In un quadro di pensiero standardizzato (più che unico) e di disinformazione sistematica allo scopo preciso di narcotizzare le coscienze, i media nostrani hanno due atteggiamenti di fondo: non dare una notizia quando c'è o occultarla in mezzo a una montagna di ciarpame, il che ha sostanzialmente lo stesso effetto; oppure ampliare a dismisura e ripetere all'infinito una non notizia, quando questo serve per prendere la gente per sfinimento distraendola da quelle vere o disgustandola al punto da non volere più sapere cosa dicono TG, GR e gazzette varie. E' il caso, quest'ultimo, della comunicazione politica invalsa in Italia, ossia quella fatta di "annunci" e intenzioni, a coprire una totale inconcludenza oppure dissimulare quelle rare decisioni, puntualmente impopolari, su cui si evita qualsiasi confronto o discussione: esempi di scuola i fiumi di parole sulla decadenza da parlamentare di Berlusconi, sulle previsioni puntualmente smentite di crescita del PIL e sulla fine della recessione (la luce in fondo al tunnel di montiana memoria), sull'IMU, su casi giudiziari infiniti come quello di "Amanda e Raffaele", quando è palese a tutti che uno come Letta nipote, che in teoria sarebbe capo del governo di questo Paese dei Cachi, non è in grado di determinare, autonomamente, nemmeno il colore delle mutande che indossa. Una forma intermedia, che prevede entrambe le modalità, e si risolve comunque in una informazione distorta e quindi in una mistificazione, è quella di cui è esempio la buona novella, sparata sulle prime pagine di tutti i quotidiani e in apertura nei notiziari radiotelevisivi di oggi dello "Stop alle grandi navi a Venezia" imposto dal governo. Questo il titolo, più o meno, universalmente utilizzato che dava fiato alle trombe e lubrificante alle lingue in un profluvio di "Era ora! Finalmente! Osanna: il governo ha dimostrato mano ferma andando incontro al comune sentire del 90% degli italiani" e via di questo passo per un provvedimento che è poco più di un atto dovuto, dando finalmente concreta attuazione al Decreto "anti-inchini" Clini-Passera, finora inapplicato proprio in Laguna. Pochi secondi dopo, o una riga sotto, la precisazione: il "piano per mitigare il traffico nel Canale della Giudecca" - così, ad esempio, Repubblica - entrerà in vigore il 1° gennaio 2014 e il divieto riguarderà il passaggio dei traghetti (ai cui usufruitori interessa poco o niente se transitare o meno nel Bacino di San Marco o di eventuale "inchini") e la riduzione di un 20% rispetto al 2012 del numero delle navi da crociera di stazza superiore alle 40 mila tonnellate e solo dal novembre del 2014, ossia tra un anno, di quelle con una stazza superiore alle 96 mila, lasciando il via a libera a quelle, ad esempio, con un tonnellaggio limitato a 95 mila, non precisamente delle agili giunche di bambù, che continueranno a utilizzare la Bocca di Porto del Lido per accedere in Laguna e il Canale della Giudecca per raggiungere la Marittima. Solo proseguendo nella lettura di alcuni articoli si viene poi a scoprire che verrà realizzato il Canale Contorta-Sant'Angelo, una diramazione del Canale dei Petroli (quello che utilizzeranno le navi-condominio a partire dal novembre prossimo, entrando in Laguna dalla Bocca di Malamocco), per collegarlo alla Marittima, in ossequio ai voleri dell'onnipotente Paolo Costa, presidente dell'Autorità Portuale e già sciagurato sindaco di Venezia, invece che spostare quest'ultima a Marghera, come auspicato dall'attuale primo cittadino Giorgio Orsoni, inutile prima ancora che dannoso. Soluzioni, entrambe, che non risolvono alla radice il problema vero e di cui nessuno parla, ossia l'equilibrio del delicatissimo e particolare, se non unico, ecosistema lagunare, già compromesso con lo scavo, nei primi anni Sessanta, del Canale dei Petroli di cui sopra, in omaggio all'industrializzazione selvaggia e allo sviluppo del Petrolchimico di Porto Marghera, con gli esiti che, in un Paese meno smemorato, dovrebbero essere ben noti a chiunque (contro quel progetto criminale mi ricordo che si battè tra gli altri come un leone, ma inutilmente, Indro MontanellI sulle pagine del Corriere della Sera). Figurarsi procedere a un suo "raddoppio": significa, tra l'altro, ignorare volutamente una delle più elementari leggi della fisica, quella dei vasi comunicanti, per non citare il principio di Archimede. Non meno demenziale la costruzione di una seconda Marina a Marghera: semplicemente le grandi navi, da crociera o meno, sono incompatibili con la Laguna e con la sopravvivenza di Venezia come tale, il suo cuore abitato, una città unica al mondo. Si evidenzia ancora una volta in una vicenda particolare quello che vale in generale: confondere gli effetti con le cause, senza ragionare su queste ultime e voler capire che è il sistema in quanto tale che non funziona ed è sul punto di collassare. Lo stesso vale in medicina: si diagnosticano, e quando va bene si prevengono, i sintomi e si curano le malattie, non il malato. Che nel caso in questione sono Venezia e la sua Laguna; in quello più vasto e globale un "modello di sviluppo" compulsivo e ad libitum che per definizione porta all'autodistruzione dell'umanità, e le cui crisi sono così ricorrenti e acute da dover ormai essere definite con certezza croniche e con esito esiziale, ma si preferisce sempre pensare che si tratti solo di febbri temporanee, di sintomi che si possono tamponare con l'assunzione di un farmaco (come manovrare i tassi di interesse in funzione dello spread), in sostanza rinviando il decesso pur di non affrontare il problema di fondo. Che non si potrà mai vedere se ci si ostina a guardare il dito che, in realtà, sta indicando la luna.
Oltre che con i nostri penosi "amministratori", mi sento parecchio irritata nei confronti degli idioti che viaggiano sui mostri naviganti: ma si rendono conto della responsabilità dell'essere loro complici di simili delitti?
RispondiEliminaNe vogliamo parlare, di questi?
Eppure, basterebbe avessero un niente di amore per ciò che vengono a fotografare, per cercarsi altre rotte o altre tipologie di viaggio, no?