentre venne invece dimostrato che si trattò di frode perché furono soppressi in quanto malati, e quindi "merce avariata" che aveva perso buona parte del suo valore commerciale: fu in tal senso la sentenza del giudice supremo, che avviò un radicale cambiamento delle basi giuridiche della schiavitù. Ma non si tratta di un film soltanto sulla schiavitù di stampo razzista, ma anche su quella che colpiva le donne, in balia di matrimoni per lo più non desiderati e quindi dei maschi, esemplificata dal caso delle due cugine: la mulatta con dote che però non può partecipare in quanto nera alle cene sociali della sua stessa famiglia, e la cugina bianca ma spiantata, rifiutata per questo dal suo aristocratico spasimante, a sua volta a caccia di dote in quanto cadetto. Ma anche Dido rifiuterà il nobile pretendente (fratello maggiore dell'altro) per sposare, per amore, il giovane Davinier, figlio del vicario di Hampstead, studente di legge progressista che già ebbe uno screzio con Lord Manfield che per un periodo fu suo insegnante ma con cui si riconcilia dopo la coraggiosa decisione giudiziaria. Oltre alla bravura degli interpreti, su tutti Miranda Richardson, Tom Wilkinson e la dolce Gugu Mbatha Raw nei panni di Dido, apprezzabili la cura del contesto, la sceneggiatura puntuale e l'equilibrio generale, che rende il prodotto finale ben più gradito e digeribile del temibile polpettone che che sarebbe stato in mani diverse, magari hollywoodiane.
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